Tu sei qui

Addio Malachi Mitchell-Thomas, ma non è giusto

La scomparsa del ventenne alla North West 200 riapre il vecchio interrogativo. Il padre: "spargerò le sue ceneri al TT"

 Addio Malachi Mitchell-Thomas, ma non è giusto

C'è stato un incidente mortale alla North West 200, la corsa su strada che si disputa in irlanda del Nord dal 1929.
Il ventenne Malachi Mitchell-Thomas è rimasto ucciso dopo una scivolata a Black Hill mentre gareggiana nella Supertwin. Era il 3° giro.
Malachi si batteva per una posizione sul podio ed al momento dello schianto si trovava in seconda posizione.

Quando andai al TT la prima volta era il 1978. La gara era stata da poco tolta dal calendario del motomondiale lasciando nell'albo d'oro il nome del suo ultimo vincitore, Tom Herron * e l'anno prima il Gran Premio di Inghilterra si era corso a Silverstone con la vittoria di Pat Hennen **.

Era stato quello il mio primo Gran Premio, vissuto in tenda e terminato con la soddisfazione di firmare il primo articolo da 'inviato' di motosprint.
Correvano ancora Giacomo Agostini e Tepi Lansivuori, Barry Sheene era al top della carriera così quando Mike Hailwood annunciò il suo ritorno alle competizioni dopo 11 anni di assenza proprio al Tourist Trophy decisi che non potevo mancare.

Non l'avevo mai visto correre da vicino, come non avevo visto gareggiare Jarno Saarinen così pensai che non me lo potevo assolutamente perdere.
L'allora direttore di MS, il grande Marcello Sabbatini, dette l'assenso è partii. Ricordo ancora l'atterraggio al piccolo aeroporto di Ballasalla dove trovai l'esperto collega John Brown ad accogliermi.
Un tipo gentile ed allegro, rotondetto, già quasi calvo ai tempi che sembrava essere appena uscito dal circolo Pickwick.
Fu grazie a John che imparai a salutare gli spiriti di Fairy Bridge e quasi mi dovetti pizzicare per capire che ero veramente lì alla sera quando, con Franco Farné, mitico capomeccanico Ducati, mi ritrovai a parlare con Mike The Bike al Casino Palace.

Mike Hailwood al TT sulla Ducati"Hailwood, the best rider and Macauley, the best writer", recitavano centinaia di cartelloni lungo la passeggiata di Douglas ed ora Mike era lì che beveva whisky la sera prima delle prove accanto all'amico giornalista Ted Macauley, la versione anglosassone del nostro Ezio Pirazzini buonanima.
Per il giovane appassionato di moto, quale io ero, fu una esperienza fantastica.

Ancora oggi ricordo Hailwood sfrecciare sull'ondulato rettilineo in discesa di Creg Ny Baa. Lo avevo inquadrato nel teleobiettivo e rimasi di pietra per un attimo quando lo vidi staccare la mano sinistra dal mezzo manubrio per salutare la folla. Fu allora che mi dimenticai di scattare e mi ritrovai in piedi, come tutti gli altri, ad applaudirlo, dietro alla trincea di sacchetti di sabbia che proteggeva i fotografi.

Mi ero perdutamente, disperatamente, innamorato dell'isola e volli tornarvi anche l'anno successivo per seguire l'epopea di quell'uomo leggendario. Fui ricompensato dalla sua vittoria nel Senior TT, alla guida di una Suzuki 500 e da un'epica battaglia con Alex George nella Unlimited Classic. Per tutti e sei i giri Mike, sempre alla guida della RG500 e Alex, in sella ad una Honda 1100, se le dettero di santa ragione separati da pochi secondi, appena due all'arrivo a favore di George.

Fu l'ultima volta che vidi una grande corsa sul Mountain. Certo, ce ne sono state altre e diversi anni fa feci ritorno sul Mountain per una celebrazione, ma la magia era svanita.
Avevo perso, nel frattempo, tanti amici piloti sui ben più sicuri circuiti del motomondiale e qualcosa mi si era spezzato dentro.
Non puoi mangiare un panino con la mortadella e dormire nella roulotte assieme a qualcuno e poi fare finta di niente vedendolo sfrecciare al filo di un guardrail. E poi, magari, la sera, riordinare le sue cose perché la pista, come Polifemo, non l'ha lasciato uscire vivo.

Si correva, allora, ancora ad Imatra, a Francorchamps, e la sicurezza era relativa, ma ero a Spa nel 1979 quando Barry capitanò la rivolta assieme a Roberts, Uncini e Ferrari.
Gente pavida? Tutt'altro.
Ma se il rischio faceva parte della loro vita, non era necessario morire per un errore.

Per questo tutti, ai tempi, si battevano per avere qualche misera decina di balle di paglia in più e per l'eliminazione dei muretti o l'aumento dei minimi spazi di fuga di quei tempi, con la stessa gagliarda determinazione con cui pretendevano, giustamente, più soldi dagli organizzatori.

Nessuno di loro pensava minimamente che si potessero eliminare del tutto i rischi, ma tutti credevano fermamente che dovesse essere fissato un limite all'arrivo della signora con la falce.
Non le si poteva lasciare campo libero. Non del tutto, perlomeno.

E questo è quanto penso tuttora.
Poi guardo ed ascolto questo video - a parlare è il papà di Malachi - e mi interrogo su cosa sia giusto fare.
Perché le sirene cantano ancora, ma Ulisse per poterle ascoltare si fece legare all'albero della sua nave e riempì le orecchie del suo equipaggio di cera.

* Tom Herron è morto alla North West 200 il 26 maggio del 1979

** Pat Hennen è stato il primo americano a vincere un GP in 500, nel '76 ad Imatra. Si è ritirato nel 1978 dopo esser sopravvisuto ad un incidente a Bishop Court, al TT.

Articoli che potrebbero interessarti