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MotoGP, Cecchinello: "Come diceva Soichiro, non esistono le corse senza la Honda"

"Nelle difficoltà, HRC reagisce. Siamo migliorati, ma voglio aspettare l'Europa per avere una conferma. Albesiano ha migliorato comunicazione e condivisione. Mi aspettavo che Marquez avrebbe fatto la differenza sulla Ducati, ma non un dominio così netto su Bagnaia"

MotoGP: Cecchinello:

Il settimo posto in Thailandia e poi il 6° in Argentina sono i migliori risultati di Zarco da quando corre sulla Honda. Il gigante giapponese sta rialzando la testa e il pilota del team LCR è il migliore interprete della RC213V. Per Lucio Cecchinello, patron della squadra, sottoporsi alle interviste sta diventando più piacevole che in passato. “Molto! - sorride - Ma stiamo calmi perché Termas è una pista in cui Honda è sempre andata tendenzialmente bene”. Da manager navigato, sa che cantare vittoria troppo presto può essere un errore.

Iniziare così, però, fa la differenza. Te lo aspettavi?
Mi aspettavo un leggero miglioramento, quello sì perché è stato il trend che abbiamo avuto nella seconda parte dello scorso anno. HRC aveva lavorato molto nel 2024 e i primi veri frutti si erano iniziati a raccoglie e a vedere dopo i test di Misano. Avevamo fatto sicuramente un piccolo passo in avanti a inizio anno e poi un altro a settembre. Durante l’inverno hanno continuato a lavorare e nei test di Sepang abbiamo potuto apprezzare che tutto quello che avevano portato aveva dato dei piccoli miglioramenti. Quindi mi aspettavo di fare un altro passo in avanti, ma non così marcato, non da partire in prima fila alla seconda gara”.

Non è stato scontato nemmeno vedere tre Honda nei primi 10 in Argentina.
È la conferma che la Honda ha intrapreso un processo di ricostruzione e di miglioramento rispetto a quello che era stati negli ultima anni, in cui avevamo faticato”.

Il problema rimane la Ducati, è strano dire che Zarco è stato il ‘migliore degli altri’ con il 6° posto.
Mi piace sottolineare che la Honda aveva lavorato anche negli anni passati. La mia chiave di lettura è che nel periodo della pandemia le Case giapponesi sono state costrette a isolarsi e hanno perso un po’ la percezione del livello di progressione degli avversari. Quando sono tornate, hanno migliorato le proprie moto, ma Ducati si era già portata avanti e continuava a farlo, quindi noi eravamo sempre alla rincorsa. Abbiamo faticato quattro anni per portare quel secondo e mezzo che ci mancava a mezzo secondo. Le Case giapponesi, intendo anche Yamaha, hanno fatto degli sforzi ciclopici per riuscire a colmare questo gap. Le moto miglioravano, ma gli altri continuavano ad andare avanti”.

In quel periodo, c’era stato anche chi sosteneva che Honda volesse ritirarsi. Tu hai mai avuto dei dubbi sul loro impegno?
Assolutamente no. Perché, a mio avviso, questo riguarda il rispetto che la dirigenza Honda ha nei confronti del fondatore dell’azienda. Soichiro Honda, nell’ultima parte della sua vita, aveva dichiarato che non esistono le gare senza Honda. Quindi Honda deve continuare a fare le corse e mi ha sempre lasciato perplesso la possibilità che si concentrassero solo sulla Formula1 abbandonando le moto. Non ci ho mai creduto perché stiamo parlando di un’azienda che sfiora i 20 milioni di moto vendute all’anno. La filosofia della Honda non è mai stata quella di abbandonare perché non riesce a venire fuori dalle difficoltà, ma quella di reagire.

Hai detto che l’anno scorso ogni tanto Zarco era logicamente arrabbiato, il suo umore è migliorato?
Johann era arrabbiato anche dopo il 6° posto in Argentina dopo essere stato passato da Di Giannantonio a poche curve dal traguardo (sorride). Lo ha superato alla 11 perché Johann in quel curvone lamentava parecchio chattering, è un problema che dobbiamo cercare di risolvere. Era arrabbiato nonostante avesse fatto una bellissima gara, perché era rimasto in scia a Bagnaia per tutto il tempo. Essere stato fregato da Di Giannantonio all’ultimo giro gli ha roso”.

Però ora si lavora con un altro spirito?
È ancora presto per dirlo. Prima di tornare al box con il sorriso stampato in faccia, bisogna aspettare di arrivare in Europa. Sicuramente siamo migliorati, avere avuto tre piloti nei primi 10 è un chiaro segnale, ma la conferma deve ancora arrivare. Abbiamo corso solo due Gran Premi, il primo con un caldo torrido e il secondo su una pista in cui siamo andati sempre abbastanza bene, perché è veloce e senza grosse frenate”.

La prossima è Austin, dove Rins nel 2023 vinse con il tuo team. È stato anche l’ultimo successo per Honda.
Ho un bellissimo ricordo, ma anche la consapevolezza che la differenza la fece Alex piuttosto che la moto. Su quella pista Rins è sempre stato veloce, ha una maniera di interpretare alcune curve che gli permettevano di guadagnare molto nella zona delle esse veloci. Zarco potrà fare la differenza a Jerez o Le Mans, ma ad Austin non ci aspettiamo niente di trascendentale, anzi sappiamo che potremmo avere qualche problema nelle frenate più impegnative”.

Romano Albesiano è arrivato in Honda da meno di tre mesi, cosa c’è di suo in questi progressi?
Non conosco i dettagli del suo lavoro, ma ho visto che Romano ha migliorato il livello di comunicazione tra i due team e tra i piloti. La prima cosa che ha fatto - e che a noi è piaciuta molto - è stata consentire l’accesso totale e immediato a tutti i dati, oltre alla condivisione di ogni informazione e dei futuri sviluppi. Sta creando una migliore programmazione del lavoro e una maggiore comunicazione interna. È ovvio che con la sua esperienza sta dando indicazioni alle HRC su quali siano la priorità”.

Cosa pensi della proposta di Rivola di consentire di fare un test su una MotoGP per i piloti che arrivino da un lungo infortunio? Tu ci eri passato nel 2023, con Rins.
Ha assolutamente senso e mi trova d’accordo. È evidente che se c’è stato un episodio sfortunato, è un peccato infierire ulteriormente sul pilota. La proposta merita attenzione, ma è anche vero che le regole non devono essere cambiate mese per mese per l’esigenza di qualcuno. II concetto è corretto, ma sarebbe forse più opportuno parlarne per il 2026. So che questa posizione non farà piacere a Massimo, ma io sto parlando della filosofia in generale. Il rischio è creare un precedente, andando a cambiare le regole ogni volta che ci sia l’interesse specifico di un costruttore, sia la Honda, la Yamaha, la Ducati, la KTM. Massimo ha ragione, era un’eventualità che ci era sfuggita, facciamo una nuova regola, però per il 2026”.

Chiudiamo con Marc Marquez: il suo inizio è stata una sorpresa per te?
Sapevamo tutti che Marquez ha una marcia in più, che salito su una moto competitivo come sulla Ducati avrebbe fatto la differenza. È ovvio che nessuno forse si aspettava un dominio così netto e immediato nei confronti di Bagnaia. Addirittura Alex si è messo fra loto due, mentre ci aspettavamo una lotta più serrata fra Marc e Pecco. Vedendo come gioca con suo fratello, sia in Thailandia che in Argentina, capisci che ha del margine. Questo tipo di gare in solitaria fra i due fratelli Marquez forse al pubblico italiano piacciono un po’ meno, a quello spagnolo sicuramente di più (ride). Ogni volta che vedo Juliá gli dico sempre: sei il papà più felice del mondo!” conclude con una risata.

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