Non poteva che essere il suo grande amico Jorge Martin il primo ospite del nuovo podcast di Aleix Espargaró. Ospite nel salotto dell’ex pilota spagnolo e collaudatore Honda, il Campione del Mondo in carica si è raccontato in una chiacchierata a cuore aperto tra passato e presente. Partita proprio dal difficile momento vissuto da Martin in questo inizio di stagione: il doppio infortunio vissuto nel precampionato, che lo terrà lontano dalla sua Arprilia anche in Texas, dopo averlo già costretto a saltare i primi due Round della stagione.
“Poco tempo fa ero al top e ora sono nel punto più basso per un atleta, che è essere infortunato. Sono stato due settimane senza poter pedalare, sollevare pesi, o fare qualcosa che potesse riavvicinarmi a guidare la moto. Ovviamente sto facendo molta riabilitazione, ma è stato difficile, perché io sono un tipo irrequieto, quasi iperattivo, e mi è mancato lo sport nella mia vita quotidiana. Ma alla fine non ho altra scelta che continuare a guardare avanti. Non vedo l’ora di andare in bici, salire su una moto e fare qualunque cosa che serva a bruciare un po’ di calorie - ha raccontato con un sorriso Martin - L'obiettivo era rientrare ad Austin ma è impossibile, quindi ora abbiamo spostato al Qatar”.
Jorge non è il tipo da gettare la spugna e lo ha ampiamente dimostrato nel corso della sua carriera, superando diversi momenti difficili. Soprattutto agli esordi della sua carriera.
“L’altro ieri ero nella sauna, guardavo la mia casa e mi sono detto: ‘Jorge, sei venuto dal nulla e guarda dove sei’. Mi sono ricordato che quando sono arrivato ad Andorra scaricavo Netflix da casa di Valera (il suo manager, ndr) che aveva il Wi-Fi, perché io non lo avevo. Non è passato molto tempo, era sette anni fa. Ora ho una casa, delle auto e un garage. Penso sia incredibile ed è stata una delle poche volte in cui mi sono fermato a pensare a quanto sono arrivato lontano” ha raccontato il madrileno, soffermandosi anche a riflettere su ciò rappresenta per lui il successo.
“Non ho mai pensato a cosa sia il successo in sé, ma credo sia dare tutto ciò che si ha - ha osservato - Penso che il successo non sia legato solo alla vittoria, ma al dare il 100% e andare il più lontano possibile. Non tutti possono vincere dei Mondiali e delle gare, ma possono essere persone di successo o sentirsi tali. Forse il successo può essere rappresentato da quelle persone che persistono anche se le cose vanno male, che in generale non gettano la spugna nella vita. Quelle sono le persone che alla fine hanno successo”.
Tra i retroscena raccontati dal due volte iridato c'è anche il suo primo ricordo legato al mondo del motociclismo: “La prima volta che ho visto Valentino Rossi è stato nel 2006 a Valencia. Scattammo una foto insieme, Valentino mi toccò la testa e ricordo che passai una settimana senza volermi lavare i capelli, perché Valentino era il mio idolo all’epoca. Mi facevo la doccia mettendo le mani sopra la testa, perché la carezza di Valentino non se ne andasse. Avevo 8 anni e poi sono arrivato a correre con lui in MotoGP nel 2021, nel suo ultimo anno. È stato molto speciale per me. Inoltre, al termine della gara a Valencia, sono stato tra i primi a stringergli la mano dopo il ritiro. Ho avuto un rapporto speciale con Valentino. Probabilmente per lui ero uno dei tanti, ma per me è stato speciale”.
Cosa ha provato dopo essersi laureato Campione a Barcellona? “Una serie di immagini della mia vita mi sono passate davanti in quegli ultimi metri, poi sul traguardo sono scoppiato a piangere. Il mese successivo è stato incredibile, con tutto il boom mediatico che ne è conseguito. Non potevo girare per Madrid, mi sono tolto un peso. Ora però è già nel passato, vedo la coppa e penso a ciò che verrà dopo, è pazzesco. È chiaro che bisogna godersi il momento, ma io spero che sia l’inizio”.
Vincere il titolo 2024 è stato un momento speciale per lo spagnolo, che ha coronato il sogno suo e quello di tutta la sua famiglia.
“Mio padre era un motociclista e, non ci ho mai pensato, ma andava alle gare con la sua bandiera per tifare Crivillé e poi suo figlio è diventato Campione del Mondo di MotoGP. Credo che il sogno di mio padre non fosse che io diventassi un Campione del Mondo o un pilota, ma mi ha dato l’opportunità di guidare una moto e mi ha incoraggiato. Credo sia incredibile e che sia molto orgoglioso di me. Per un motociclista dev’essere incredibile che il figlio sia campione - ha affermato - Il mio sogno? Era diventare Campione del Mondo, ora ho un po’ di vuoto in quel senso”.
Arrivare così in alto ha però richiesto diversi sacrifici al pilota Aprilia.
“Una tappa che mi sarebbe piaciuto vivere è quella dell’università. Mi sarebbe piaciuto studiare fisioterapia o comunque qualcosa legato al corpo umano. In quel periodo, le persone della mia età andavano a studiare all’estero, quindi ho passato due o tre anni di grande solitudine, in cui vedevo i miei amici all’università che facevano festa e così via. Ma adesso, facendo un bilancio, posso dire che è andata molto meglio a me” ha affermato Martin, che non ha alcun rimpianto per quella che è stata sin qui la sua carriera.
“Non mi pento di nulla perché tutto mi ha portato dove sono oggi - ha sottolineato - Ripensando per esempio alla mia caduta in Germania, quando mi sono rotto per la prima volta la caviglia, è chiaro che mi piacerebbe non averla avuta, ma è una di quelle lezioni che mi hanno portato a essere Campione del Mondo. Non mi pento di niente, perché l’importante è imparare qualcosa da ogni caduta, errore, o momento difficile”.
Un aspetto particolarmente importante per lo spagnolo è stato riuscire a imparare a gestire la pressione.
“La pressione la gestisco molto meglio oggi che prima. Prima non riuscivo a gestirla. Fino al 2023 mi arrabbiavo tantissimo con me stesso e con tutte le persone che avevo intorno e così non riuscivamo a lavorare bene. Tutto è cambiato radicalmente nel 2024, quando ho cominciato a lavorarci di più, e questo mi ha aiutato a diventare Campione del Mondo - ha raccontato - Io credo ci siano tre modi di vedere la pressione: può piacerti, puoi accettarla, oppure respingerla. Sono passato dal sentirmi nervoso all’accettarla. Devo ancora fare quel passo per farmela piacere, perché credo che per farlo serva un livello molto alto di fiducia in se stessi. Non credo ancora di averlo, ma è il mio obiettivo. Io sono una persona piena di dubbi, lo sono sempre stata. Ricordo i tempi della Moto3 quando alla partenza mi prendeva l’ansia. Sono una macchina che produce dubbi, quindi devo continuare a lavorare sulla mia fiducia. Come in questo momento, infortunato, senza aver provato l'Aprilia e a mondiale già iniziato. Posso solo gestire ciò su cui ho il controllo, e domani sarà un altro giorno”.
Le buone prestazioni ottenute da Ogura in questo inizio di stagione sono di buon auspicio per Martin.“È chiaro, ma non sapere come e se riuscirò ad adattarmi alla moto mi genera molta ansia e stress - ha commentato - Non vedo l’ora di recuperare per poter provare la moto e lavorare col team, con cui mi trovo già molto bene”.
Parlando di come è arrivato in Aprilia, Jorge ha ricordato: “Al Mugello Enea mi aveva sorpassato all’ultima curva e mi rodeva, una questione di orgoglio di pilota. Arrivato al parco chiuso ho trovato una brutta atmosfera e ho deciso che non volevo essere lì, ma in quel momento pensavo ancora che stessimo per chiudere con Ducati. Poi è venuto da me Albert (Valera ndr.) e mi ha semplicemente detto 'andiamo', saremmo potuti andare ovunque ma lì è stato immediato ed ho pensato: 'ok andiamo a cercare un'altra opzione'. Sono andato da Rivola pensando ‘convincimi, convincimi’, credo che sia stata una scelta dettata dal cuore. Sono orgoglioso di essere dove sono, nella vita tutto accade per una ragione. Portare una marca che non ha mai vinto il Mondiale, a lottare e provare a vincerlo è il mio obiettivo numero uno”.