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Storia di un minuto: Rea e Gerloff, quando i pugni fanno bene

Il momento in cui Jonathan e Garrett si sono confrontati nel parco chiuso dopo la collisione di Gara 2 ad Aragon ci conferma che lo sport è maestro di vita

Storia di un minuto: Rea e Gerloff, quando i pugni fanno bene

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Ci sono pugni e pugni. Quelli irosi e violenti che non vorremmo mai vedere e quelli, gentili, di due pugili che si toccano i guantoni prima di un match.

Un segnale, quello, che si batteranno, per vincere, con durezza e violenza, come richiede quello sport, ma anche con rispetto, riconoscimento del valore dell’avversario, seguendo tutte le regole. Pronti ad alzargli il braccio, nel caso di sconfitta, dopo lo scontro.

Riconoscere di essere stati battuti è il primo insegnamento che ci regala lo sport, ed è il più importante di tutti, perché nella vita non si vince sempre ed è vero che si impara più da una sconfitta che da una vittoria.

Questo perché quando la sconfitta è riconoscimento del valore di chi ci ha battuto è una spinta per migliorare, per allenarsi di più, per vedere l’altro, un avversario, come un esempio da seguire.

Se ci pensate lo sport è questo: superamento dei limiti, il primo dei quali è riconoscere che non sempre si è i migliori, e che c’è sempre da imparare. In ogni giorno della vita. Da chiunque. E che essere maschi, o femmine ‘alpha’, non ha nulla a che fare con l’arroganza, al contrario.

Più si capisce questo e meglio si vive anche se, riconosciamolo, è difficile. Chiedere scusa non è sottomissione, al contrario è riportarsi alla pari con chi, ingiustamente, abbiamo danneggiato. Per questo il gesto di accettare le scuse è egualmente degno di massima considerazione come il porgerle..

Naturalmente bisogna anche rendersi conto di aver sbagliato, e questo è un po’ più difficile, specie nello sport dove l’adrenalina scorre a fiumi e spesso un errore manda in fumo mesi e mesi di preparazione. E’ duro accettarlo, riconoscerlo, gettarselo dietro le spalle e ricominciare.

Ma non inutile. Inevitabilmente accettare una sconfitta, un errore, ci rende molto più forti che cercare scuse a caso. Nel primo caso progrediamo, nel secondo semplicemente nascondiamo un nostro punto debole, facendo finta di non averlo, così non lo superiamo. Ne rimaniamo schiavi e vittime. Futuri perdenti di mille sconfitte che fingeremo di aver subito per sfortuna.

In fondo, sapete, la vita è come lo sport o meglio: lo sport è sublimazione della vita. Si parte con un traguardo, o meglio tanti traguardi, e si cerca di raggiungerli in successione. Inutile nominarli, sapete quali sono. E, inutile dirlo, non si passa di vittoria in vittoria. Le sconfitte fanno parte del percorso di apprendimento e se fin da piccoli avremmo imparato a riconoscere la (momentanea?) superiorità di un avversario, ciò farà di noi dei potenziali vincenti. O comunque, degli uomini o donne migliori.

Un buon Maestro, degli ottimi amici, sono di grande aiuto, ma è lo sport soprattutto ad insegnare il rispetto. Non dimentichiamolo. Per questo oggi ringraziamo Garrett Gerloff e Jonathan Rea per i loro pugni alzati.

 

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