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Addio a John Surtees, eroe dei due mondi

"Rossi avrebbe potuto seguire le mie orme". Vinse 7 titoli in moto e poi in F.1 con la Ferrari. Ago: "Era il mio idolo, mi passò la sua MV"

Addio a John Surtees, eroe dei due mondi

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Ci hanno provato in molti, c’è riuscito solo lui, John Surtees, a vincere il titolo mondiale sia in moto che in F.1.

Una leggenda per ogni appassionato di motorismo che da oggi, con la sua scomparsa assume il valore del mito.

"John, 83, è stato ricoverato al St Georges Hospital di Londra nel mese di febbraio per problemi respiratori pre-esistenti e, dopo un breve periodo in terapia intensiva, è deceduto serenamente questo pomeriggio”, scrive e in una nota la famiglia. La moglie Jane, e le figlie Leonora ed Edwina, erano al suo fianco.

“John era un marito amorevole, un padre, un fratello e un amico - prosegue la nota - E’ stato anche uno dei veri grandi del motorsport e ha continuato a lavorare incessantemente fino a poco tempo con la  “Henry Surtees Foundation” e con il Circuito di Buckmore Park Kart.
Siamo profondamente addolorati per la perdita di un uomo così incredibile, gentile e amorevole, e nello stesso tempo celebriamo la sua vita straordinaria. E’ stato un vero esempio, una persona che ha sempre cercarto di raggiungere il proprio massimo e che ha continuato a combattere fino alla fine.
Vorremmo ringraziare tutto il personale del St George's Hospital e dell’East Surrey Hospital per la loro professionalità e per il loro sostegno in questo momento per noi difficile. Grazie anche a tutti coloro che hanno inviato i loro gentili messaggi nelle ultime settimane.
I dettagli delle esequie saranno annunciati a tempo debito".

Racchiudere la sua storia in poche righe è impossibile, ma basterà dire che alla fine degli anni ’60, dopo aver conquistato tre titoli nella 350 ed il titolo mondiale della 500 quattro volte, tre consecutive, nel 1956 e dal 1958 al 1960 alla guida della MV Agusta, Surtees decise di fare il gran salto.

Non gli ci volle molto per dimostrare tutto il suo incredibile talento: appena quattro anni. Nel 1964, mito nel mito, si laureò campione del mondo di F.1 guidando una Ferrari.
Successivamente corse con la Honda, la Cooper-Maserati, la BRM e la McLaren-Ford, prima di gareggiare con la vettura che portò il suo primo, prima di ritirarsi nel 1972.
Erano tempi, quelli, in cui non si correva in modo bulimico come oggi per cui i numeri non raccontano tutta la sua grandezza: 8 pole position, 6 vittorie e 24 podi in F.1, 38 vittorie e 45 podi nel motociclismo.

Ultimamente aveva rallentato le sue apparizioni in pubblico, ma era sempre attivo tanto da non perdersi un giro d’onore al Tourist Trophy e nel 2008, assieme a Jan Witteveen, l’ex numero 1 del reparto corse Aprilia, si fece coinvolgere nel progetto Maxtra.

“La velocità mi attrae ancora moltissimo - ci disse - e mi piace la Moto3 perché qui le moto sono ancora…moto. Poco spazio all’elettronica, conta ancora il pilota”.
Innamorato del suo sport Surtees si augurava che qualcuno potesse seguire le sue orme e vincesse nei due mondi. In molti ci avevano provato, Giacomo Agostini, Johnny Cecotto, ma senza raggiungere mai i livelli del Maestro.

“Quando ero bambino lo vedevo correre con la MV - ricorda Agostini - e per questo di lui ho un ricordo meraviglioso. Era il mio idolo. Nel 1965 ereditai assieme a Mike Hailwood la sua MV: la trovai pesante da pilotare per me che venivo dalla Morini ed ero abituato a guidare in carenatura. E’ stato un mito perché non è facile fare ciò che ha fatto lui, i titoli non arrivano gratis. E poi grazie a John noi motociclisti abbiamo un primato: uno di noi ha vinto in F.1, mentre il contrario non è mai avvenuto. Sono addolorato, l’avevo visto l’ultima volta a Goodwood, ma era in auto”.

Ci sarà in futuro un altro Surtees?
Alla domanda ci aveva risposto lui nel 2008, a Shangai.

“Si purché faccia come me, che ho cambiato dalle due alle quattro ruote a 25 anni. Sarei potuto rimanere altri dieci anni a vincere con le moto, ma dove sarebbe stata la sfida? Valentino non l’ha accettata, forse avrebbe potuto farcela”.

Godspeed, John.

 

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