Non ci sono aggettivi per descrivere quello che Marc Marquez sta ottenendo nella sua ancor breve carriera. Forse l'unico aggettivo è fenomenale.
Cosa si può dire di un ragazzo di 25 anni che nei primi 6 anni di MotoGP ne ha portati a casa la bellezza di cinque, triturando avversari come fossero noccioline. E parliamo di Valentino Rossi, Jorge Lorenzo, Andrea Dovizioso, insomma gente che definire campioni è poco.
Il pilota spagnolo vince in tutte le condizioni ed in tutte le situazioni usando strategie diverse a seconda del momento. A Motegi ad esempio, ha lasciato che il suo principale avversario, Andrea Dovizioso, si sfogasse per quasi tutta la gara e poi dopo averlo studiato curva dopo curva lo ha infilato a qualche giro dalla fine ed ha imposto un ritmo che ha indotto Dovi, nella foga di raggiungerlo, ad un errore.
Credo che il pilota spagnolo non conosca ancora i propri limiti ed abbia margini di miglioramento, sopratutto nel modo di guidare. Lui è un pilota con due anime in una. C’è quella di Marc, che esce fuori durante le prove del fine settimana quando è alla ricerca del limite massimo ed incappa in un serie pazzesca di cadute, fortunatamente senz mai farsi male, l'altra anima quella di Marquez che interpreta la gara in un modo perfetto e che lo porta al traguardo nel peggiore dei casi sul gradino più basso del podio.
Questo limite che il pilota spagnolo non conosce ancora è il divario fra le prove e la gara e si sta assottigliando sempre più perchè le cadute sono sempre meno e le due anime incominciano a fondersi.
Quando questa specie di simbiosi avverrà probabilmente ci troveremo di fronte ad un pilota praticamente imbattibile che dominerà almeno i prossimi dieci anni della MotoGP.
Devo anche ammettere che lo spagnolo è uguale e contrario al fenomeno della vecchia generazione Valentino Rossi. I due hanno in comune sopratutto la voglia di sorridere, sempre e comunque anche nei momenti difficili. Poi ambedue si sono circondati fin dai primi passi di amici veri, creando così un cerchio magico che non distruggeranno mai.
In Yamaha, per esempio, c’è un padrone di nome Valentino, ma si sente anche il profumo dell'aria italiana. La Honda con Marquez invece profuma totalmente di spagnolo ed il suo management parla in toto questa lingua. Tutto ciò appare come un dettaglio ma il successo nasce, oltre che dal talento, dall'amicizia vera e dal gruppo capace di farti sorridere etranquillizzarti, rendendo i Gran Premi come un divertimento.
Quello che dispiace veramente è vedere Valentino Rossi con gli occhi spenti sintomo della remissività di non poter fare più di tanto, in quanto la sua amata Yamaha ha sbagliato la progettazione del motore e purtroppo il regolamento non ti permette di cambiarlo.
E’ un vero peccato perché il Dottore è allenatissimo ed ha sopratutto la voglia di battersi ai livelli più alti, ma l'impressione è che anche nella prossima stagione ci sarà ancora da tribolare mentre l'universo di Marc Marquez si colorerà di nuove tinte.