È stato uno dei personaggi più iconici della F1 anni ’90, di quelli che non passano inosservati per genio e sregolatezza. All’età di 76 anni, a causa di un tumore alla vescica, è scomparso Edmund Patrick Jordan, noto a tutti come Eddie. Irlandese fino al midollo e con una grande passione per le bevande alcoliche come spesso accade da quelle parti, aveva cominciato a muovere i passi nel motorsport nel 1971, un po’ come tutti, nei kart, laureandosi subito campione nazionale, prima di passare nel 1974 alla Formula Ford e nel 1976 alla Formula 3, dove però si ruppe una gamba e fu costretto a dare un lungo forfait. Rientrato l’anno successivo in Formula Atlantic, si affermò nella stessa serie nel 1978 e in seguito fece qualche apparizione nella Formula 3 britannica e in Formula 2.
La carriera di pilota però, stava stretta all’istrionico dublinese, e così, e complici le diverse ore passate a svolgere il ruolo di impiegato presso la sede di Mullingar della Bank of Ireland, decise di buttarsi nel mondo degli affari, applicati ovviamente alle quattro ruote. Il 1979 è il grande momento, quello della fondazione della Eddie Jordan Racing impegnata nelle categorie minori di carattere locale. Martin Brundle e Johnny Herbert furono tra i primi ingaggiati, ma la vera svolta arrivò con la vittoria, nel 1989, del campionato europeo di Formula 3000 con un certo Jean Alesi.
Siamo al 1991, una data fatidica, per il manager. Grazie alle sue doti gestionali riuscì nell’approdo in Formula 1 fondando la Jordan Grand Prix. La monoposto, chiamata Jordan 191, venne affidata all’italiano Andrea de Cesaris e a Bertand Gachot. I risultati furono di tutto rispetto considerato che si trattava di una squadra agli esordi, ma poi accadde l’impensabile. Il corridore lussemburghese venne arrestato per una rissa con un tassista in centro a Londra e dovette farsi undici mesi di carcere. All’improvviso senza un pilota, si mise alla ricerca di un sostituto che trovò nella figura di Michael Schumacher, un giovane tedesco di belle speranze legato a Mercedes con cui correva nel campionato sportprototipi e che con lui rimase per il solo GP del Belgio, poiché Flavio Briatore, incuriosito da questo promettente 22enne, decise di ingaggiarlo subito alla Benetton.
Da allora una vita passata a centro classifica, con miglior piazzamento, manco farlo apposta, proprio a Spa nel 1998 con Damon Hill primo e il fratello di Schumi Ralf, secondo. Il 1999 fu il Mondiale dell'apice, con due successi in tasca, un terzo posto tra i costruttori ed Heinz-Harald Frentzen terzo nella generale piloti.
Tra guai finanziari e prestazioni insoddisfacenti, l’esperienza di Jordan da patron di un team della top class dell’automobilismo dovette concludersi nel 2004 con la cessione dello stesso al Midland Group il quale, però, decise di disputare l'annata 2005 conservando la vecchia denominazione.
Imprenditore nato, avviò attività e partnership un po’ ovunque e nei campi più disparati, oltre a seguire i GP nel ruolo di commentatore esperto per le TV inglesi. Di recente si era espresso sul passaggio di Lewis Hamilton alla Ferrari, definendo dapprima iconica la foto della presentazione a Fiorano che ritrae l’asso di Stevenage con un elegante cappotto scuro, e quindi appoggiando la mossa del Cavallino pur ritenendo che in avvio di stagione Leclerc sarebbe stato avvantaggiato dalla lunga militanza nella scuderia. Dopo appena una gara che, effettivamente ha visto il monegasco più in forma del nuovo compagno, lui se n’è andato. E chissà se adesso seguirà tutta la vicenda da un’altra dimensione.