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Valentino Rossi fa 'il dito' agli avversari...come Stoner

Il Fenomeno per restare sé stesso, un vincente, a 40 anni, scandaglia ogni aspetto della sua guida per migliorare. E' la ragione contro l'istinto. Così anche frenare diventa un'opera d'arte

Valentino Rossi fa 'il dito' agli avversari...come Stoner

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In italiano 'cercare il pelo nell'uovo' è usato con una accezione non propriamente positiva.

L’espressione trae origine dal fatto di voler indicare, appunto, il comportamento di qualcuno alla ricerca di quello che non può esserci, visto che le uova non hanno peli.

Si finisce così ad usare questa frase per indicare una persona estremamente minuziosa e pignola, al limite della pedanteria,  ma anche puntigliosa, meticolosa e precisa.
In pratica un identikit abbastanza preciso di Valentino Rossi, il cui ordine quasi maniacale è ben noto nel paddock quanto lo era l'amore per la pulizia di John Kocinski.

Andando però al di là delle apparenze e della semplice ricerca della perfezione, che è assolutamente scontato in ogni sport, sia questo basato sul tempo o sull'esecuzione rigorosa di certi movimenti - pensate al salto in alto, o al lungo - ci ha incuriosito oggi a Motegi il fatto che Rossi per migliorare l'assetto della sua M1 in frenata si sia concentrato, oltreché ché come è ovvio su particolari tecnici, diametro della pompa come prima cosa, anche su un dettaglio di guida: l'utilizzo delle dita della mano destra sulla leva.

Da sempre, e non solo da oggi, non tutti i piloti infatti, fermo restando il pollice a stringere la manetta del gas, usano le restanti quattro dita per serrare la leva.

Nel passato, con i freni a tamburo, c'era bisogno della massima forza, ma con l'avvento dei freni a disco idraulici la pressione richiesta per ottenere la massima decelerazione è diminuita enormemente, tanto che oggi c'è chi usa tre, due od addirittura un solo dito, che addirittura non è sempre l'indice. E' noto infatti che Casey Stoner preferisse addirittura  il più lungo anulare per applicare la pressione richiesta sulle pinze.

Alla ricerca della giusta forza nell'unità di tempo

Nel caso di Valentino, però, la sua attenzione al dettaglio è andata oltre la pressione. Il pesarese, infatti, non è alla ricerca di una particolare forza da applicare alla leva, quanto della stessa nell'unità di tempo.

E' evidente infatti che più la pressione è repentina e più l'improvvisa decelerazione comporta un rapido trasferimento di carico con conseguente veloce affondamento della forcella.
Se la forza applicata è leggermente 'diluita', invece, le forze prodotte sono minori, ed il risultato dovrebbe essere un carico minore sulla sospensione.

Il problema: fermare la moto senza arrivare 'lunghi'

Certo, il problema alla fine è sempre quello di 'fermare' la moto, e se cercando il pelo nell'uovo della stabilità, si perde qualche metro in decelerazione si arriva, come si dice in gergo, 'lunghi' in una curva, con conseguente perdita di tempo.

L'obiettivo dunque è frenare la moto nello stesso numero di metri necessari ad effettuare l'approccio alla curva nel modo corretto, ma in modo meno repentino.
Ed è evidente che usando un dito, o solo due, specie se si è abituati differentemente, rallenta l'esecuzione e la forza applicata.

L'esempio è la tecnica di Fabio Quartararo

Un esercizio, appunto, al quale si sta sottoponendo il nostro nove volte iridato a cui non è sfuggita, probabilmente, la tecnica di frenata di Fabio Quartararo che arriva alla staccata con la moto meno 'inginocchiata' e dunque più stabile. Con il posteriore meno sollevato dal suolo. In definitiva: in una migliore situazione di miglior controllo.

Il fatto è che, probabilmente, 'El Diablo' non ci ha mai pensato, lo fa per istinto. Al contrario Vale ci arriva per ragionamento.
Il che però non fa di lui un pilota pedante, ma semplicemente uno sportivo che le prova tutte, che non si arrende.

Abbiamo visto centometristi e maratoneti rivedere la propria azione al rallentatore, per migliorarla, ai fini di velocità o efficienza.
Meravigliarsi per la ricerca della velocità di un pilota, è superfluo.

Certo, poi, ci sarà sempre nello sport chi farà tutto alla perfezione da subito.
Giacomo Agostini, nel passato, era conosciuto per la sua attenzione ai dettagli, ma probabilmente anche lui all'inizio della carriera si affidava principalmente all'istinto.

 

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