Il Mondiale MotoE non sarà l’unico impegno di Matteo Ferrari in questo 2025. Oltre a difendere i colori del team Gresini nel campionato elettrico per il settimo anno consecutivo, il pilota romagnolo dividerà con Luca Bernardi, Akito Haga e Alberto Butti la Ducati Panigale V4 #111 schierata dal team Aviobike WRS nella classe Superstock del Mondiale Endurance. Una nuova avventura che scatta con la 24 Ore di Le Mans, in programma questo fine settimana sul Circuito Bugatti. La prima gara dell’EWC e le aspettative intorno a questo nuovo progetto sono state proprio una delle tematiche discusse da Ferrari in una lunga chiacchierata con il nostro Riccardo Guglielmetti, prima di partire per la Francia.
“Come è nata l’idea di correre nell’Endurance? A dire la verità un po’ per caso: sono andato da Nicolas Zavoli di WRS per prendere dei pezzi per la mia moto da allenamento. Abbiamo chiacchierato un po’ davanti a un caffè, parlando anche dell’EWC, e tra una cosa e l’altra e mi ha detto che sarebbe stato bello che corressi per loro - ci ha raccontato Matteo - Avendo meno impegni rispetto del solito quest’anno, ho valutato la sua proposta: saremo l’unica squadra con una Ducati a fare tutte le gare e quindi, perché no? È figo avere nel curriculum la 8 Ore di Suzuka! Ovviamente, cercheremo di farla bene e non di andare lì a fare presenza”.
Avrete una bella responsabilità essendo l’unica Ducati.
“Abbiamo una buona base, la moto è davvero competitiva ed è stata interamente preparata da Barni, ad eccezione del serbatoio. Ma nella 24 Ore di Le Mans ci vuole sempre anche un po’ di culo (ride ndr.). Sarà una bella sfida, già soltanto finire la gara. Se poi dovesse scapparci anche un podio, non sarebbe male come punto di partenza. Se non erro, sarebbe il primo della Ducati nell’Endurance da quello conquistato nel 2002 con Dario Marchetti”.
Sarà un un bel battesimo del fuoco cominciare con una 24 Ore. Una corsa verso l’ignoto.
“In realtà, nel 2017 ho fatto una sostituzione al Bol d’Or. Avevo affrontato soltanto quella gara, che era l’ultima della stagione, correndo con Louis Rossi e Alexis Masbou. Era stato proprio quest’ultimo a chiamarmi, per provare convincermi a fare quell’esperienza dopo che il loro terzo pilota si era fatto male e non poteva correre. Anche in quell’occasione avevo corso nella Superstock, ma con una Kawasaki. Non avevo finito la corsa perché purtroppo avevamo rotto il motore al mattino, però un po’ di esperienza ce l’ho. Sono passati un po’ di anni, ma ricordo che è una gara bella impegnativa, perché fai uno stint di circa un’ora, poi ti fermi per due e poi riparti. Le Castellet non è una pista facile, ma almeno hai un po’ di rettilineo dove riposarti. Immagino che a Le Mans sarà più difficile e farà anche un po’ più freddo. Io spero troveremo delle belle giornate, ma a lì può succedere di tutto”.
Come vivi questa sfida e l’idea di dover guidare di notte?
“Correre di notte è stranissimo: c’è poca luce e in curva non riesci a vedere bene davanti a te. La cosa più difficile secondo me è riprendere i riferimenti, perché le temperature calano, c’è buio e non si vede bene. Dopo un paio di stint cominci già a ad abituarti, ma il primo è veramente tosto. È una sensazione completamente diversa, una di quelle cose che bisognerebbe provare nella vita. Devo dire che io non ho fatto molti stint di notte, ma l’ho trovato molto bello, mi sono trovato bene e non ho avuto particolari problemi. Però ci sono piloti che fanno veramente fatica di notte e vanno molto più piano. Tra le cose che ricordo c’è anche il fatto che di notte faceva un freddo clamoroso, tanto che ti bastava fare la pit lane a 60 km/h per svegliarti subito! Le gomme però funzionano allo stesso modo sia di giorno che di notte: vanno bene sia con 20°C sull’asfalto che con 3. La trovo una cosa molto bella dell’Endurance e sarebbe bello ogni tanto fare qualche Gran Premio con una gomma che è meno performante, ma va sempre bene”.
Che sensazioni ti ha dato la nuova V4?
“La versione 2025 è molto simile a livello di motore. Non ho sentito particolari differenze a livello di potenza, questo perché quello di prima andava già molto bene. L’elettronica di serie, invece, ha fatto un passo avanti rispetto a quella precedente e anche i controlli, come quello di trazione e l’anti-impennata, funzionano meglio. Secondo me però quello che si sente di più è il forcellone bibraccio, perché la moto dà l’impressione di essere più un tutt’uno nei cambi di direzione e in uscita di curva. L’ho trovata molto più agile e anche più stabile in uscita di curva”.
Credi che la nuova V4 S sia già pronta per stare davanti?
“La base è buona, ma è un po’ da scoprire. Nel senso che pur nascendo con l’esperienza della V4 precedente, non sarà così semplice trovare da subito la giusta quadra a livello di set-up e di bilanciamento. È proprio per questo che Ducati ha deciso di fare quest’anno di test e di prendersi un po’ di tempo per trovare una buona base da cui partire prima di portarla nel Mondiale Superbike. Anche se secondo me la potevano di base avere già pronta da quest’anno. Questa moto ha dei pregi, ma non è detto che quando la metti in pista vada subito più veloce, perché l’altra è già a un buonissimo livello. Bisogna trovare il giusto compromesso, perché ogni pro ha sempre il suo contro. Io non ci ho ancora fatto tanti giri e poi la userò in configurazione Endurance, che rende tutto ancora più difficile perché i pesi sono completamente diversi. Abbiamo provato a modificare il serbatoio proprio per trovare la giusta distribuzione del peso e la prima gara a Le Mans ci servirà anche a questo. Credo sarà utile anche a Ducati, perché tutti i feedback che ricevono li aiuteranno ad arrivare più pronti al 2026”.
Photo Credit: madixx021