Fabio Quartararo approda in Qatar risoluto e con una strategia ben chiara in mente: uscire dal labirinto dello sviluppo per concentrarsi su se stesso e sul proprio feeling sulla moto. E' presto per dare un giudizio sull'apporto delle neoarrivate Pramac Yamaha, anche se le prestazioni di Miller sembrano aver dato segnali di ottimismo. Il nodo cruciale però resta il setup della moto, cambiarlo troppo spesso rende impossibile al francese scoprire i propri limiti alla guida della M1, e a tre gare dall'inizio della stagione Fabio è quindi deciso a cambiare approccio.
"Stiamo cercando di trovare l'aderenza che ci manca - spiega Quartararo - ma per farlo abbiamo cambiato il setup venti volte. Non troveremo la prestazione continuando a cambiare. Nelle prime gare lo abbiamo fatto ma penso che sia importante avere una base solida cui io mi possa adattare, perchè i circuiti cambiano e finisce che proviamo le stesse cose. Ora voglio concentrarmi sulla mia guida per trovare il mio limite sulla moto, perchè continuando a cambiare non lo conosciamo. In questo GP quindi non toccheremo la base dalle FP1 sino alla gara, facendo solo degli aggiustamenti ove necessario".
La sprint race ad Austin ti ha ridato fiducia.
"E' stata la prima gara in cui sono riuscito a divertirmi da inizio stagione. Sfortunatamente poi ho commesso quell'errore nel giro di ricognizione prima della gara e questo poi mi ha creato dei problemi per cui non sono riuscito a fare un'ottima prestazione. Le sensazioni in pista però sono buone, e la mia priorità per questo weekend sarà quella di tirare fuori il mio 100% dalla moto".
L'aderenza del circuito Americano ha aiutato la Yamaha.
"Quando l'aderenza è alta riusciamo ad essere più vicini, quindi miglioriamo anche in termini di accelerazione e di spinta nella sprint. Abbiamo un'ottimo feeling sull'anteriore mentre al posteriore è l'opposto. Quindi la moto è un po' sbilanciata e spinge in un modo che a me personalmente non piace ma al momento è questa la situazione. Per avere una performance come quella delle Ducati dobbiamo guadagnare quel tanto al posteriore, anche a costo di perdere qualcosa sul davanti. Sappiamo che non possiamo avere tutto ma dobbiamo trovare un equilibrio migliore sotto questo aspetto, anche se non so come potremo farlo. Questo è ciò che ci serve per essere veloci".
Dopo tre gare, si avverte già il beneficio di avere altre due moto in pista?
"E' ancora presto per avvertirlo, abbiamo svolto dei test ma nulla di grande. La motore è migliorata ma ogni volta che facciamo un passo avanti è troppo piccolo rispetto agli altri, che migliorano anche loro, quindi il divario rimane. Se guardiamo alle Honda anche in termini di stile di guida sono cambiati. Non voglio dire che il loro punto debole sia diventato un loro punto di forza, ma guidando dietro a Mir si può notare come ora guidi con molta più fiducia. Rispetto allo scorso anno sembra aver cambiato stile di guida".
RINS: serve qualcosa di diverso
Dello stesso avviso è lo spagnolo Alex Rins, che intervenuto coi giornalisti entra nel dettaglio delle difficoltà della Yamaha e del suo punto di vista nel processo di sviluppo della M1. Nonostante i molti test, l'indiziato principale tra le difficoltà resta il problema di aderenza.
"Ho perso la voce ma sono pieno di energia - rassicura lo spagnolo - correre qui in Qatar in notturna con le luci sarà speciale . Domani vedremo a che punto siamo in termini di performance, non avremo molte componenti da provare, da Austin la moto sarà la stessa. Proverò il telaio che hanno usato Miller e Fabio, quando lo provai a Sepang non mi diede delle ottime sensazioni ma sarà la versione aggiornata. Per l'esperienza che ho accumulato in questo anno e mezzo, tutto ciò che abbiamo utilizzato fino ad ora bene o male ha avuto gli stessi effetti. Devono portare qualcosa di diverso, che non abbiamo ancora provato, credo che vedremo qualcosa a Jerez".
Anche lo spagnolo punta il dito sulle difficoltà in termini di aderenza.
"Il problema è ancora l'aderenza, come lo scorso anno. Abbiamo cambiato moto ma il miglioramento è stato piccolo, c'è un grosso margine ma non abbiamo ancora trovato il "pulsante ideale" per tirarlo fuori".