Stefano Manzi ha scritto una pagina di storia della Yamaha a Phillip Island, portando la R9 alla vittoria già nella gara di debutto nel Mondiale Supersport. Un risultato difficilmente pronosticabile, considerando l’ottava posizione in griglia da cui scattava il due volte vice-campione della categoria. Manzi però ha dimostrato ancora una volta di essere un vero combattente e, con grinta e determinazione, è riuscito a battere in volata Jaume Masia e ad assicurarsi la prima gara dell’anno.
“Adesso posso dire di essere contento, ma fino a stamattina volevo impacchettare tutto e tornare a casa, perché non è che fossi proprio molto felice” ha detto ridendo il portacolori del team Ten Kate, dopo queste due giornate in crescendo: “Abbiamo una moto nuova, quindi va sviluppata e dobbiamo ancora capirne bene i punti forti e i punti deboli. Questo è uno degli aspetti in cui ho faticato anche ieri in qualifica, benché si sia trattato di una sessione strana, in cui i distacchi erano molto ridotti Ho chiuso ottavo ma a un decimo e mezzo dalla prima fila, quindi non è che fosse andata proprio così male, ma c’è da lavorare. Sono felicissimo di questa vittoria, ma non è che un tassello del puzzle e per comporlo tutto bisogna lavorare e restare calmi. Iniziare così è fantastico e sinceramente non me l’aspettavo nemmeno io”.
In alcuni frangenti il riminese è sembrato faticare con la velocità di punta della sua nuova Yamaha.
“È il bilanciamento delle prestazioni che fa sì che alcune moto sembrino più veloci di altre in rettilineo, ma in realtà la mia moto non va piano - ha spiegato - Credo che l’aspetto su cui dobbiamo concentrarci di più in questo momento sia più che altro la ciclistica. È un’area in cui abbiamo del margine, perché con la moto precedente sapevamo perfettamente come agire in ogni circuito, mentre con la R9 è ancora tutto da scoprire”.
A differenza di Masia, che ha perso il podio per una penalità di 3 secondi comminatagli per essere uscito prima dalla pit-lane, Manzi e il team Ten Kate non si sono lasciati tradire dal flag-to-flag.
“Ho perso un po’ di tempo prima di entrare in pit-lane, ma il cambio gomme in sé è stato perfetto e sono uscito vicino ai piloti con i quali ero rientrato. Ho visto che Masia era molto avanti ma non sapevo della sua penalità, me l’hanno detto dopo. In ogni caso, l’unica cosa su cui ero concentrato era vincere e alla fine sono transitato ugualmente per primo sul traguardo!” ha commentato Stefano, che ha costruito la sua vittoria con un sorpasso su Masia all’ultimo giro: “Speravo di superarlo in Curva 4, ma sono arrivato lungo. Curva 6 era un punto in cui ero in difficoltà e per tutta la gara ho fatto più fatica a inserire la moto rispetto a lui e agli altri, però andavo molto bene nel tratto veloce. Alla frenata di Curva 9 lui è andato molto stretto e l’ho quasi tamponato e a quel punto ho deciso di allargare più di lui in Curva 10, ho frenato forte per intraversare la moto e, anche se sono arrivato un metro più lungo, sono riuscito a fare la curva!”.
Quando è arrivato questo “switch” decisivo per conquistare la vittoria?
“Quando ho chiuso la visiera prima di andare in griglia - ha spiegato Stefano - Abbiamo fatto delle modifiche alla moto rispetto al mattino, sulla base di alcune certezze che avevamo maturato nei test e nelle prove di ieri, e poi ci abbiamo messo della ‘cazzimma’. Nelle corse serve anche quella, altrimenti non vinci”.