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Ecco perché Rossi quest'anno può vincere il 10° titolo

Maverick Vinales è il suo più grande alleato. Contro di lui Marquez è costretto a rischiare. E non ci sono altri avversari

Ecco perché Rossi quest'anno può vincere il 10° titolo

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Questo non è un pezzo politicamente corretto. Se siete fra quelli che pensano che i giornalisti esagerino sempre, o fra coloro i quali vedono il mondo in rosa, o che i titoli siano spesso fuorvianti non leggete. Passate oltre. Non è per voi.

Vi vogliamo spiegare, semplicemente, perché questo è l'anno di Valentino Rossi. La stagione giusta per vincere il benedetto 10° titolo. Adesso o mai più.

Perché ne siamo così sicuri? E' semplice: non siamo pagati per andare in giro per il mondo a mettere in italiano i comunicati stampa. Né per berci tutto il buonismo che oggi trasuda in ogni attività dell'uomo, sport compreso.

Siamo qui per parlare di ciò che lo sport è veramente. Una guerra senza armi. Sopraffazione. Vittoria di uno, sconfitta di altri. Quello che fa scorrere adrenalina nelle vene dei protagonisti.

E avvertiamo che questo è l'anno perfetto per l'animale da gara più feroce che il motociclismo abbia mai avuto. Più spietato di Phil Read, più cattivo di Mike Tyson: Valentino Rossi.

Iniziamo col dire, sfatando i luoghi comuni, che Maverick Vinales, il suo compagno di squadra, non è un suo avversario, ma il suo miglior alleato. Anche se è più veloce di lui.

Se non ci fosse Maverick alla guida della Yamaha Vale infatti sarebbe sconfitto in partenza da Marc Marquez che, oggi è, assieme al Top Gun recente acquisto della casa di Iwata il più rapido in pista.

Il vantaggio di Rossi è che Vinales e Marquez non si possono soffrire. Il Gran Premio del Texas ne è stata la dimostrazione: Marc 'doveva' vincere, ma Maverick poteva accontentarsi. Se non fosse che bruciava per infrangere il mito dell'imbattibilità del rivale in America. Il risultato è stata una caduta ed uno zero in classifica.

Sì, lo abbiamo ascoltato: ha dato, nemmeno troppo velatamente, la colpa alla gomma anteriore Michelin. Ciò che ogni pilota praticamente fa quando non capisce dove ha esagerato. La realtà è che ha sbagliato. E se Marquez non avesse così fortemente voluto ribadire la sua forza ad Austin oggi Valentino non sarebbe in testa al mondiale.

E' per questo che Vinales per lui è un alleato. E' il suo compagno di squadra che può spingere oltre il suo limite Marquez, costringendolo a sbagliare a sua volta. Non lui. Salvo il fatto che per provarci può commettere errori, come è accaduto nel Gran Premio del Texas.

Cosa deve fare dunque Rossi quest'anno per spegnere la bramosia del 10° titolo che lo perseguita? Niente, deve essere paziente. Deve saper aspettare.

Se fosse un boxeur diremmo che deve approfittare del suo miglior allungo – la consistenza – lasciando i due cani giovani a latrarsi in faccia.

Certo, come ha osservato Marquez punzecchiandolo deve anche vincere qualche gara per puntare al titolo. Non può giocare solo in contropiede. Ma accadrà. E poi, senza pensare ai complotti, che non esistono, pensate che alla Yamaha non faccia piacere avere Valentino in testa al mondiale? Un suo eventuale trionfo vale più di quello di Vinales. Su questo non ci sono dubbi.

Ve lo ripetiamo: è l'anno giusto per Valentino Rossi. Più Maverick Vinales andrà forte e più Marc Marquez si troverà costretto ad alzare l'asticella.

Del resto cosa ha detto Vale di Vinales quando gli hanno ironicamente chiesto a che pizza assomigliasse: "a quella che mi mangio sempre, funghi e salsicce". Vorrebbe mangiarselo. Sa che può riuscirci.

OK, a Valentino piace scherzare, ma leggete fra le righe, per favore.

Sento una voce: non ci sono solo Maverick e Marc in pista.

Vero, ma fatemi un nome ora che Jorge Lorenzo è impastoiato a cercare di imparare a guidare la Ducati che si può inserire nella lotta?

Dovizioso? Non scherziamo.

Andrea Iannone? Ci viene da ridere. Il Maniaco, alla guida della Suzuki, sta solo dimostrando quanto forte fosse Maverick l'anno passato. Copriva i problemi della GSX-RR. Esattamente come ha fatto Casey Stoner con la Ducati.

Questa è la verità. Non ce n'è un altra. E parlando di problemi irrisolti Il Texas ha mostrato chiaramente che anche la Rossa di Borgo Panigale non ha risolto i propri, dopo aver perso politicamente la guerra delle ali.

La Desmosedici, infatti, continua ad essere costretta a gareggiare con pneumatici morbidi, al contrario della Yamaha che utilizza i medi e della Honda che addirittura monta i duri.

Questo significa che non riesce a far lavorare bene le gomme e questo spiega tante cose.

Poi se i suoi piloti, Dovizioso in particolare, se ne esce con la battuta "non fatemi dire che è stato un disastro", secondo voi all'interno del suo box di cosa parla?

Come dicevamo all'inizio bisogna cogliere i significati nascosti nelle parole, altrimenti non si fa i cronisti, si canta nel coro.

E Valentino Rossi che non perde l'occasione di ricordare, a proposito della sua leadership iridata, che con questa si lascia alle spalle la maleodorante fine del 2015, secondo voi ha sportivamente sotterrato l'ascia di guerra, ha dimenticato?

E ha dimenticato Marquez Sepang 2015 quando, di fronte a tutti, rimbecca l'italiano che bacchettava Johan Zarco a proposito della guida aggressiva con "io sono un pilota aggressivo, tu sei un pilota aggressivo, qui siamo tutti aggressivi"? Non ci sembra.

Il motociclismo non è musica classica, come diceva qualcuno anni fa, piuttosto hard rock.

 

Questo articolo è stato pubblicato sul Corriere dello Sport del 27-4-2017

 

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