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Red Bull Ring, 'Martinator' 1: il giorno del giudizio (per gli altri ducatisti)

La vittoria del rookie mette in discussione obiettivi e gerarchie della Nazionale Rossa che vince, ma non con le sue punte Bagnaia e Miller e perde ancora terreno da Quartararo

Red Bull Ring, 'Martinator' 1: il giorno del giudizio (per gli altri ducatisti)

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La Ducati ha mantenuto la sua quasi totale imbattibilità al Red Bull Ring - solo un appuntamento su 7 è andato alla KTM, con Oliveira, l’anno passato - ma il successo del rookie Jorge Martin nel GP di Stiria al di là delle apparenze non può aver reso completamente felici gli uomini della Ducati. Almeno nel breve termine.

Perché se è vero che Gigi Dall’Igna potrebbe aver pescato un jolly per il futuro con un pilota che è tornato in pista dopo 7 fratture e tre operazioni dopo l’incidente del Portogallo e che, per questo, ha disputato cinque Gran Premi…e mezzo, nel presente sta perdendo terreno nei confronti della Yamaha e di Fabio Quartararo.

I numeri, poi, non dicono tutta la verità: se infatti nel mondiale costruttori la Rossa ne ha soli 8 di svantaggio rispetto alla casa dei tre diapason, in quello piloti lo svantaggio dopo 10 Gran Premi è salito a 40 punti. C’è di peggio: il miglior ducatista in classifica è Johan Zarco, del team Pramac, perché Francesco Bagnaia è a -58 dalla vetta, alle spalle anche di Mir (-51), mentre Jack Miller è messo ancora peggio dopo l’ultima gara ed insegue a -72.

E’ vero: mancano ancora 7 gare e tutto può succedere, ma se El Diablo continua a mantenere questo passo - solo a Jerez, in Spagna, è stato quasi fermato dalla sindrome compartimentale mentre stava comunque andando fortissimo - i ducatisti che continuano ad andare a corrente alternata, rubandosi punti l’uno con l’altro, avranno poche speranze di raggiungerlo.

Il fatto è che potenzialmente ognuno di loro è un pilota vincente, ma mentre a Bagnaia e a Zarco manca ancora il successo con la Desmosedici, da ‘Martinator’ non possiamo aspettarci che ciò che sta già facendo, mentre Jackass sta accumulando troppo svantaggio: la consistenza non è il suo forte.

Alla fine la Ducati dispone di una squadra con quattro buoni attaccanti, ma nessuno di loro al momento ha le stigmate del predestinato. Martin, forse, è quello da cui possiamo aspettarci di più, nel futuro, ma è veramente troppo presto per dire che a Borgo Panigale dopo tanti anni è stato trovato il nuovo Stoner.

Nel frattempo, è qui c’è una ulteriore anomalia se vogliamo, il miglior pilota Ducati, al netto del fatto che non ha ancora una vittoria in Gran Premio, è Johann Zarco. Ovviamente a Bologna faranno tutto il possibile per aiutarlo a mantenere e se possibile migliorare la sua posizione, ma saranno contenti gli sponsor del team ufficiale qualora a fine anno si vedranno sopravanzati da un team satellite dopo aver investito per essere nella squadra ufficiale?

Inoltre, nostra impressione, Zarco è fra i quattro il pilota su cui a Bologna puntano di meno.

La Ducati comunque è un po’ un caso a parte con il suo team satellite: gli ingegneri di Pramac sono infatti tutti uomini di Borgo Panigale, ma credeteci: alle Case non fa mai piacere quando i team ‘B’ gli tagliano il traguardo davanti. Esattamente come l’anno passato la Yamaha non potevano non storcere il naso per le vittorie di Quartararo e Morbidelli.

Al contrario della Yamaha, che nel 2022 rivoluzionerà la squadra con la conferma di Fabio e l'arrivo di Franco Morbidelli, lasciando Petronas alla ricerca di due - dicesi due - nuovi piloti, le gerarchie in Ducati rimarranno immutate in qualunque modo andrà questo campionato. Quindi sostanzialmente potrebbe anche accadere che, in caso di ulteriore crescita, Gigi Dall'Igna il pilota di punta lo abbia nel team Pramac.

Andando però un po’ più a fondo alle cose è stata una variabile del tutto imprevista a scombinare i piani della Nazionale Rossa: la ripartenza causata dall’incidente fra Pedrosa e Savadori ha infatti costretto Bagnaia a montare una nuova gomma di quelle, cosiddette, ‘già riscaldate’, che solitamente si utilizzano al venerdì mattina. E poiché i sacri testi dicono che portare in temperatura gli pneumatici dà loro l’ultima cottura, il successivo raffreddamento ed il nuovo riscaldamento sembrerebbe comprometterne le prestazioni. Un fatto confutato largamente dalla Michelin che assicura la stabilità del rendimento, ma che potrebbe essere facilmente risolto non consentendo l’utilizzo di pneumatici già pre-riscaldati per gare e pole.
Del resto quando è più di un pilota a lamentarsi si può dire alla Poirot che ‘due coincidenze fanno un indizio’. Di cui tenere conto.

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