Solare, schietto, diretto e trasparente come sempre. Alvaro Bautista rilancia, presentandosi al via del Mondiale Superbike in una posizione diversa rispetto a quella che era abituato in passato. Negli ultimi due anni è arrivato a Phillip Island come pilota da battere, adesso invece è chiamato a rincorrere la concorrenza.
Da parte sua però c’è fiducia e consapevolezza, perché il copione deve ancora essere scritto e lui intende tornare lassù davanti a tutti. Di questo e molto altro ne abbiamo parlato con il campione spagnolo alla vigilia del round australiano.
“Arrivo a questa gara con delle belle sensazioni, che da tanto tempo non avvertivo – ha esordito Bautista – non sono al massimo, infatti non penso alla vittoria o a prefissarmi un determinato obiettivo. Sono però sereno, spensierato, senza avere pressioni. Lo scorso anno non mi sentivo a posto, sia fisicamente che con la Ducati, mentre ora sono più rilassato, libero da pensieri. In questo periodo ho infatti cercato di resettare, senza pensare al passato, ma vivendo la giornata appieno”.
Ogni anno, quando arriviamo a Phillip Island, ci domandiamo se questa sarà la tua ultima stagione o meno…
“Purtroppo non posso dirti se mi ritiro o continuo, perché al momento nemmeno io lo so. Quel che so è che ho voglia di guidare, di divertirmi, consapevole di poter recuperare quelle sensazioni del passato dopo un 2024 complicato. Il futuro? Per ora non c’è niente di chiaro. Di sicuro mi piacerebbe essere competitivo e correre con la nuova Panigale V4 prima di fermarmi. Alla fine ho corso con la prima V4 nel 2019 e vorrei provare la sorella di questa moto, che arriverà il prossimo anno”.
La nuova Panigale è una svolta non da poco per Ducati…
“Certo! Il cambiamento è grande e vorrei provarla in pista in formato SBK. Ho provato la stradale al WDW e le sensazioni erano ottime rispetto all’attuale V4”.
Hai pensato a una eventuale deadline per decidere se continuare o fermarti?
“No, non ho una deadline, tantomeno voglio prefissarmi un giorno. Lo devo sentire dentro se continuare o meno, senza farmi influenzare da un determinato risultato o meno”
Alvaro, è vero che nel 2019 potevi essere il compagno di Dovi in MotoGP nel team factory?
“Sì, confermo! Dopo aver sostituito Lorenzo in Australia, Gigi non voleva più farmi andare in Superbike nel 2019, infatti cercò di piazzare Petrucci in SBK al posto mio. Il fatto è che c’era già un contratto firmato e di conseguenza sono arrivato in questo paddock. Alla fine era destino”.
Nel 2019 la Ducati V4 era la moto di Bautista, ora è la moto per tutti… Condividi?
“La moto conta, ma al tempo stesso conta il pilota. È una moto che devi sapere come guidarla e capirla. Non credo che questa moto sia fatta per tutti. Bulega è arrivato ed ha vinto, lo stesso discorso vale anche per Iannone e Petrucci. Chaz Davies invece, abituato alla V2, ha faticato. Redding ci ha provato, ma non avendo una esperienza di un certo tipo come magari può essere la MotoGP, non è riuscito a vincere”.
Hai citato Scott. Secondo lui l’errore è stato quello di puntare sulla velocità in rettilineo…
“Se mi tolgono le ruote fatico ancora di più (sorride). Non metto in dubbio che essere leggeri significhi avere vantaggi, ma al tempo stesso ho tanti svantaggi, come ad esempio nelle curve lunghe e nei cambi di direzione. Alla fine queste sono le mie dimensioni e non posso farci nulla, perché sono nato così. In merito a Scott non capisco però il fatto che lui voglia sempre penalizzare gli altri, anziché pensare a migliorare se stesso…”
Perché non hai deciso di ritirarti da vincente dopo il secondo Mondiale?
“Molto semplice: perché per me la moto è una droga, infatti mi piace e mi diverto. Non mi va di restare a casa sul divano a guardare gli altri se una cosa mi piace”.
Chi sarà il tuo erede sulla Panigale?
“A dir la verità non lo so, anche perché non so se un pilota MotoGP abbia voglia di venire in questo paddock. Detto ciò, non mi interessa chi sarà il mio successore”.