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Takuma Aoki e Kipchoge: uomini oltre ogni umano limite

Correndo, o nell'impossibilità anche di camminare, ci sono atleti che non accettano 'muri' e oltrepassano ogni ostacolo per raggiungere i propri obiettivi: sono loro i veri eroi

Takuma Aoki e Kipchoge: uomini oltre ogni umano limite

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Appena una settimana fa Eliud Kipchoge ha abbattuto il muro delle due ore in maratona a Vienna con l'hashtag #nohumansislimited. Non c'è limite alla volontà degli uomini.

Una ulteriore dimostrazione ce l'ha data oggi Takuma Aoki tornando in sella ad una moto dopo l'incidente del 1998 durante un test a Tochigi con la Honda che lo lasciò paralizzato dal petto in giù.

Il terzo dei fratelli Aoki, Haruchika, il più giovane, iridato nella 125 e Nobuatsu, il più anziano, Takuma era forse il più talentuoso dei tre: quinto nel mondiale della classe 500 nel 1997 sembrava destinato ad una luminosa carriera, fino all'incidente.

Abbandonate le moto Takuma si è cimentato con successo con le quattro ruote, sia in pista che nel fuoristrada, correndo anche una Parigi-Dakar, ma con l'aiuto dei fratelli ieri è potuto tornare al suo grande amore in sella ad una Honda RC213-V modificata con un cambio elettroattuato con comando sul manubrio di sinistra.

Takuma aveva già guidato nel luglio scorso, ma questa volta lo ha fatto sul palcoscenico iridato, davanti a tutti i colleghi e non ha potuto nascondere l'emozione. Emozione che ha colto anche i presenti.

Sulle orme dell'associazione italiana Di.Di., diversamente disabili, lanciata da Emiliano Malagoli assieme a Chiara Valentini, già impegnata addirittura nell'organizzazione di un campionato disabili e che già da tre stagioni gareggia nei circuiti internazionali, Takuma Aoki ha lanciato in Giappone l'associazione SSP, acronimo che sta per 'Side Stand Project', che si propone, come nel caso della Di.Di. di aiutare chi non vuole farsi fermare dalla disabilità.

Del resto la disabilità non ha fermato Alex Zanardi, ne come pilota, né come atleta, come testimoniamo i suoi numerosissimi record paralimpici.

Un attività purtroppo preclusa - era il 1993, erano passati pochi mesi dall'incidente a Misano - a Wayne Rainey, la cui frattura spinale era così alta da impedirgli di gareggiare con la carrozzina, ma non di farlo tornare alla guida di un Superkart preparato dall'amico ed ex rivale Eddie Lawson.

In ogni caso si tratta di andare oltre i limiti. Una ambizione che per gli uomini, da Ulisse in poi, è ragione stessa della loro esistenza.

Quello che ti manca chiedilo in prestito a te stesso (cit. Catone)

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