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MotoGP, GP del Qatar: l'organizzazione naufraga in due gocce d'acqua

Se ne parla da 15 giorni ma nessuna procedura è stata messa in atto. Manca una vera catena di comando

MotoGP, GP del Qatar: l'organizzazione naufraga in due gocce d'acqua

Il motociclismo in Qatar ha perso l’ennesima occasione per fare bella figura e dimostrare di possedere una vera organizzazione. E i suoi manager sono annegati in due gocce d’acqua.

Sono ore infatti che siamo tutti in pista, in attesa di sapere se e come sarà disputata l’ultima giornata di prove del Gran Premio del Qatar, ma tutto tace ed i comunicati orari con nuove procedure si susseguono senza portare novità.

La situazione ‘imprevista’ è la pioggia caduta a Losail.
Un fulmine a ciel sereno?
Tutt’altro.

Si è iniziato infatti a parlare della possibilità di pioggia in occasione del Gran Premio inaugurale della MotoGP in Qatar il 13 febbraio scorso.
Tutti abbiamo detto: esagerano. Mancano 15 giorni ma di che parliamo?

Evidentemente però le previsioni meteorologiche hanno fatto passi da gigante e Dorna e FIM avevano informazioni abbastanza precise. Del resto perché altrimenti Loris Capirossi e Franco Uncini, dopo un sopralluogo in Qatar, avrebbero dichiarato: “Abbiamo parlato con tanti piloti, fra cui Valentino Rossi, e saranno felici se potranno correre anche con pista bagnata in Qatar”.

Capirossi poi aggiungeva: “ogni decisione verrà vagliata dalla safety commission di cui fanno parte i piloti, ma l’idea è che in caso di pioggia Moto2 e Moto3 non corrano, mentre per la MotoGP si farebbero (di domenica) 30’ in più di prove per dare la possibilità ai piloti di valutare le condizioni della pista e anche decidere, se le ritenessero proibitive, di non correre".

A parte l’assurdo di non far correre Moto2 e Moto3, che non merita nemmeno un commento, tutto a posto, dunque? Tutto deciso, programmato?
Niente affatto. La pioggia, preconizzata, è arrivata ed il motomondiale ancora una volta si è fatto trovare impreparato.

Si corre, non si corre. Si prova con le rain. No, non serve a niente perché la pista è mezza asciutta. La confusione totale dove avrebbe dovuto essere stilata una procedura.
Una cosina semplice del tipo: se piove al sabato mattina (come è avvenuto), tutti in pista a provare. Sarebbe bastata una linea di comando.
Un responsabile incaricato di far muovere le truppe verso una direzione.
Se accade A si fa B.
Conquistiamo quella collina, soldati.

Troppo difficile?
Non crediamo. Bastava pensarci. Ed agire.

Dal 1977 ad oggi ne ho viste tante. Incluso Kenny Roberts litigare con gli organizzatori ad Imola e in altri circuiti per far mettere più balle di paglia nelle vie di fuga.
Sapete, agli organizzatori costavano per cui erano sempre di braccio un po’ corto. Ma Kenny era un negoziatore piuttosto duro e la spuntava sempre.
Ma la volete sapere un’altra cosa: aveva sempre Franco Uncini al suo fianco.

Forse il problema, ora, è che i negoziatori sono nell’organizzazione con la quale devono negoziare.
Chi guarda le guardie?

 

 

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