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Andrea Dovizioso, il Duca-triste: "Marquez non battibile con la GP19"

Il forlivese critica la Desmosedici e Borgo Panigale per mancanza di strategia. Intanto però il ducatista, prima guida economicamente conclamata, non fa più la differenza con i compagni di squadra

Andrea Dovizioso, il Duca-triste: "Marquez non battibile con la GP19"

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Dobbiamo iniziare a pensare al futuro. Dobbiamo iniziare a pensarci perché i nostri due migliori piloti, Valentino Rossi e Andrea Dovizioso, stanno cedendo sotto le bordate dei giovani.

E poco conta che ancor oggi Dovi sia secondo nel mondiale e Vale sesto, dopo esser stato superato proprio al Sachsenring dal compagno di squadra Maverick Vinales.

La crisi del Fenomeno, però, è comprensibile: a 40 anni non è facile battersi contro ragazzi che hanno la metà della sua età e le stigmate dei campioni.

Dobbiamo ammettere, peraltro, che Valentino sta affrontando questa annata nera senza piangersi addosso. Sarà anche vero che quando le cose non vanno bene il nostro indossa la 'faccia da marketing', ma finora scuse non ne ha sollevate. Lasciando magari questo compito ad altri.

Il caso di Andrea Dovizioso però è diverso: il forlivese, infatti, nelle ultime gare non riesce a scrollarsi di dosso piloti che fino all'anno passato nemmeno vedeva.

Non parliamo di Vinales, di una sorpresa come Quartararo che ha stupito tutti.

Parliamo di Petrucci, soprattutto e di Miller. Oggi i tre ducatisti hanno fatto tutta la gara assieme, e mai Dovi è parso avere qualcosa in più di Petrux e Jack.

Il Sachsenring, invece, dal canto suo, ci ha mostrato Marquez fare la differenza su Crutchlow e Vinales fare la differenza su Rossi, a parità di moto.

A gara conclusa, interrogato sulla situazione, Andrea Dovizioso invece di mettersi in discussione, come fa Valentino Rossi, ha preferito dire che "gli altri sono migliorati di più", e aggiunto che il problema è "la Ducati che non gira".

Sia pure, ma questo discorso sarebbe stato condivisibile se Andrea fosse finito quarto alle spalle di Crutchlow, staccato di pochi secondi e ben davanti ai suoi compagni di marca. O improvvisamente i limiti della vincente Desmosedici sono diventati così evidenti da plafonare tutti i suoi piloti?

La realtà è che se vuoi fare la prima guida, gli avversari con la tua stessa moto non devi nemmeno vederli. Al contrario dal Mugello in poi il forlivese si è sempre battuto ad armi pari con Petrucci, che è un bravo pilota, ma senza volergli togliere nulla, con una grande gavetta alle spalle, probabilmente non lotterà mai per il mondiale. Al Sachsenring Petrucci ha detto di aver fatto il massimo, e che meglio di così non si può. Anche perché lui guida come Dovizioso. Petrux è giustamente orgoglioso dei suoi risultati, si può dire che ha raggiunto il livello di Dovi, ma Andrea è al massimo delle sue possibilità? Non ne siamo convinti. Oppure se è così si è/è stato sopravvalutato quando la Ducati era nettamente superiore alla Honda.

Perché sicuramente la Ducati non è perfetta, ma da qui a dire che è peggiore di Yamaha e Suzuki ce ne passa. A confermarlo è anche la classifica: due vittorie e sette podi, contro la vittoria ed i cinque podi della Yamaha e la vittoria ed i due podi Suzuki.

Insomma, Dovi, ha fatto un gran lavoro nel 2017, con una GP17 nettamente superiore alla RC213-V di Marquez, mettendo in grande difficoltà Jorge Lorenzo. Poi l'anno successivo Porfuera, con grande ritardo, bisogna ammetterlo, si è messo ad andare e Dovi giustamente ha ingaggiato con lui grande battaglie, non gli ha lasciato un metro, con alterni risultati, incluse alcune cadute. La competizione fra i due ha creato qualche problema, ma spinto entrambi al massimo.

In quei giorni si faceva un gran parlare sulla differenza di ingaggio, e la conseguenza è che oggi come allora la prima guida della Ducati guadagna dieci volte la seconda. Ma dov'è la differenza di prestazioni?

Al Sachsenring Dovizioso ha tacciato i vertici di Borgo Panigale di non avere strategie e che bisogna metterle in atto, ci volesse anche un altro intero anno.

Dunque Andrea Dovizioso è pronto non solo a dare per perso questo mondiale, ma anche il prossimo. Non lo diciamo noi, lo ha detto lui dopo il Gran Premio.

Lui non sarà d'accordo con questa interpretazione dei fatti, e si libererà di questo fastidioso libello dicendo che dietro si nasconde il tifo per Lorenzo. Ma in questo sport, (s)fortunatamente, parla il cronometro.

 

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