Che Pedro Acosta non accettasse di buon grado di finire dietro lo aveva già dimostrato nell’anno del debutto in MotoGP quando da subito ha tirato fuori gli artigli provando di non avere alcun timore reverenziale nei confronti dei più esperti e titolati, dunque stupisce poco sentirlo in parte deluso dopo due weekend complicati, l’ultimo dei quali in Argentina, concluso in ottava piazza grazie alla squalifica di Ogura.
“Dobbiamo capire perché la gomma anteriore tende a surriscaldarsi. Quando Mir mi ha superato ho cercato da staccarmi dal gruppo per permetterle di raffreddarsi. Quando è tornata alla giusta temperatura ho ripassato Joan, ho infilato Ogura e mi sono avvicinato a Di Giannantonio. Successivamente, un problema non tecnico mi è costato un po’, ma almeno ho finito la corsa. Nel complesso sono comunque contento perché da sabato a domenica la moto è cresciuta”, ha commentato a DAZN.
“Abbiamo fatto una corsa con alti e bassi, ma decente, specialmente se paragonata alla Sprint, tuttavia nel confronto con gli altri ho notato che ad esempio Diggia, sul finale aveva un gran passo. Noi invece dobbiamo comprendere perché manchiamo della trazione necessaria e il motivo per cui il comportamento della RC16 cambia tanto da un giorno all’altro o da una condizione all’altra”, il monito al team circa i compiti da fare nel breve periodo.
A dare fastidio al pilota KTM anche la sindrome compartimentale. “E’ un problema che avevo già avuto nel mio primo GP nella top class. Evidentemente devo cambiare qualcosa, ma non mi sono mai operato, né ho in previsione di farlo”, ha messo le cose in chiaro.
Il prossimo appuntamento in pista sarà il Texas. “Nel 2024 la moto si era comportata molto bene ad Austin. Il tracciato ha grip perché è stato riasfaltato, per cui mi aspetto condizioni più simili ai circuiti europei, piuttosto che a quelli appena incontrati. Cercherò di affrontare il fine settimana con tranquillità e una buona mentalità per migliorare in maniera graduale e capire le cose”, ha confidato.
Infine, un nuovo sprone alla squadra nella speranza di un ritorno a breve in zona podio. “A nessuno di noi piloti del marchio piace questa situazione e non voglio parlare di me, ma Binder ha vinto in Moto3 e battagliato per due volte per conquistare in titolo di Moto2; Vinales è arrivato primo nella classe più piccola ed è stato in lizza per il campionato di MotoGP, mentre Bastianini oltre ad essersi affermato nella categoria di mezzo, ha ottenuto molti successi di gara. E’ chiaro che così non ci va bene e neppure alla dirigenza. Mi auguro non duri a lungo. Dobbiamo rimboccarci le maniche”, ha concluso determinato.