con la collaborazione di Daniela Piazza
Ducati, BMW, Yamaha, Honda, Kawasaki e Bimota. Saranno queste le sei Case che si presenteranno ai blocchi di partenza del prossimo Mondiale Superbike, al via questo fine settimana a Phillip Island.
Case che hanno una storia diversa l’una dall’altra, metodi e filosofie contrapposte, ma con un obiettivo comune, ovvero arrivare alla vittoria. Analizziamo ora nel dettaglio moto per moto tra punti deboli e punti forti.
DUCATI - Una moto per tutti, riferimento della categoria
Nel 2024 con la Rossa ci hanno vinto Bautista, Bulega, Petrucci, Iannone e pure Spinelli. Sarà anche vero che il titolo iridato non è arrivato, ma la Panigale resta a tutti gli effetti la moto riferimento della categoria, consentendo a diversi piloti di essere da subito competitivi.
Questo sarà però l’ultimo anno prima di dare spazio al nuovo modello, ma di sicuro c’è ancora del margine. Il punto di forza dell’attuale V4 è certamente rappresentato dal motore, immediato ed efficace in uscita da curve veloci come quelle di Phillip Island o Estoril, giusto per fare qualche esempio. La Rossa spicca poi per quella che è l’elettronica così come l’affidabilità.
Al tempo stesso, nel confronto con BMW, non manca qualche limite, soprattutto nella prima parte di accelerazione. Questo dipende probabilmente dal grip al posteriore, dovuto forse all’utilizzo del forcellone monobraccio. Su tracciati caratterizzati da diverse ripartenze, la Ducati sembra infatti accusare nel confronto con la concorrenza.
YAMAHA - La R1, una evergreen chiamata a dimostrare che le sue foglie non si seccano
È la moto più longeva dello schieramento con l’obiettivo di rimediare a un 2024 da dimenticare. Per questo Mondiale la R1 si affida a un motore più potente, ancora da provare, sperando poi in un aiuto da parte della nuova gestione riguardante il flusso di benzina.
Basteranno questi ingredienti per la svolta? Presto avremo tutte le risposte del caso. Sta di fatto che la R1 si differenzia per la sua erogazione lineare e la gestione delle gomme, rivelandosi particolarmente efficace in percorrenza.
Al tempo stesso il motore sembra essere il tallone d’Achille. Quello aggiornato lo vedremo dopo l’Australia, sperando in un passo avanti deciso e importante. Già, perché quello della passata stagione, faticava non poco in termini di accelerazione e velocità massima.
BIMOTA - La Cenerentola che ambisce a diventare Regina
È senza dubbio la moto più attesa della griglia. Di chi stiamo parlando? Semplice, della Bimota, che unisce il genio italiano a quello giapponese. Kawasaki ha infatti sviluppato il motore, a tutto il resto ci ha invece pensato la Casa tricolore.
Il telaio a traliccio e l’aerodinamica rappresentano certamente i punti forti della KB998, una moto molto gentile e semplice, capace di ben adattarsi. Come se non bastasse, l’introduzione delle ali mobili consente un ulteriore aumento delle prestazioni in accelerazione, in staccata e in curva.
L’unico aspetto da capire resta invece il motore, che come già anticipato è lo stesso utilizzato nella scorsa stagione. Di sicuro le novità tecniche in termini di telaio ed aerodinamica dovrebbero consentire un passo avanti. Vedremo se basterà per mettere i bastoni tra le ruote alla concorrenza.
BMW - La campionessa a caccia della riconferma
Mentre la Ducati ha dimostrato di essere adatta a qualunque stile di guida, la M 1000 RR riesce a dare il meglio di sé soltanto tra le mani di Toprak. Nessuno come il campione turco è stato fin qui in grado di sfruttare al massimo il potenziale della moto tedesca, che vanta tra i suoi fiori all’occhiello un’accelerazione incredibile e un gran grip al posteriore.
Tra i punti di forza della BMW c’è senza dubbio il motore, che è stato ottimizzato insieme all’aerodinamica e all’elettronica per il 2025, rendendo la M 1000 RR ancora più agile. La moto bavarese, tuttavia, sembra soffrire ancora sul fronte del degrado delle gomme, non riuscendo a essere gentile con le coperture come lo è ad esempio la Ducati.
Altro nodo da sciogliere è quello relativo al telaio stock che ha dovuto adottare la BMW dopo la modifica del regolamento e che potrebbe rappresentare un limite rispetto a quello implementato con le Superconcessioni di cui godeva nel 2024.
KAWASAKI - La “verdona” senza tempo, rinvigorita dalle Superconcessioni
Nonostante l’ingresso in campo della Bimota, lo schieramento del Mondiale Superbike non ha perso quell’intramontabile tocco di verde portato dalla Ninja ZX-10RR. Una moto che non ha bisogno di presentazioni, considerando il suo lungo periodo di attività, ma che non sembra comunque risentire troppo del peso degli anni.
Attraverso le Superconcessioni e gli ultimi aggiornamenti introdotti, Kawasaki è riuscita infatti a ridare un po’ di slancio alla sua creatura, cercando di sopperire a quelle carenze in accelerazione che l’hanno condizionata in passato nel confronto con avversarie come la Ducati.
Sebbene i giri-motore di cui dispone non consentano alla “verdona” di raggiungere una velocità massima particolarmente elevata, la moto nipponica può vantare tanta coppia, che le permette di avere un’ottima ripresa. La Ninja non ha dalla sua la potenza di una BMW, ma ha saputo ammaliare Gerloff con un’anteriore che offre tanta aderenza e fiducia al pilota, soprattutto in fase di frenata e inserimento.
HONDA - Una moto potente, che deve imparare a essere più gentile
Dopo aver sfornato un modello completamente nuovo nel 2024, per questo Mondiale Honda ha cercato di consolidare i progressi compiuti nella seconda metà della passata stagione, intervenendo principalmente sull’assetto e l’elettronica della CBR1000RR-R, che da quest’anno è dotata di sospensioni Öhlins.
Un lavoro finalizzato a migliorare l’accelerazione e a rendere la moto meno nervosa e più guidabile. Nel tentativo di cercare di estrarre tutto il potenziale della Fireblade e di sfruttare al meglio la potenza del suo motore, senza andare a stressare troppo gli pneumatici.
L’usura delle gomme è stata infatti uno dei grossi problemi accusati lo scorso anno dalla moto giapponese, che in più di un’occasione ha distrutto le coperture nel finale di gara. Anche a causa di alcuni problemi di grip.