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SBK, CIV, Arcangeli: “Le Ducati vanno forte, ma noi non siamo qui per scaldare la poltrona”

INTERVISTA - Alessandro cerca il riscatto nel CIV Production Bike: “Sento tanti che si lamentano, ma a me questi discorsi non interessano: questa è l’occasione che aspettavo e voglio sfruttarla lavorando a testa bassa”

SBK: CIV, Arcangeli: “Le Ducati vanno forte, ma noi non siamo qui per scaldare la poltrona”

Un anno dopo aver visto sfumare all'ultimo l’opportunità di correre nel CIV Superbike, Alessandro Arcangeli è a Misano per affrontare il suo primo weekend di gare da portacolori del GAS Racing Team nella neonata classe Production Bike. Una possibilità di rilancio che il riminese aspettava da tempo e che si è costruito reagendo con grinta e determinazione a ogni avversità. Certo di quel talento e di quel potenziale che ha mostrato nei primi anni della sua carriera e che ha cercato di mettere in luce anche nel 2024, lottando nel National Trophy con una vecchia BMW S 1000 RR, messa a punto con l’aiuto del team 322 Racing Service.

È arrivata finalmente l’occasione che aspettavo: correre nella massima categoria del CIV. Sono molto contento e l’obiettivo è di stare davanti. Abbiamo visto subito che le Ducati vanno forte, però non ci sono scuse: dobbiamo lavorare con Yamaha per andare forte come loro. Non ho potuto fare test quest’inverno, quindi questo è il mio secondo giorno su una Yamaha e con gomme Dunlop e nel primo turno ho girato in 1’38”5. In verità, non sono contento, però sappiamo che c’è del lavoro da fare. Testa bassa e si lavora!”, ci ha raccontato il primo campione del Trofeo Aprilia RS660 dopo il primo turno di prove del weekend.

La Yamaha R1 è una moto nuova per te. Come procede l’adattamento? Ti stai trovando bene?
“Sì, ma questo è uno sport in cui dici ‘mi trovo bene’ quando ti vedi lì davanti. Perché il feeling è subito buono, sennò questi tempi non arriverebbero, ma il grosso passo da compiere, quando ti manca un secondo dai primi, è vedere in quanto tempo lo recuperi. Finché prendiamo un secondo e mezzo da Stirpe, mezzo secondo lo buttiamo giù facilmente, ma poi bisogna cominciare a limare e se non siamo del tutto a posto ci vuole più tempo per farlo”

Le premesse però sembrano piuttosto positive.
“Sì, come partenza è buona e soprattutto mi trovo bene con la squadra, perché ogni volta che faccio un turno e rientro ai box hanno già capito il problema. Mi piace anche la loro filosofia, perché anche loro sono qua per vincere, non per scaldare la poltrona. In giro sento in molti che si lamentano del fatto che le Ducati vanno più forte, ma a me questi discorsi non interessano. Noi siamo qui per stare davanti, non per cercare scuse e dire: ‘Loro vanno più forte, quindi gettiamo già la spugna’. Questa è la possibilità che aspettavo e sono concentrato a fare il mio: guardare quanto prendo il primo e poi cercare di abbassare ogni volta. Lavorando a testa bassa, arriviamo”. 

Ci racconti come è nato questo sodalizio con il team GAS Racing? È sembrata un’opportunità quasi inaspettata. 
“Sì, avrei dovevo correre ancora con la mia BMW del 2015, ma poi mi ha chiamato Stefano Morri e gli ho subito detto di sì. Sono contento, devo impegnarmi al massimo e lavorare! Non so come mai abbia scelto me. È una domanda che non gli ho ancora fatto, ma quando gli regalerò una grande soddisfazione gli chiederò cosa l’ha portato a puntare su di me e se si sarebbe aspettato di vedermi arrivare lì. Finché non farò il risultato che ci aspettiamo, però, me ne sto zitto (ride ndr). Testa bassa e poche parole, perché questo è uno sport in cui dire non conta niente, contano solo i risultati ed è solo a questo che penso. Sono davvero felicissimo di aver avuto questa possibilità, è uno dei momenti più belli della mia vita, ma adesso la devo sfruttare. L’anno scorso per essere un pacchetto stock sono andato abbastanza forte, ma l’anno scorso è l’anno scorso: non si campa di rendita. Questo è il mio primo anno al CIV e sono carico!”. 

Che effetto fa essere finalmente in pista con piloti come Pirro e Delbianco?
“Loro vanno davvero tanto, tanto, forte e c’è da imparare. Io sono quasi un disturbo per loro, perché vado più piano, ma loro per me sono come dei maestri e ogni volta che mi sorpassano guardo ciò che fanno per provare a rifarlo. In quest’ottica, ogni volta che vengo superato da un pilota della Superbike che va più forte di me, per me è un vantaggio, perché mi permette di imparare. Devo essere sveglio, riuscire a capire cosa sta facendo il pilota che mi ha passato per fare quel tempo e metterlo subito in pratica. Facendo mezzo giro dietro a Spinelli nelle libere, ho subito notato due o tre cose che lui faceva e che io non riuscivo a fare e su cui lavoreremo già dal pomeriggio. Delbianco, al momento, mi è capitato di vederlo da lontano ma va quasi tre secondi più forte di me. Nel primo settore non prendo tanto in confronto a lui, circa tre decimi, ma dobbiamo mettere a posto anche gli altri”. 

L’anno scorso avevi detto che tuo padre stava cominciando a perdere la speranza e sperava che tu smettessi. Adesso ha ricominciato a crederci?
“Devo dire che l’anno scorso mi ero emozionato quando avevo messo un post per il suo compleanno con scritto che questo è uno sport che avevamo sempre fatto insieme. In realtà lui non vede l’ora che smetta, perché ha l’ansia dal genitore. L’anno scorso voleva che smettessi, ma io gli ho ‘promesso’ che prima o poi la nostra occasione sarebbe arrivata. Adesso che è successo, lui è contento e non resta che sfruttarla. Sono convinto che lavorando a testa bassa arriveremo. Lui comunque è sempre stato il primo a esserci nei momenti difficili. Se in gara va male, magari scivolo, riprendo la moto e arrivo ultimo, lui è sempre sul rettilineo che applaude. E anche quando ho vinto il Trofeo Aprilia RS660 lui era lì che applaudiva. Nel bene o nel male, lui c’è sempre. Questo è importante e fa tanto. Sono fortunato”.

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