Dopo tante difficoltà la Honda ha finalmente mandato in archivio un fine settimana di gara con il sorriso. Al di là di un Zarco davvero in palla sul tracciato di Termas de Rio Hondo, pure le RC 213 V ufficiali hanno dato dimostrazione di poter battagliare all’interno della top 10. Non per nulla Joan Mir ha chiuso nono e Luca Marini decimo.
“Sapevo di dover gestire le gomme e proteggermi in staccata, ed infatti dietro a Binder e Bagnaia l’ho potuto fare senza difficoltà, ma in rettilineo mi passavano e quando provavo a difendermi la moto cominciava a sobbalzare – ha spiegato l’ex Suzuki - Dopo dieci giri l’anteriore ha cominciato a surriscaldarsi e tutto è diventato più complicato, tanto che continuavo ad andare largo in ogni punto di frenata. Ho perso forse quattro secondi e per riprendermi ho iniziato a guidare in maniera accorta tornando sotto al gruppetto. Ero probabilmente più veloce di loro, dunque è frustrante non aver ottenuto di più”.
Soffermandosi sui difetti della sua moto l’iberico ha proseguito nella disamina. “Siamo consapevoli di non avere il motore per difenderci, ma qui ho vissuto il peggior scenario essendo attorniato dalle moto più competitive del lotto. Se fossi stato capace di superare Zarco o di stare appena alle sue spalle, la mia corsa sarebbe stata un’altra. Nel complesso è stata dura, ma promettente per il futuro, in più sono riuscito ad amministrare abbastanza bene le gomme. Ciò che mi soddisfa è che se a Buriram dovevo arrivare al traguardo per guadagnare punti e raccogliere informazione, qui abbiamo provato che possiamo fare bene anche in condizioni complesse”.
Quindi, sulla prestazione del francese del team LCR ha detto: “Nei primi due giorni è stato più incisivo di noi, ma nel GP abbiamo fatto un passo avanti e anche se il suo ritmo era sostenuto sono stato capace di stare con lui. Mi sarebbe piaciuto lottare per la top 6, ma i problemi di cui ho parlato me lo hanno impedito. Probabilmente su circuiti con rettilinei meno lunghi ce la potremo fare”.
Altrettanto contento della narrazione del weekend argentino per la Casa dell’Ala Dorata l’italiano ha invece commentato: “Il passo sul finale è stato ottimo anche grazie alla combinazione gomme scelta, specialmente la media al posteriore, pure sul fronte assetto abbiamo fatto progressi rispetto a sabato. Peccato perché in partenza Miller è scivolato e ha dovuto chiudere il gas facendomi perdere molte posizioni. A quel punto ho dovuto compiere dei sorpassi e pur essendomi ritrovato quattro secondi dietro al mio compagno di squadra, sono stato in grado di recuperare. Il problema è che così facendo ho consumato gli pneumatici e quando ho raggiunto gli altri ormai erano finiti e allora ho potuto solo sopravvivere”.
“Purtroppo soffriamo ancora di vibrazioni anche a causa della mancanza di grip al posteriore che peggiora ulteriormente non appena la gomma cala. Dobbiamo trovare una soluzione in quanto come nel 2024 perdiamo due/tre decimi al giro per niente”, la sua riflessione.
“Un altro aspetto su cui dobbiamo rafforzarci sono le qualifiche. In quel frangente Yamaha è più competitiva di noi. A mio avviso con una partenza in posizione più avanzata qui avremmo potuto affermarci quale terzo miglior costruttore dopo Ducati e l’Aprilia di Bezzecchi. Nel complesso però sono contento. Abbiamo fatto un gran lavoro”, ha quindi aggiunto.
Ora lo sguardo è già al Texas. “Dobbiamo tenere a mente le modifiche effettuate e, visto che io, Joan e Zarco abbiamo optato per setting differenti, valutare da quale base partire, poiché è la chiave per passare subito al Q2. Allo stesso modo scattare davanti consente di fare tutta un’altra gara. Come migliorare in qualifica? Io sto già dando tutto, cercando altresì di sfruttare le scie giuste e rischiando. Credo che qualche aggiustamento per far rendere di più la copertura posteriore potrebbe essere utile e su questo abbiamo delle idee”.