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Ducati nervosa, ma in MotoGP chi si lamenta ha già perso

Marquez ha fatto innervosire gli uomini della Rossa, ma i 'Baroni' della MotoGP, manager e piloti, dovrebbero piuttosto essere preoccupati dai giovani emergenti. Il 2020 del cambio generazionale è vicinissimo

Ducati nervosa, ma in MotoGP chi si lamenta ha già perso

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Ha perso il posteriore nella seconda Biondetti, in terza, a 180 all'ora, ma non ha chiuso il gas. Il risultato è stato un sovrasterzo che lo ha mandato sul cordolo con conseguente, paurosa imbarcata domata in controsterzo. Chiunque, probabilmente, avrebbe pelato un po' il gas, anche perché si era solo nella FP3, la terza sessione delle libere, non Marc Marquez che ha continuato il giro come se niente fosse.

Non ci stupisce più, il campione del mondo. Non tanto perché ha fatto la pole in un circuito che non ama particolarmente e nel quale la sua Honda ancora qualche problemino ce l'ha.

Marquez non ci stupisce perché guida apparentemente come un pazzo ma con la lucidità che solo i fuoriclasse posseggono.

Ne ha dato dimostrazione in qualifica quando sentendosi in qualche modo accerchiato dai ducatisti ha ribaltato il tavolo mettendosi nella scia di Dovizioso.

Fosse vero o meno, o anche solo una impressione, quella di stare subendo una strategia ordita dal box Ducati nei suoi confronti poco conta. Quel che è importante è che Marc è ben deciso ad occupare sempre il centro del ring.

Il messaggio che al Mugello ha mandato chiaro e preciso alla Ducati è: non pensate di fare scherzetti contando sul numero. Tardozzi, se l'è presa, accusandolo di scorrettezza per la scia rubata a Dovi, ma molto meglio ha fatto Andrea minimizzando l'episodio. Cosa che peraltro ha fatto anche Rossi, che di questi giochetti è stato a lungo maestro. Lamentarsi di Marquez del resto equivale a soffrirlo. E soffrirlo significa perdere prima ancora che sia accaduto.

Questa è la prima considerazione che ci viene da fare dopo il sabato del Mugello. La seconda è che cominciano ad apparire nel monitor dei tempi piloti che prima non c'erano. Nel senso che correvano in categorie minori. E' vero ciò che dice Andrea Dovizioso che poi alla domenica a lottare per il podio sono sempre i soliti, per il momento, ma sarebbe un errore portare questa considerazione alle estreme conseguenze, cioè ad ignorarli.

Il primo motivo è quello, ovvio, che prima o poi riusciranno a replicare le prestazioni nel giro secco in quelle del passo gara; il secondo, forse ancora più importante, è che il 2020 si avvicina a grandi passi e presto si tornerà a parlare di contratti. E ciò che sta facendo per esempio Fabio Quartararo è destinato a solleticare l'attenzione di Case e team manager.

Non vorremmo essere costretti a ricordare che c'è in giro molti ottimi piloti, molto avanti con gli anni o appena avanti con gli anni che potrebbero ritrovarsi nella condizione di essere preferiti a giovani che magari ancora non hanno dimostrato niente di eclatante, ma, come si dice, si sono messi in mostra.

Dei nomi? Beh, i primi che ci vengono in mente sono quelli di Andrea Dovizioso, che non a caso ha detto recentemente di non voler correre ancora a lungo, o quello di Valentino Rossi. Highlander finché si vuole ma entrambi col serio problema di essere molto costosi. Poi ci sono Cal Crutchlow e Jorge Lorenzo, perché la sapete una cosa? Un pilota mediamente veloce può sempre riciclarsi perché non incide troppo sul budget. Ma difficilmente chi si è abituato bene, torna sui suoi passi.

Lo ricordavamo nei giorni scorsi: si avvicina un cambio generazionale senza precedenti che rimodellerà più di una squadra negli anni a venire. Non insistiamo molto sull'argomento riportando voci sentite nel paddock perché fischierebbero troppe orecchie, ma gli ultimi arrivati stanno dimostrando che i fenomeni non esistono e che quando si comincia a lamentarsi troppo della moto, o a cercare sempre il pelo nell'uovo, il momento di farsi da parte è vicino.

 

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