Fra i due litiganti Marc Marquez e Pecco Bagnaia, a godere per il momento è il terzo, Alex. Il minore dei fratelli si è autodefinito ironicamente “Mister 2° posto” in virtù delle 6 medaglie d’argento portate a casa nelle altrettante gare (fra Sprint e GP) corse fino a qui. Non ha mai vinto, ma intanto c’è lui in cima alla classifica, con un punto di vantaggio su Marc, a cui non è bastato essere il più veloce nei primi tre appuntamenti stagioni per rimanere in testa alla classifica. È stato sufficiente un solo errore per vanificare (o quasi) tutti gli sforzi.
L’aritmetica della MotoGP ha le sue regole e Marc le ha sperimentate sulla sua pelle, esattamente come era successo a Bagnaia lo scorso anno. Vincere è importante (anzi, importantissimo), ma non sempre basta. Come dimostrato da Martin nel 2024, ad accontentarsi a volte si gode (e tanto).
Gli aspetti principali sono due. Il primo è il sistema di punteggio - argomento ormai noto - che premia in maniera minima la vittoria. Venticinque punti contro i 20 del secondo posto significa che una caduta può vanificare lo sforzo di avere battuto per 5 volte consecutive il proprio avversario in un ipotetico testa a testa. Su questo c’è poco da fare, quel sistema era nato per altre esigenze, quando i piloti che volevano partecipare ai GP era più di quelli che la pista poteva ospitare. Ora, con 22 piloti sullo schieramento, dare i punti ai primi 15 è anacronistico, ma la regola è quella e bisognare farci i conti (in tutti i sensi).
Il secondo aspetto, è stato l’introduzione della Sprint in tutti i Gran Premi. Il nuovo format - voluto per portare più pubblico in pista il sabato e aumentare l’offerta per le TV - ha cambiato completamente le regole del gioco. Raddoppiare il numero delle gare significa innanzitutto raddoppiare i rischi per i piloti. Nella gara del sabato, i punti in palio sono dimezzati, la differenza tra una vittoria e un 2° posto è ridotto a 3 punti. Commettere un errore costa caro, rischiare più del dovuto per vincere non paga abbastanza.
Dopo un 2023 di rodaggio, nel 2024 è risultato chiaro che la MotoGP è diventata sempre più un sport da passisti e non da sprinter. Martin è quello che l’aveva capito prima di tutti. Con le sue 11 vittorie domenicali, Bagnaia lo scorso anno è stato battuto da Jorge in classifica generale, nonostante le spagnolo si fosse imposto solo 3 volte la domenica. In compenso lo spagnolo aveva portato a casa 10 secondi posti (uno solo quello del piemontese) e 3 terzi (4 quelli di Pecco).
Logico che Bagnaia si sia fatto i suoi conti durante l’inverno passato a rimuginare sull’occasione perduta e quest’anno è passato ai fatti. Per lui il 2025 è iniziato al di sotto delle aspettative, ha stretto i denti e ingoiato piazzamenti come fossero medicine amare, sapendo che gli avrebbero fatto comodo. L’errore di Marquez ad Austin gli ha dato ragione.
Marc è stato nettamente superiore a qualsiasi altro pilota nei primi 3 Gran Premi, ma non gli è bastato per restare in testa alla classifica. Suo fratello Alex non sarà altrettanto rapido, ma intanto i numeri danno ragione al pilota del team Gresini. E anche a Pecco, che nonostante le difficoltà ha solo 11 punti da recuperare dal compagno di squadra.
Marc e Pecco sono stati gli unici due piloti a vincere nelle prime 6 gare e c’è chi sostiene che questo trend potrebbe durare a lungo. Un testa a testa per altri 19 GP e 38 gare, con al momento pochi piloti capaci di inserirsi fra di loro per togliere punti all’uno o all’altro. Quindi va benissimo battere l’avversario, ma non basta. I Mondiali, ormai, si vincono anche (o forse, soprattutto) con i piazzamenti e bisogna metterlo in conto. Bagnaia, dopo essere stato scottato, lo ha capito. Probabilmente la domenica di Austin ha aperto gli occhi anche a Marc Marquez.