Gregorio Lavilla dal 2019 è il Direttore Esecutivo del mondiale Superbike, praticamente l'Ezpeleta del mondiale delle derivate di serie, ma soprattutto un ex pilota di valore. Gregorio ha infatti corso in MotoGP a tempo pieno in 250 e part-time in 500, nel campionato mondiale Superbike e nel campionato britannico Superbike, conquistando la corona britannica nel 2005. Nel 2008 ha corso nel WSB per il team Ventaxia Honda, concludendo il campionato al 12° posto. Nel 2009 ha partecipato a quattro gare della serie WSB con il team Guandalini Racing Ducati.
La sua vittoria nel Campionato Britannico Superbike 2005 è stata una grande sorpresa, soprattutto perché non aveva mai corso nel campionato a tempo pieno prima di allora, eottenne la moto solo pochi giorni prima dell'inizio della stagione, inizialmente per sostituire l'infortunato James Haydon nel team Airwaves Ducati. La sua partenza fu così decisa che la squadra decise di tenerlo con sé. Ben presto si impose davanti al compagno di squadra Leon Haslam, diventando il principale rivale delle Honda,
Lo abbiamo incontrato a Milano, al Garage Italia, dove la Superbike ha organizzatore una serata 'bleisure' per addetti ai lavori. Googlate il significato di questo neologismo.
La prima domanda riguarda il calendario, perché ci vogliono oggettivamente più gare fuori dall'Europa. Come vi state muovendo?
"Si, è chiaro che è così. Noi avevamo in programma di fare due gare extra EU, avevamo accordi e contratti con Argentina e Indonesia. Poi ci sono stati dei fattori fuori dal nostro controllo che ci hanno impedito di finalizzare il programma. Dobbiamo riprendere questo argomento e farlo con positività, anche se le cose stanno cambiando e con il tempo sembra che diventi sempre tutto più difficile. I costi aumentano, ma questo non significa che non dobbiamo provarci. Ci sono dei discorsi in piedi, e sarei felice di poter dare io per primo alcune notizie. Ma preferisco aspettare che ci sia un fondamento concreto, altrimenti venderei del fumo, si dice così no?"
Nel 2027 cambierà la MotoGP. In che direzione andrà invece la SBK?
"Secondo me la SBK diventerà sempre più complessa. In MotoGP cambieranno le regole, si ridurranno certe differenza, ma su alcuni aspetti la tecnologia farà ancora la differenza lì. E' anche chiaro che in SBK dobbiamo portare in pista quello che vende il Costruttore sul mercato, ma questo ad esempio è un argomento su cui non abbiamo alcun controllo. C'è poi anche un aspetto che riguarda la sicurezza, perché a volte è difficile per le piste stare dietro all'avanzamento delle prestazioni. Poi dobbiamo anche pensare che nessuno vuole essere la causa di un rallentamento delle moto. Il fornitore di sospensioni, di freni, di gomme. Nessuno vuole essere indicato come la causa per una SBK più lenta".
Si, ma tutti i Costruttori presentano moto sempre più performanti.
"Si, per questo abbiamo intrapreso all'inizio la strada della regolamentazione dei giri motore, serviva bilanciare un po' le cose. Noi vogliamo che vinca il miglior pilota sulla miglior moto, ma non possiamo consentire a chiunque di spingere il limite troppo in alto. Anche per le questioni di sicurezza. Ogni anno chiediamo ad alcune piste di spostare le vie di fuga, le tribune. Andando avanti così dovremo regalare un binocolo ad ogni appassionato all'ingresso della pista ed a quel punto nessuno vorrà venire in pista a vedere le gare, tanto sono trasmesse benissimo in TV. Ma non è questo che vogliamo, perché vogliamo che gli appassionati vengano in pista a godersi questa esperienza".
Ma le moto che si vendono oggi sono diverse. Viene in mente la SBK degli USA, quella con Lawson, Rainey, Spencer. Oggi si vendono moto come la Ducati Multistrada. Cosa ne pensi?
"Mi metti in una brutta posizione, perché non è che questa sia una decisione di Gregorio Lavilla! Saranno le Case a decidere. Ma è quello che vuole vedere il pubblico? Io penso che la SBK debba essere la massima espressione di tecnologia possibile ed è quello che pensano anche i Costruttori. Oggi ad esempio l'interesse di molti Costruttori si sta spostando verso la SuperSport. Oggi abbiamo questo regolamento che ammette un range di moto e funziona bene. Ma non so dirti oggi in che direzione vorranno andare le Case in futuro, già pensare al 2027 è difficile in questa categoria".
Spesso i piloti passano dalla MotoGP alla SBK, ma non dovrebbe essere il contrario?
"Se guardi agli ultimi anni, ci sono stati piloti come Huertas e Gonzales che sono passati dal nostro paddock a quello del motomondiale. Un passaggio normale perché in Spagna c'è una cultura legata alla MotoGP, alla Moto2 ed alla Moto3. Se penso ad esempio all'Inghilterra, la situazione è diversa. Ti ricordi quando nei campionati nazionali c'erano le Case che avevano tanti piloti e che di fatto popolavano le griglie? Io non mi preoccuperei della direzione in cui vanno i piloti, alla fine siamo in un libero mercato ed ognuno offre quello che può alle sue migliori condizioni possibili. Per me la cosa importante è che un pilota riesca a trasformare la sua passione in un modo per poter vivere".
A fine giugno arriverà la decisione su Liberty Media e Dorna. Tu temi che possano voler staccare la SBK dal resto del gruppo?
"No, a me hanno sempre parlato di vendita del gruppo intero. Se domandi a me, a titolo personale, cosa ne penso, io credo che avrebbe poco senso acquisire un asset come la SBK per poi non mantenerlo. Almeno le informazioni che ho io mi fanno pensare questo, ma non ho la sfera di cristallo. Non so cosa capiterà, magari la compreranno e poi penseranno che vogliono una filosofia diversa per questo campionato, non so. Sai, a volte non cambiano una squadra di 11 uomini ma cambiano l'allenatore in pochi minuti. Quindi non so neanche dove sarò io!"