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Harley Davidson Pan America 1250 ST, la maxi enduro che si converte alla strada

Cerchio anteriore da 17 pollici, assetto ribassato per sella e sospensioni, peso ridotto di 12Kg. La ricetta Harley per fare della Pan America ST una Sport Touring di tutto rispetto

Moto - Test: Harley Davidson Pan America 1250 ST, la maxi enduro che si converte alla strada

Quando uscì nel 2021 la Pan America 1250 non venne guardata di buon occhio dai puristi del marchio Harley-Davidson. Essa rappresentava il frutto di un progetto blasfemo, totalmente estraneo alla tradizione filosofica e stilistica che prese vita a partire dal 1903 con la mitologica Model 1, poco più di un’esile bicicletta sulla quale i due amici William Silvester Harley e Arthur Davidson, allora nient’altro che ventenni artigiani della meccanica, decisero di imbullonare un motore monocilindrico da 405 centimetri cubici.

Oggi, giunta dopo 4 anni dal lancio alla sua prima rivisitazione, la Pan America continua con coerenza a recitare il ruolo dell’eretica nella gamma di proposte della casa di Milwaukee. Anzi la versione ST di cui vi racconteremo in questa prova, impone al canone ‘easyrider’ un deragliamento ancora più spudorato. Decisamente improntata all’utilizzo fra dolci ondulazioni collinari e ripidi tornanti di montagna, la nuova versione dell’adventure americana non fa fatica ad essere definita come la più europea delle Harley-Davidson, distante non poco dall’immaginario dei rettilinei viaggi on the road sulle routes che incidono di grigio manto asfaltato il suolo del Nuovo Mondo.

Un’eretica radicalizzata, dicevamo. La Pan America ST, tecnicamente molto vicina alla progenitrice Special - non cambia, ad esempio, il motore Revolution Max da 1250cc e 150 cv - ha subito qualche determinante e mirato ritocco per imprimere una svolta che dal segmento della maxi enduro la collochi fra le tanto seducenti ammiraglie delle crossover stradali.

Nell’ottica di rendere una macina-asfalto la natura di una moto nata per l’off road, a Milwaukee si è deciso di lavorare su 3 aree: misura dei cerchi anteriori, ciclistica e peso.

ST, non lo abbiamo ancora detto, sta per Sport Touring, una sigla che enuncia senza troppi giri di parole la metamorfosi di questa moto. E allora via il cerchio anteriore da 19 pollici utile per lo sterrato ma poco digeribile sull’asfalto e dentro quello da 17 pollici, per stimolare l’agilità della Pan; via i paramani, via le staffe di protezione per motore e radiatore, il tutto a favore di linee sfinate ma soprattutto di una bilancia che ora si ferma ben 12kg al di sotto del modello Special; e infine, per seguire il ridimensionamento del cerchio anteriore e abbassare il baricentro a favore delle dinamicità, l’escursione di entrambe le ruote passa da 191mm a 170mm. Come conseguenza di queste variazioni, in particolar modo della ruota più piccola, variano anche le geometrie, con angolo del canotto di sterzo che si chiude e l’avancorsa che diminuisce.

A distinguere di fino la ST dal MY2021 troviamo inoltre un diverso impianto di scarico e la verniciatura total black del bicilindrico da 127 Nm, per una spazzolata dark d’eleganza e sportività alla linea, che ben si accompagna al cupolino fumè. In chiusura, piccole differenze anche per il pacchetto di aiuti elettronici: rispetto alla Special i riding mode vengono ridotti da 5 a 7. La nuova Pan America predilige i passi di montagna alle arrampicate fuori strada, e allora a che pro mantenere le mappe Off-road e Off-road personalizzabile?

La prova in strada della Pan America 1250 ST

Per il lancio stampa italiano della Pan America ST, Harley-Davidson ha pensato ad un percorso in salita di circa 65Km. Partenza: Hotel Villa Malpensa, dirimpettaio del secondo aeroporto milanese. Meta: Mottarone, montagna granitica di 1492m divisa tra le province piemontesi di Verbania e Novara.

Ma la scelta più azzeccata del marchio statunitense è stata quella di mettere a disposizione, oltre alla ST, anche dei modelli di Pan America Special, così da permettere a noi tester di saltare da una all’altra per effettuare una mini-comparativa sul campo e saggiare al meglio le caratteristiche che differenziano il carattere di ciascuna.

Se, come chi vi parla, non spiccate in altezza e dopo aver guidato una Pan America Special, salite in sella ad una Pan America ST, proverete sollievo nel ritornare con i piedi per terra. Letteralmente. La Sport Touring ha una seduta più bassa della sorella - 825mm - e questo trasmette ai piloti-fantini un senso di sicurezza superiore ed immediato, specie nelle manovre da fermo, dove sarà inevitabilmente più semplice spostare i 246Kg della moto. Restando ancora in posa statica, l’iconico serbatoio a goccia (leggermente squadrata sulla Pan) sembrerà che vi tenga un po' troppo lontani dal manubrio, ma si tratta di una sorta di bias cognitivo, dato che una volta alla guida comfort e libertà di movimento non mancano. Curate e gradevoli sotto i polpastrelli le leve di freno e frizione, entrambe regolabili. La posizione delle pedane permette di tenere in tensione i nostri quadricipiti ma forse, se madre natura ci avesse omaggiati di qualche cm in più, negli spostamenti più lunghi avremmo potuto accusare l’angolo abbastanza accentuato cui sottopone la distanza tra pedane e sella. D’altro lato, questa leggera compressione garantisce una buona impostazione quando si sceglie di guidare con più energia.

Girando il quadro e mettendoci in marcia i benefici dell’assetto ribassato diventano ancora più tangibili. La ST, con una dozzina di chili in meno addosso, rivela sin dai primi timidi zig-zag una propensione ad assecondare con agilità i vostri movimenti che la Special, più legnosa e pesantona, non garantiva. Di certo, il merito di questo salto in avanti in termini di maneggevolezza è da attribuire anche al nuovo cerchio anteriore da 17’’. La dinamica di guida della nuova Pan America cambia sensibilmente e in meglio rispetto alla versione con la ruota da 19 “, nella discesa in piega, così come nei cambi di direzione più ravvicinati, abbiamo ora tra le gambe una moto svelta e reattiva. E se nel misto stretto abbiamo molto apprezzato la leggerezza della ST, la sua lesta ma mai nervosa risposta ai nostri movimenti, nei curvoni veloci da quarta e quanta piene il suo avantreno non ha ceduto né precisione né stabilità. Insomma, grazie ai ritocchi svolti dagli ingegneri Harley sull’assetto della Pan America ST, questa moto non sembra essere stata adattata al cerchio da 17, sembra esserci nata.

Passando al cuore della ST, il Revolution Max raffreddato a liquido, come vi abbiamo detto, non è una novità. Tuttavia, i progressi del reparto ciclistico permettono di sfruttare a pieno il potenziale di un motore tanto pastoso e morbido ai medio-bassi regimi quanto divertente ed esuberante nella zona alta del contagiri, dove i 150cv vi spingono verso la prossima curva con virilità non indifferente, ma sempre governabile. Ottima sensazione, infine, viaggiare su un bilcilindrico praticamente privo di vibrazioni.

Si, va bene, tutto molto bello. Ma, vi chiederete, questa moto qualche difettuccio lo avrà o stiamo leggendo l’ennesima recensione catechizzata dalle case costruttrici?

Al netto di un prodotto sinceramente ben riuscito, dalla nostra prova due piccoli nei sono emersi. In primis il quick shifter Screaming Eagle (ora di serie) ci è sembrato appena appena incostante, nel senso che la fluidità degli innesti è particolarmente sensibile al regime di rotazione. In alto tutto si incastra senza attriti, ai medi e bassi abbiamo invece riscontrato qualche ruvidità di troppo nel salire di marcia. Passando al reparto ciclistico, avremmo gradito un’idraulica più trattenuta della Showa da 47 mm (meccanica e regolabile). La Pan America ST vi invoglia verso ritmi maleducati, ma iniziando a mordere con più decisione sul freno anteriore, l’escursione della forcella ci è sembrata eccessivamente rapida. Stessa cosa in rilascio. Probabilmente la situazione potrebbe migliorare lavorando di click sulle vitine di compressione ed estensione.

Conclusione e prezzo

Con la versione ST della Pan America Harley-Davidson si proponeva l’obiettivo di trasformare in una divertente e sportiveggiante turistica stradale la sua prima maxi-enduro della storia. In questi termini l’obiettivo è stato pienamente centrato, perché gli interventi di alleggerimento apportati sulla stessa base tecnica della versione Special hanno trasformato il carattere della ST portandola esattamente lì dove ci si voleva piazzare, ovvero offrendo al mercato una moto che pur conservando l’inconfondibile impronta stilistica Harley, ora è anche capace di filare agilmente tra le curve dei territori europei, senza perdere quella vocazione turistica che viene sostenuta da un’ottima protezione al vento, nonostante il nuovo ridimensionato plexi.
La Pan America 1250 ST è disponibile in tre colorazioni, rossa, grigia e nera, con un prezzo di listino, in Italia, a partire da 20.500 euro. 

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