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SBK, Di padre in figlio: Davide racconta chi è Nicolò Bulega

L’INTERVISTA+FOTO DI REPERTORIO: “Nicolò è tutto il contrario di me e ha 10 volte il mio talento tranne che a pesca! Lui non si è mai sentito l’erede di Valentino, nel 2015 feci una figura di merda svenendo per lui. Quando corre, casa mia sembra la NASA, sarebbe forte anche sulla Cagiva. Vorrei una vacanza assieme”

SBK: Di padre in figlio: Davide racconta chi è Nicolò Bulega

Di padre in figlio, proprio così! Una lunga chiacchierata al telefono, durata ben 37 minuti, quella in compagnia di Davide Bulega. Suo figlio Nicolò sta recitando la parte di protagonista nel Mondiale Superbike e allora abbiamo deciso di farci raccontare chi è il numero 11 da colui che gli ha trasmesso la passione per le corse.

Schietto e diretto come sempre Davide, senza peli sulla lingua, nell’accompagnarci in questo racconto tra aneddoti e retroscena in merito all’attuale leader del Mondiale riservato alle derivate di serie.   

“Sono davvero contento per quello che sta vivendo Nicolò – ha esordito – nella sua carriera ha vissuto un momento complicato, ma ora sta dimostrando a tutti le proprie qualità ed è felice quando va in moto. Penso sia una bella storia di resilienza la sua, dove a vincere è stato l’uomo più che lo sportivo. Non è mai facile ripartire quando tocchi il fondo, perché non è scontato risalire”.

Chi è Nicolò?
“Lui è un duro, è un ragazzo con un carattere di ferro e quando vuole fare una cosa la fa e basta. Ha una determinazione incredibile e personalmente lo vedo maturo sia come uomo che come pilota in moto. Io a 25 anni non avevo la sua maturità. Rispetto a lui sono più burlone e aperto mentre Nicolò è molto severo, infatti mi cazzia quasi sempre quando scrivo sui social. Alla fine però anch’io ho diritto di dire ciò che penso senza offendere nessuno (sorride)”.

Facciamo un passo indietro Davide. Ai tempi del Motomondiale in molti l’avevano indicato come l’erede di Rossi…
“Secondo me lui ha sempre avuto il talento, perché ai tempi delle minimoto ha vinto diversi Campionati. Nicolò però non ha mai pensato di essere l’erede di Rossi e questo posso assicurarvelo con grande sincerità. Nei primi anni di Motomondiale non nego che l’avessero pompato, ma io non penso l’avessero fatto con la malizia che un giorno potesse poi pagarla”.

Prima eri tu il suo manager, poi ha scelto di cedere il testimone ad Alberto Martinelli…
“Io e Alberto ci conosciamo da 30 anni e proprio io glielo presentai a Nicolò. Il fatto è che in alcuni momenti della vita, quando raggiungi determinati livelli, il figlio non ha più bisogno del padre che lo rappresenti, ma di un’altra figura. Pertanto penso sia stata una scelta corretta affidarlo ad Alberto”.

Con lui è ripartito dalla SuperSport. 
“Quando ho saputo della SSP avevo dentro di me tanta frustrazione, perché pensavo fosse un fallimento. Mi sono detto: cavoli, nemmeno la Superbike… Invece sono felicissimo di essermi sbagliato, perché Nicolò e Alberto l’hanno vista più lunga di me. Penso abbiano fatto una scelta lungimirante, che ha portato i suoi frutti. Ovviamente noi tre siamo sempre in contatto”.

Torniamo nuovamente indietro nel tempo, questa volta agli anni 90. Chi è il Nicolò Bulega di quei tempi?
“È molto difficile dirlo, è bella tosta. Per carattere e guida direi Eddy Lawson, ovvero colui che è stato il mio maestro in Cagiva nella 500. Lui era un pilota serio e taciturno, con una guida pulita, molto diverso rispetto a Barros”.

Pensi possa essere forte anche su quella Cagiva?
“Quella era una moto bella ignorante. Ho un retroscena che vi racconto poi a parte. Nicolò ha 10 volte il mio talento ed è un grande professionista. Io invece ero il pilota degli anni 90, che si divertiva, che non ha mai fatto la dieta e andava in discoteca. Sono convinto che lui sarebbe stato forte anche su quella Cagiva”.

Tu però lo batti a pescare…
“Certo, è la mia grande passione. In passato siamo andati io, lui e Bastianini. Il fatto è che se Nicolò non tira su un pesce entro 15 secondi perde la pazienza e si stufa (sorride)”.

Quando rimetti la tuta?
“Io ho già detto basta. L’ultima volta che ho indossato la tuta è stato il 2010, a seguito di una una scommessa persa proprio con Nicolò, quando lui correva in MiniGP con Davide Capirossi in qualità di meccanico. Quella volta mi disse: “Papà, io voglio sfidarti in pista”. E allora gli risposi: “Va bene, ma solo se fai la pole”. Purtroppo fece la pole e dovetti ritrattare, dicendogli: “Hai capito male Nicolò, ho detto che avrei girato con te solo se avresti vinto la gara”. Il problema è che vinse pure la gara e alla fine Capirossi mi disse: “Le promesse fatte ai bambini vanno sempre mantenute.”  Abbiamo quindi girato ad Adria: io con la MV Agusta 1000 e lui con il 50cc”.

Se ti dicessi che nel 2027 andrà in MotoGP? Cosa mi rispondi?
“Mi piacerebbe molto, è un sogno e una speranza che coltivo. Ovviamente non dipenderà solo da lui, ma da ciò che accadrà. Però dico: perché no? Alla fine cambiano i regolamenti, le moto sono diverse, entrano le Pirelli. Vediamo…”

Cosa ti piacerebbe fare con lui?
“Mi piacerebbe una vacanza assieme: io e lui, al mare, con il caldo”.

Al suo fianco in pista c’è sempre la sua fidanzata, che lunedì festeggerà un anno in più…
“Camilla è una ragazza bravissima e bellissima, una persona straordinaria, che si prende cura di lui dentro e fuori la pista nel modo migliore. Sapere che Nicolò ha una persona del genere al suo fianco mi rende felice e sereno”.

La vince la sfida contro Toprak?
“Toprak è un grande campione, ha un talento assurdo ed è evidente a tutti. Penso però che mio figlio sia al suo stesso livello. Sono dell’idea che ci saranno piste dove lui sarà più veloce di Nico così come il contrario. È un grande avversario, che non fa sconti e non devi sbagliare”

Come vivi le gare Davide?
“Casa mia sembra la NASA. Ho il telefono con i tempi, il computer con i distacchi e ovviamente la tv accesa. Non mi perdo nulla, nemmeno il warmup. Non parlo, mi sudano le mani e quando Nicolò è in pista è come se fossi in sella con lui, infatti muovo la testa in base alle curve”

C’è una cosa che gli vorresti dire e mai gli hai detto?
“Io gli dico sempre tutto e spesso discutiamo come può accadere tra padre e figlio. Io però gli dico ciò che penso e magari capita che a volte abbiamo qualche punto di vista diverso. Lui però rimane sempre il mio Nicolò”

Davide, adesso che legge questa intervista, come minimo verrà a romperci le balle che non l’abbiamo avvisato…
“Ahahahahaahahahahah…  Non penso di essere andato male fino ad adesso (scherza)”

Qual è l’emozione più grande che ti ha regalato?
“Direi tre: il Mondiale junior nel 2015, quando tra l’altro svenni nel paddock per l’emozione, facendo una figura di merda che ancora oggi se la ricordano. C’è poi la pole di Jerez e la vittoria di Phillip Island dello scorso anno. Quella resta per sempre, la raccontai in tutti i bar della Riviera (scherza)”

Lo vedi durante queste festività?
“Certo”.

Bene, ricordagli che mi deve 1 euro! Lui già sa…
“Sarà fatto…”

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