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Ecco perché assolvere la Yamaha per le valvole è una decisione-monstre

La decisione di dividere la responsabilità della Casa da quella dei piloti contravviene proprio allo spirito della norma: non permettere vantaggi tecnici. Non sappiamo se sia più grave avere giudici incompetenti o giudici 'accomodanti'

Ecco perché assolvere la Yamaha per le valvole è una decisione-monstre

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All’inizio della stagione avevamo espresso alcuni dubbi sulla rilevanza di questo mondiale, causa l’assenza dalla prima gara del campione del mondo in carica.

Avevamo ricevuto delle critiche - alcune giuste - per la nostra presa di posizione, anche se ci appare indiscutibile che il mondiale 2020, anche e soprattutto per il momento storico in cui si è svolto, e per come si sta svolgendo, non possa essere catalogato come un motomondiale ‘normale’.

Calendario compresso, gare doppie, squadre decimate dal Covid, Gran Premi disputati con condizioni atmosferiche molto diverse dalle usuali, oltre a gomme probabilmente nate per essere ‘comprese’ dai team in un mondiale regolare, lo hanno allontanato secondo noi dalla normalità.

Poi, per carità, chi vincerà sarà campione del mondo ed il suo nome bulinato nella ‘torre’ della MotoGP, ma è indubbio che tante, probabilmente troppe, sono state le variabili di questo campionato.

Tutto opinabile, ovviamente. Fino a ieri.

Quando, infatti, per una irregolarità tecnica come la sostituzione di un componente vitale come le valvole e alla Yamaha è stato dato solo un buffetto sulle guance - la perdita dei punti nel mondiale marche, che conta quasi nulla - si è toccato veramente il fondo.

Negli sport motoristici una irregolarità tecnica comporta l'esclusione dalla competizione

Da quando esistono gli sport motoristici, infatti, qualsiasi irregolarità tecnica è stata punita con l’esclusione del pilota dalla competizione.  Persino quando, ed è successo molte volte, l’irregolarità era una pressione dei pneumatici fuori regola, senza stare ad indagare se si fosse trattato di un errore o di dolo per ottenere maggiore aderenza.
E questo perché ignorantia legis non excusat. Una espressione sintetica della massima giuridica che riguarda la presunzione di conoscenza della legge. Il suo significato è: l’ignoranza della legge non discolpa.

L'importanza della 'ratio' della legge: non serve una laurea per capirla

Non ci vuole una laurea in giurisprudenza, non diciamo essere avvocati, per capire la ratio della legge: non fosse così potremmo discolparci di qualsiasi reato asserendo di non essere a conoscenza di quel particolare divieto.

Bene, nel caso della Yamaha questo assunto è stato completamente ignorato. Peggio: è stato interpretato in maniera salomonica dividendo le colpe fra Casa e piloti. Insomma è stato tagliato a metà il bambino. Perché è evidente e del tutto comprensibile che una regola tecnica serve, appunto, ad equiparare i valori in campo per evitare che un pilota abbia un vantaggio tecnico non previsto.

Sono decisioni come questa che ci fanno andare il sangue alla testa, perché certificano in modo inequivocabile ed inoppugnabile due cose.

Una decisione come quella Yamaha significa solo una cosa: i giudici non sono indipendenti

Prima: chi ha giudicato è di una ignoranza che ci rifiutiamo anche di immaginare.
Seconda: si è trattato di una decisione politica. Il che implica una terza considerazione: i giudici non sono indipendenti.

Non sappiamo cosa sia più grave, se avere giudici incompetenti o giudici che non possiamo definire corrotti, ma comunque ‘accomodanti’. E piangiamo letteralmente perché negli anni alcuni di loro sono nostri amici.

Ebbene, questo non è il motociclismo che vorremmo, né lo sport che desideriamo. Non si tratta di essere giustizialisti, ma giusti.

Ed il fatto che ci sia stato un accordo - indubbio, crediamo di non poter essere smentiti nell’affermarlo - suggellato dalla riunione della MSMA che ha deciso che nessuno avrebbe sporto appello, rende il tutto ancora più triste.

Con che scusa, poi? Per proteggere l’esito del campionato? Lo sport? Al contrario lo sport nella sua purezza ne esce macchiato indelebilmente.

La decisione di salvaguardare lo show lascia una macchia indelebile sullo sport

Ma noi siamo idealisti e pensiamo che salvaguardare lo show - perché di questo si è trattato, altro che sport! - non sia corretto. Perché le leggi si fanno ma non si aggiustano secondo i nostri desiderata.

E potremmo a questo punto aggiungere l’interpretazione della regola del Covid-19 che, applicata alla lettera, avrebbe dovuto portare alla quarantena per Vinales, anche se con il suo tecnico aveva usato tutte le precauzioni. Perché qualsiasi distinguo apre falle nella ‘bolla’. Perché è arduo cercare di giustificare lo stop ad Arbolino che aveva semplicemente viaggiato con un positivo.

Naturalmente si potrebbe sempre obiettare summa ius, summa iniuria. E’ vero, il massimo della giustizia è il massimo dell’ingiustizia, ma ciò significa solo che la legge non deve essere applicata acriticamente.
Assolviamo FIM, Dorna e Stewart Panel per Vinales, ma chi ha deciso sulla Yamaha scenda giù dallo scranno.

Il precedente creato è un abominio. Una decisione monstre.

 

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