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SBK, Il via ad Aragon: Kawasaki, Ducati, Honda, Yamaha, BMW, se ci siete dimostratelo!

Il mondiale delle Case di cui le stesse Case si disinteressano. C'è la TV, ma nessuna presa sui media mainstream. E non è colpa della Dorna! C'è la tecnologia, ci sono i protagonisti, ma manca la voglia di investire (e non da oggi)

SBK, Il via ad Aragon: Kawasaki, Ducati, Honda, Yamaha, BMW, se ci siete dimostratelo!

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Domenica ad Aragon inizia il mondiale Superbike con una doppietta, visto che la prossima settimanali va ad Estoril. Siamo a fine maggio e i colleghi della MotoGP si preparano per il sesto Gran Premio, al Mugello, domenica prossima. Dire che la Superbike inizia tardi è un eufemismo.

Sulla carta il calendario non è male: 13 gare, ma secondo noi l’Argentina è in forse, anche se la data è lontana, il 17 ottobre, ed anche quel round in Indonesia, piazzato lì il 14 novembre non lo vediamo fattibilissimo. Non tanto per la situazione Covid-19, che speriamo parzialmente per quella data, quanto per i costi che una trasferta così isolata comporta.

Dunque ricapitoliamo: questa domenica e la prossima Aragon ed Estoril, poi il 13 giugno si va a Misano e dopo tre settimane, il 4 luglio, a Donington. Poi il 25 luglio ad Assen e di lì, l’8 agosto, a Most in Repubblica Ceca. E a quel punto saremmo a sei gare.

Un altra pausa e il 22 agosto tutti a Navarra, in Spagna e da lì il 5 settembre nell’usuale tracciato di Magny-Cours, in Francia. A questo punto una improvvisa tripletta: il 19 settembre a Barcellona, il 26 a Jerez ed il 3 ottobre a Portimao, in Portogallo. Ci sta: tre circuiti nella penisola iberica e, se i nostri dubbi saranno confermati, ma speriamo di no, campionato concluso. Tutti a casa dopo 11 gare.

Più Case in Superbike oggi che nel mitico motomondiale anni '80 di Spencer vs Roberts

Non è un delitto, per carità. Si sono corsi mondiali bellissimi in 11 prove. Tanto per fare un esempio il mitico 1983, l’anno del duello fra Freddie Spencer e Kenny Roberts, fu corso su undici prove e i due americani conclusero la sfida separati da appena due punti dopo la sfida all’OK Corral del GP di San Marino a Imola.

Dov’è la differenza? Allora nel mondiale correvano Honda, Yamaha e Suzuki, in Superbike quest’anno si sfidano Kawasaki, Ducati, Honda, Yamaha e BMW. Quindi, meglio, situazione a favore del mondiale delle derivate di serie.

In Superbike tante storie bellissime di uomini da raccontare, ma interessa alle Case?

E non è che manchino le storie da raccontare: basterebbe quel tutti contro uno, che poi è Johnny Rea, un ‘family man’ che in sella alla sua Kawa diventa imbattibile. Contro di lui il Lucchinelli d’oltre Manica, Scott Redding, un giovane italiano, Rinaldi, il promosso Locatelli, il vecchio ex compagno di squadra, Tom Sykes, l’ex MotoGP Alvaro Bautista che alla prima stagione ha fatto sfracelli per poi evaporare nel finale. E che dire dell’eroe di lungo corso Leon Haslam, che ho visto bambino girare nel paddock col triciclo mentre suo padre, ‘Rocket Ron’ bruciata sempre tutti al via sulla sua Honda NS tre cilindri ufficiale…e senza holeshot!

Cito ancora il ducatista di lungo corso Chaz Davies, il gemello di Sam, Alex Lowes - potrebbero correre una manche a testa e non se ne accorgerebbe nessuno - il re degli ‘stoppie’, il turco di poche parole dal cognome impronunciabile, Razgatlioglu…direi che ognuno ha la sua storia da raccontare eppure…eppure nonostante  ben cinque Case presenti ho come l’impressione che di questo mondiale, a loro, alle fabbriche, freghi poco. E questo nonostante sullo schieramento di partenza ci siano le loro migliori moto. La dimostrazione dello splendore tecnologico a cui sono arrivate. Duecentodieci e più cavalli per le loro omologhe di serie. E tutto regolabile, bellissimo, ben oltre le potenzialità dello smanettone più abile.

La SBK dovrebbe seguire l'esempio dei rally dell'era d'oro

C’è la voglia da parte delle Case di far avvicinare un pubblico maggiore a questo Campionato? Secondo noi, no. Non parliamo, per favore, del fatto che tutti gli occhi sono sulla MotoGP: ai tempi del massimo splendore della F.1 la Lancia e sponsor vari portavano ai rally la stampa di tutto il mondo.

Attenzione, non parliamo per noi: noi sulla Superbike, come in MotoGP, ci siamo. Ci dispiace solo non vedere praticamente nulla sui media cosiddetti mainstream. Per questi media la Superbike non esiste. Ma non è un problema nuovo, sbaglia chi dice che la colpa è della Dorna perché di questi argomenti parlavo già ai tempi di Maurizio e Paolo Flammini.

Sembra che il mondiale delle derivate di serie non sia riuscito a creare quel circolo virtuoso che dovrebbe far dire, quando davanti al bar si posteggia la propria Supersportiva: “la ho vista domenica ad Aragon, hai visto come viaggia?”.

E questo per noi, per uno come me che dopo quarant’anni si ferma ancora e sempre - sempre - ad ammirare quelle sculture della velocità che sono le supersportive, è una cosa che non riusciamo a capire. Ma allora, e mi rivolgo ora all’unico Ceo che posso dire di conoscere e stimare personalmente da anni e anni, Claudio Domenicali, insomma queste moto non sono la vostra bandiera?

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