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PROVA Yamaha R9: il mondo sta cambiando

VIDEO - Finalmente è arrivata una delle sportive più attese degli ultimi anni, con il CP3 che debutta su una sportiva pura. Adesso la vera ammiraglia di Iwata è questa, una moto facile e completa. Costa 13,499 euro

PROVA Yamaha R9: il mondo sta cambiando
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Un invito per provare la Yamaha R9 tra i cordoli di Jerez. Ecco come è iniziata una mia giornata di qualche settimana fa, regalandomi un sorriso che contava decisamente troppi denti fino a sera. Perché? Semplice, perché letteralmente non vedevo l’ora di poter provare questa R9, una moto attesissima. In realtà la aspettavo dal primo giorno in cui ho provato il CP3 di Yamaha, perché avevo riconosciuto in quel motore un grandissimo asso da giocarsi magari nel mondo delle sportive pure, soprattutto per offrire una esperienza diversa rispetto ai 4 in linea a cui eravamo ormai assuefatti.

Quindi valigia pronta, tutta tirata e lucido e via verso Jerez. Poi la doccia fredda, letteralmente. Al mio arrivo in aeroporto trovo una pioggia fortissima che non lascia molto ben sperare. Ma penso ‘dai, anche con le rain a Jerez ci divertiremo’. Ma anche questo pensiero ottimista viene fagocitato da una pioggia incessante che inizia a fare anche un pochino preoccupare chi mi sta accompagnando in albergo che ad un certo punto mi gela definitivamente: “Amico, la strada per arrivare in albergo è chiusa, c’è stata una inondazione a Jerez” . Mi porge il telefono e vedo scene quasi apocalittiche che mi ricordano purtroppo quelle viste solo pochi mesi fa a Valencia.

Ma la forza di volontà può superare qualsiasi ostacolo e i ragazzi di Yamaha lo sanno bene. Quando finalmente raggiungo l’albergo mi dicono che in un modo o nell’altro, riusciranno a farci provare questa moto. Onestamente ci credo poco, le strade sono disastrate e soprattutto, Jerez è in pessime condizioni. Impossibile girare qui. Ma i ragazzi di Yamaha ci credono e continuano a dire: la proverai, ci riusciremo. E sapete cosa? Ci sono riusciti.

Se volete scoprire tutti i dettagli tecnici della nuova sportiva di Iwata cliccate QUI. Se invece siete curiosi di sapere come hanno fatto i ragazzi di Yamaha a salvare questo test e soprattutto come è andata, proseguite!

Prova Yamaha R9 - In pista a Siviglia, un miracolo

No, il miracolo non è riferito alle prestazioni della R9, che va benissimo ma non merita magari di scomodare poteri ultraterreni, come nessun’altra moto, sia inteso. Il miracolo però c’è stato davvero perché in quella che doveva essere la giornata dedicata al test su strada, i ragazzi di Yamaha ci chiedono di farci trovare fuori dall’albergo alle 7 con tuta e borsone per andare a girare. Ok, ma dove? A Siviglia! Esatto, proprio la stessa pista su cui ho provato la Ducati Panigale V2 poche settimane fa. Sono riusciti a prenotarla per due giorni per farci svolgere il test, sperando che Giove Pluvio ci dia tregua, magari volendo premiare il loro sommo impegno.

Avanti veloce ed eccoci a Siviglia, il cielo è plumbeo ma non piove. Poi l’asfalto ha un grip esagerato, quindi ci dicono che si può girare con le gomme di serie, delle Bridgestone Battlax Racing Street RS11. Le slick sarebbero un azzardo, e da un lato è anche meglio così. La R9 non è una SBK replica, è un oggetto leggermente diverso. Questo lo capisci quasi subito, basta salire in sella ed è esattamente quello che faccio nella pitlane di Siviglia.

I manubri sono leggermente più aperti della R6, ma ancora non siamo vicini all’approccio delle europee di pari segmento. Il manubrione quasi da supernaked della Panigale V2, oppure l’ampia presa della Aprilia RS660, non sono replicati sulla R9, che conserva un approccio leggermente old style da questo punto di vista. Anche le dimensioni generali sono abbastanza importanti, questa R9 non sembra affatto una media, quanto piuttosto una maxi. Molto più vicina alla R1 per impatto che alla R6. C’è tantissimo spazio in sella dal punto di vista longitudinale e il serbatoio è abbastanza largo.

Questi sono gli aspetti che sembrano legati con il passato, ma quando passi ad uno sguardo molto più attento cambia tutto. IL ponte di comando è un tripudio di modernità, con il TFT da 5 pollici che recita l’ovvio ruolo da protagonista, mentre i blocchetti elettrici sono farciti di tasti e joystick, il che suggerisce quanto tu possa smanettare nei vari menu del display di cui sopra. E quando inizi a farlo, semplicemente non la smetti. C’è un livello di raffinatezza dal punto di vista dell’elettronica che sembra quasi provenire dal futuro, con la possibilità di personalizzare tutto nei modi più disparati.

Tra gli ingegneri giapponesi presenti alla presentazione, c’è un elettronico di cui (mea culpa) non riesco a ricordare il nome. Prima di arrivare a lavorare sulla R9, aveva lavorato sulla M1 in MotoGP e mi garantisce che alcuni software di gestione sono identici, mutuati di sana pianta. Voglio credergli, ma sono restio. Poi mi mostra cosa è possibile fare con l’acquisizione dati della R9 ed ecco che sul suo tablet spuntano grafici e tabelle in cui sono riportati tutti i dati di ogni singolo metro di Siviglia. Sono appena rientrato dal mio primo turno e lui mi fa vedere una telemetria dei miei giri che ti immagini di poter vedere solo nei box di qualche mondiale. Impressionante ma anche facile. Non serve un ingegnere, nonostante la mole di dati presenti, tutta l’esperienza è abbastanza user-friendly. I più nerd tra i motociclisti avranno pane per i propri denti dopo una giornata in pista.

Prova Yamaha R9 - Come va in pista?

Ma sorvolando sui dati del mio primo turno in pista (pista bagnata, gomme stradali, visiera appannata, F24 da pagare, Bitcoin che crolla) quello che mi resta davvero piantato nel cervello sono le sensazioni che questa R9 ha saputo trasmettermi. Ve lo dico subito: è un mondo completamente diverso rispetto a qualsiasi altra R mai prodotta. Ovvio, ha il 3 cilindri CP3, potrà mai somigliare alla R6 o alla R1? Infatti non c’entra nulla come io sarei fuori luogo da Jean Louis David. La R9 rappresenta il modo nuovo di intendere l’ammiraglia sportiva per Yamaha.

Si tratta di una deriva che abbiamo già visto su tanti altri modelli, perché è innegabile che il mondo stia cambiando. Le SBK replica da 200 cv sono sempre di più degli animali da pista, ancora godibilissime su strada grazie ad elettroniche super evolute, ma anche anacronistiche. Questa R9 offre divertimento e prestazioni ma lo fa a modo suo, un modo più morbido ed anche accondiscendente. Non si deve fraintendere, perché la definisco morbida per la sua erogazione e non per il suo comportamento in pista, che è invece ineccepibile. La R9 non è una lama affilatissima che punta la corda con veemenza ma che magari vi farà venire qualche capello grigio sul veloce. Lei sceglie la strada della neutralità, delle continuità. Innesca un vero ballo tra i cordoli e dopo aver fatto la tara al tiro (e perdonatemi) del motore ed aver smesso di sbattere contro il limitatore, inizierete una danza perfetta.

Sulla R9 niente è forzato e tutto avviene nel modo più naturale possibile, con un cambio che rasenta la perfezione in up ed in down, una elettronica che è presente ma non invadente ed una ciclistica che disegna una esperienza di guida tra i cordoli tutta diversa. Questa moto è camaleontica e ce lo conferma Stefano Manzi, che è con noi in pista e che a Phillip Island ha un attimo vinto la prima manche del mondiale SSP ed è arrivato secondo in Gara2, mica fuffa. Lui la definisce così: “La R9 ha due anime, da una parte c’è una bella sportiva adatta a tutti. Dall’altra c’è una vera moto da gara, quello che ci serviva per fare un passo in avanti dopo tanti anni con la R6. La R6 resta una moto validissima, ma qui abbiamo un margine enorme, siamo solo al 75% del suo potenziale”.

Immaginate cosa potrà fare Stefano quando arriverà al 100% del potenziale della R9. Ma questa è un’altra storia. Vi stavo parlando di una danza ed è quella che mi sono goduto tra i cordoli di Siviglia. Come previsto da fermo, la posizione in sella non è esattamente come l’avrei desiderata, i manubri sono stretti e spioventi, pur avendo fatto dei passi in avanti rispetto alle R6. Risulta leggermente stancante ed è un peccato. In realtà è solo in staccata che avverti questa sensazione di stanchezza, fai tanto carico su polsi e spalle e magari con due manubri più aperti sarebbe tutto diverso. Ma questo è un qualcosa a cui si può porre rimedio ed il catalogo GYTR viene in nostro aiuto.

Prova Yamaha R9 - Hanno sbagliato tutto?

Mentre sono in sella penso e ripenso al tipo di moto che mi sarei aspettato di provare e cerco di paragonarla alla moto che sto realmente provando. La R9 mantiene le promesse? Valeva la pena spettarla tutti questi anni? La risposta è un deciso SI, perché questa moto colma un vuoto importante, quello lasciato dalla R1 e dalla R6, che esisteranno ancora ma solo in versione track. Serviva una nuova ammiraglia e serviva anche un modo nuovo di intendere l’ammiraglia, più allineato con la direzione che il mondo sta prendendo ora per questo segmento di mercato.

Quale direzione? Semplice, una direzione che porta a moto con potenze attorno ai 120 cavalli, perché di più per strada semplicemente non servono. Una direzione che porta verso moto facili, che non ti impegnino troppo e che ti facciano venire voglia di prenderle dal box ed utilizzarle senza temere danni da stress esagerati. La R9 ha questo potere, come altre splendide attrici del mercato in questo periodo. Moto che sanno divertire, che sanno emozionare e che sanno farlo senza esasperazioni prestazioni davvero inutili.

Manca la botta di adrenalina dei 200 cv? Ovvio che si, ma sul piatto c’è tantissimo altro e soprattutto è richiesto un impegno completamente diverso per potersi divertire con questa moto sia in pista che su strada (probabilmente, spero di provarla presto anche in uno scenario diverso). Costa 13,499 euro, un prezzo che ci sembra assolutamente centrato visto il livello generale di qualità offerto dalla R9 sotto tantissimi punti di vista. Quindi hanno sbagliato in Yamaha? Per niente.
 

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