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Superbike, il futuro è nelle mani delle Case

Nuove moto per un nuovo pubblico? Forse, quel che è certo è che serve un colpo di timone. E qualcuno che lo tenga saldamente

Superbike, il futuro è nelle mani delle Case

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Corrono in quattro ma vincono sempre solamente in due: Jonathan Rea e Chaz Davies. Questa volta al Lausitzring è toccata al ducatista che ha preceduto in ambedue le manche il pilota della Kawasaki, mentre i rispettivi compagni dei due, Tom Sykes e Marco Melandri, si sono accontentati di un terzo posto ciascuno.

Ma cos'ha questa Superbike che non dispensa più emozioni e le cui gare si svolgono di fronte a tribune quasi completamente deserte?

E' facile dire che solo Kawasaki e Ducati sono impegnate ufficialmente, il che spiega, ma non giustifica il fatto che altre case, forse con meno impegno economico ma comunque fior di moto come Yamaha ed Aprilia, becchino anche loro paccate di secondi.

Una media di 1” al giro.

C'è da capire, peraltro, come una delle migliori supersportive stradali sul mercato – la BMW S1000 RR - nel caso quella del team Althea guidata da basettone Jordi Torres possa finire in Gara1 a +31 in nona posizione ed 8° in Gara2 a +17.

Tanto per fornire un ulteriore spunto di riflessione: nessuna Honda è arrivata al traguardo in Gara1: Davide Giugliano, rimpiazzo del rimpianto Nicky Hayden si è fermato, mentre Stefan Bradl non è nemmeno partito per i postumi di una caduta il giorno precedente causata da olio in pista non segnalato. In Gara2 il tedesco è finito a più di 36”. E ciò spiega perché Stefan stia tentando disperatamente di rientrare in MotoGP.

La SBK, la gloriosa Superbike che sotto la gestione di Maurizio e Paolo Flammini sognava di impensierire la classe regina del motomondiale è allo sbando. Ed il bello è che le due proposte avanzate finora sono antitetiche: una vorrebbe moto strettamente di serie, l'altra mezzi più evoluti per consentire alle case di sperimentare sul prodotto.

Gli appassionati sono perplessi ed arrabbiati e non commentano più le imprese dei loro (ex) beniamini nemmeno su facebook.

Quel che è certo è che senza l'impegno diretto o tangenziale delle Case, la Superbike è in agonia.

E' inutile farsi illusioni: è vero che il pubblico non guarda alle prestazioni assolute, ma un campionato riservato a piloti privati non interessa a nessuno. Non al pubblico, non agli sponsor e tantomeno alle case.

Per la cronaca: non era di serie non solo nemmeno la Kawasaki di Eddie Lawson nel 1981 in America, ma nemmeno quelle che correvano a Vallelunga all'inizio degli anni '70. Come, del resto, le Triumph Trident e via dicendo per non citare tutte le marche.

C'è bisogno di una brusca virata, su questo non c'è alcun dubbio. Nuove moto per un pubblico nuovo che è cambiato. Ma sono le case a dover trovare una soluzione. E non dimentichiamoci che oggi è molto più esigente che nel passato.

 

 

 

 

 

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