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La farfalla azzurra e il falco (pellegrino) rosso: Yamaha batte Ducati 1-0

La storia del GP del Qatar dimostra che la forza bruta non basta per battere l'agilità. La Yamaha ha sconfitto la Ducati sul suo terreno, a Losail. E' mancata l'esperienza, ma la sconfitta deve insegnare che i vantaggi si devono sfruttare con intelligenza

La farfalla azzurra e il falco (pellegrino) rosso: Yamaha batte Ducati 1-0

Insomma, ha vinto la Yamaha o ha perso la Ducati?
Da qualunque parte lo si rigiri il Gran Premio del Qatar, è questa la domanda che attende una risposta. Risposta che, fortunatamente, non si farà attendere a lungo, ha già una data: domenica prossima, in quello che è stato denominato Gran Premio di Doha ma che per Gigi Dall’Igna e gli uomini di Borgo Panigale sarà semplicemente Losail 2, la vendetta.

Sarà questo il filo conduttore, la voglia di riscatto, del prossimo fine settimana perché non c’è dubbio che la Ducati domenica scorsa si aspettasse di vincere.

Del resto non si piazzano due moto sul podio e quattro nei primi 10 per caso. Anche tenendo conto che Jack Miller, solo 9°, ha deluso, mentre Enea Bastianini, 10° al debutto, ha convinto.

C’è dell’altro: se è vero che la Yamaha con Vinales è salita sul gradino più alto del podio, vincendo bene un Gran Premio tattico, le altre M1 sono state appena discrete: Fabio Quartararo, gran talento, 5°, non è mai stato nel vivo della lotta, mentre la coppia Petronas, al netto del problema tecnico patito da Morbidelli, penultimo, ha deluso soprattutto per il 12° posto di Valentino Rossi ancora alle prese con un consumo delle gomme anomalo che ricorda il famoso tormentone del chattering di Max Biaggi.

La Rossa, comunque, non deve preoccuparsi solo della Yamaha, quest’anno. Di Joan Mir si parla sempre poco, ma il campione del mondo in carica ieri è risalito dal 10° posto al terzo, e poi al secondo, prima di essere bruciato e beffato dalla cavalleria Ducati. Attenti ragazzi, che questo mena! Non è spettacolare, non rilascia dichiarazioni esplosive, ma sfrutta molto bene le caratteristiche della sua Suzuki. Gli facciamo il miglior complimento possibile: ha una guida alla Eddie Lawson, sfrutta ottimamente le occasioni, anche se non è appariscente, ma se in una pista come quella di Losail fa quarto in volata, ci sembra evidente che è deciso a difendere il numero 1 che non ostenta sulla carenatura, bensì nel nome: M1R.

Perché Bagnaia ha cercato la fuga dopo aver detto il sabato che non lo avrebbe fatto? Mistero

E Vabbè, la gara ci è piaciuta fino ad un certo punto, perché fin da subito ci siamo chiesti per quale maledetto motivo Francesco Bagnaia, dopo aver dichiarato alla vigilia che non avrebbe fatto il passo per non rischiare di rimanere senza gomma, si è invece lanciato al comando, quando era chiaro che nessuno lo avrebbe lasciato scappare. A cominciare proprio dai suoi compagni di marca, Miller e Zarco. Dunque, cui prodest?

Inesperienza. E’ questo il problema che ha oggi la Ducati: nessuno dei suoi piloti è attualmente un vincente in MotoGP, visto che l’unico successo in tasca ce l’ha Jack, ma ottenuto in circostanze eccezionali ad Assen, sotto il diluvio, nell’ormai lontano 2016. E la classe regina non è solo potenza, velocità, così come la boxe non è, a meno di essere Mike Tyson, forza bruta.

La classe regina non è solo potenza, velocità, così come la boxe non è forza bruta

Ma non si diventa Iron Mike, o Casey Stoner: ci si nasce. Così sarà meglio che i pilotini in rosso si decidano ad usare la testa e inizino a sfruttare l’enorme potenziale della Desmosedici che, come dimostrato nell’ultimo giro, può vincere la maggior parte delle volate.

In questo Andrea Dovizioso ha preso una tesi di laurea, arrivando ai piedi dei gigante Marc Marquez per ben tre volte di fila. E’ stato bravissimo, perché ha sfruttato alla grande le doti del ducatone. Avrebbe potuto vincere il mondiale? Con Magic Marc in pista, no, ma quest’anno l’8 volte iridato concederà non meno di 50 punti agli avversari. Sempre che sia possibile rivederlo a Portimao.

La Ducati quest'anno deve ballare finché non c'è il gatto

E dunque? Bisogna capitalizzare i risultati. Ballare finché non c’è il gatto perché non c’è dubbio, commentando l’ottava posizione di Pol Espargarò, che se avesse corso e fosse stato in buona condizione fisica (vabbè) sarebbe stato nei primi cinque.  Quindi, diciamo, con Quartararo, Rins e…Aleix Espargaro. Un altro degli outsider che in questa prima gara di campionato ci ha sorpreso. Poi non più di tanto perché al maggiore degli Espargarò la pista di Losail piace. Ma nel contempo è soddisfacente sapere che è piaciuta anche alla sua RS-GP.

A questo punto commentare il resto del gruppo significa andare a cercare i migliori nel Bronx della classifica. Lo sfortunato Franco Morbidelli, penultimo (!) tradito probabilmente dal malfunzionamento del dispositivo che permette lo ‘squat’ della Yamaha. Jorge Martin, arrembante all’inizio del Gran Premio, tradito anche lui dall’inesperienza e Luca Marini che, come al solito, approccia ogni problema con calma.

Su Lorenzo Savadori, invece, sospendiamo il giudizio: se è stato il problema alla spalla a rallentarlo farebbe bene a decidere di sistemarlo subito. Meglio perdere due mesi che la carriera. L’ombra lunga di Dovizioso gli è già alle spalle.

 

 

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