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La MotoGP al via: dubbi e certezze alla vigilia del GP di Thailandia

I test invernali hanno dato qualche risposta, ma non tutte. Ducati è ancora la prima della classe, Aprilia dovrà fare ancora a meno di Martin, Acosta salvatore della KTM, Yamaha e Honda all'inseguimento

MotoGP: La MotoGP al via: dubbi e certezze alla vigilia del GP di Thailandia

Il conto alla rovescia sta arrivando alla fine, ancora pochi giorni e tutti i nodi arriveranno al pettine. I test invernali hanno dato i primi tratti al quadro del 2025, ma per vedersi formare la figura bisognerà aspettare le gare. Il primo GP sarà a Buriram, in Thailandia, dove i piloti della MotoGP hanno completato due giorni di test nelle scorse settimane. Le prime indicazioni sono arrivate, insieme a qualche dubbio e a qualche certezza.

Certezza: Ducati è più forte di prima

La GP25 non è riuscita a superare la GP24, ma a quelle altezze gli avversari non ci arrivano neanche con l’aiuto dell’ossigeno. La perfezione non esisterà, ma forse la Desmosedici dello scorso anno l’aveva sfiorata e ora che sono in 6 piloti ad averla i problemi per gli altri si moltiplicano. La più veloce del reame è ancora la bimba di Dall’Igna & C. e dove non arriva la tecnologia, ci pensa l’uomo.

Il campione del mondo ha cambiato casacca, ma i piloti rimasti non fanno rimpiangere la mancanza. Pecco Bagnaia e Marc Marquez fanno 11 titoli in due e non hanno bisogno di presentazioni. Alex Marquez si è messo in luce per tutto l’inverno, Franco Morbidelli sembra essere tornato quello che conoscevano, Fabio Di Giannantonio ha avuto un inciampo, ma non è in discussione. Per non farsi mancare niente, c’è anche il debuttante Aldeguer, uno di cui si dice un gran bene.

Dubbio: Aprilia sarà pronta per vincere?

L’anno scorso, Aprilia era stata l’unica a riuscire a mettere le ruote davanti alla Ducati in un GP (ad Austin, con Vinales). Logico pensare che sia la rivale più pericolosa, ma l’inverno non ha fatto capire quanto possa esserlo. Non per demeriti ma per sfortuna, con Jorge Martin fuori dai giochi dopo una manciata di giri e Raul Fernandez che lo ha imitato. Così si è parlato di Noale più per la polemica con Michelin che per altro.

Un peccato, perché Marco Bezzecchi, rimasto solo, ha lavorato per due, se non per tre. È andato anche veloce, cosa che non guasta mai, ringalluzzito da essere la guida per lo sviluppo. Il Bez è promosso, ma per scoprire quanto vale la RS-GP servirà qualche gara e non si sa nemmeno quando tornerà Martin, sfortunato protagonista di un altro infortunio.

Certezza: KTM ha i debiti, ma ha anche Acosta

In attesa di scoprire le sorti dell’azienda, almeno il reparto corse ha mantenuto le sue promesse, presentandosi in pista. Nonostante i comprensibili scetticismi, c’era anche qualche novità, ma soprattutto Acosta. Perché Pedro è un gioiello, non solo in pista ma anche fuori. A dispetto della giovanissima età, ha fatto scudo contro ogni illazione e ha misurato le parole da perfetto uomo-azienda.

Purtroppo, al momento, è l’unico che ha brillato. Brad Binder da tempo è plafonato su risultati lontani da quelli a cui ci aveva abituato. In casa Tech3, non è stato amore a prima vista tra Bastianini, Vinales e la RC16. Enea sta cercando ancora di capire come guidarla, un poco meglio (ma solo un poco) Maverick.

Dubbio: Yamaha e Honda torneranno protagoniste?

In Giappone si fa shopping in Italia, di tecnici. Da Iwata sono andati a Bologna per Max Bartolini, da Tokyo a Noale per Romano Albesiano. Yamaha e Honda hanno capito che bisogna cercare di battere gli avversari con le stesse armi, al costo di rinnegare antiche convinzioni. I due tecnici, per quanto bravi, non hanno un master in miracoli e servirà tempo. La M1 è in cura da un anno e sembra stare risollevando la testa, anche la RC213V sta migliorando, ma era in una situazione in cui sarebbe stato difficile peggiorare.

Yamaha si è rafforzata con l’arrivo del team Pramac e può contare su Fabio Quartararo, la sua punta di diamante, capace di fare la differenza in ogni circostanza. Rins, invece, ha ancora molti alti e bassi, mentre Miller e Oliveira hanno bisogno di altri chilometri. In Honda, non sembra esserci un vero e proprio riferimento, con la speranza che l’unione fra Mir, Marini e Zarco possa fare la forza.

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