Quinto alla bandiera a scacchi del GP di Austin Jack Miller ha tirato un sospiro di sollievo. Pur mantenendo un approccio pragmatico e lontano dalle euforie per il piazzamento in sé, l'australiano ha evidenziato come il chiudere in top 5 sia stata la dimostrazione di quanto il lavoro costante possa lentamente cambiare le cose, sebbene la strada verso il completo recupero e il ritorno in pianta stabile tra i primi sia ancora lunga.
“La moto è andata bene e ho fatto una discreta partenza sebbene sia stata un po’ caotica con tutte le chiazze di bagnato che non vi vedevano. Il ritmo è stato complessivamente buono, specialmente verso fine gara. Ho cercato di gestire abbastanza la soft in modo da conversarla per le ultime battute. Nel complesso sono contento. E’ stato bello tornare tra i primi cinque e cavarmela in condizioni tanto insidiose. E’ stata una corsa solida senza particolari sbavature, per cui mi sono divertito”, ha analizzato.
Sulla sua cacciata dalla KTM che lo ha costretto a riparare alla Yamaha del team Prima Pramac, il 30enne ha cercato di adottare un atteggiamento filosofico nonostante faccia ancora male: “A volte va così. Personalmente sapevo di aver ancora qualcosa da dare. Adesso devo solo sfruttare a pieno l’opportunità che mi è stata data. In questa occasione penso di aver ripagato la squadra. Dobbiamo godere delle piccole vittorie e proseguire così in crescendo. Il Qatar è un tracciato diverso, ma dovrebbe essere più adatto a noi rispetto all’Argentina e a livello di grip dovrebbe consentirci di usare la moto in maniera più consueta”.
Parlando invece della strategia che ha fatto ritardare la partenza, ha svelato pure un imprevisto che avrebbe potuto costargli caro: “Non appena ho visto Marquez rientrare l’ho seguito. Capisco che abbiamo rovinato la corsa di chi aveva montato le slick, ma abbiamo seguito quello che permette il regolamento. Tra l’altro c’è stato un problema di comunicazione con il box perché quando sono rientrato anche l’altra moto aveva le gomme da bagnato. Per fortuna è stata data la bandiera rossa, così abbiamo avuto il tempo di cambiarle, rilassarci e ripartire”.
Al di là di tutto un risultato del genere non può che fare bene al morale. “I test in più ci consentono di provare nuove soluzioni, ma Roma non è stata costruita in un giorno e dobbiamo perseverare. Ci saranno giorni positivi, altri meno, comunque piano piano torneremo in alto a battagliare. Ducati ci ha impiegato dieci anni per riprendersi. A volte si è fortunati, altre meno."