Marc Marquez ha di recente spento 32 candeline e si appresta a breve ad affrontare la sua tredicesima stagione in MotoGP, la seconda su una Ducati, quella del team ufficiale al fianco di Pecco Bagnaia. Fresco dei test in Thailandia in cui ha brillato segnando il miglior riferimento sul giro veloce, per lo spagnolo, tra i grandi favoriti di questa stagione, il 2025 sarà l'anno della verità. Perchè se il 2024 col suo approdo in Gresini dopo il distacco da Honda era stata una scommessa, su se stesso più che sulla Ducati, la stagione che si appresta ad iniziare sarà il momento della verità. Tutte le pedine per lo scacco matto alla nuova generazione di piloti sono infatti in posizione, dalla miglior moto della griglia al miglior team, al miglior compagno di squadra Bagnaia, allo stesso tempo un alleato ed il primo dei rivali. La presenza di Bagnaia dall'altro lato del box sarà infatti un ulteriore sprone, per mettersi ancora una volta alla prova coi propri limiti nella maggiore competizione al mondo di velocità sulle due ruote.
Delle proprie aspettative, del suo passato e di altro ha quindi parlato il pluricampione a 'El Hormiguero', programma spagnolo di cui è spesso ospite, proprio in occasione dell'imminente inizio di stagione. Marc non si fa sconti e non cerca scuse, ora ha tutto ciò di cui ha bisogno per tornare a lottare per il premio più importante, ma quest'anno sarà tutto nelle sue mani.
Appena spente le 32 candeline, l'esperienza è il primo degli argomenti.
“Si pensa molto di più - esordisce lo spagnolo - anche se poi in pista si abbassa la visiera e ci si scalda (ride). Ma prima e dopo si pensa di più, non è come quando si è più giovani, quando si sta ancora maturando".
Un'esperienza maturata negli anni che per un pilota può essere un bagaglio prezioso, in uno sport rischioso come correre in MotoGP.
“È una delle cose che si imparano dall'esperienza, non bisogna prendersi il massimo rischio ogni volta, ad ogni giro. Non bisogna neanche farlo per tutta la gara, alla fine ci sono sempre quei cinque o sei giri cruciali. Ho sempre preso dei rischi, questo è lo stile che ha funzionato per me, ed è un qualcosa che ho pagato. A volte, quando finisco una gara, mi dico: “Dove stavi andando? Non era necessario farlo lì...”. Non faccio quasi mai la passeggiata in pista perché non mi piace vedere le imperfezioni dell'asfalto, preferisco che sia la moto ad avvertirmi”.
Dopo un'ottima stagione passata conclusa col 3° posto in classifica, le emozioni dello spagnolo ora non possono che essere positive.
"Sono felice, mi sento energico, sono sulla moto migliore, nella squadra migliore, ora è tutto nelle mie mani. Se voglio lottare per il titolo, sarà nelle mie mani. Ho fatto del mio meglio quest'inverno, ora ho un compagno di squadra che è molto veloce, anche mio fratello l'ha fatto in pre-stagione, e ci sono molti buoni piloti in MotoGP. Ci proverò", prosegue lo spagnolo puntando gli occhi sull'imminente inizio di stagione.
L'attuale situazione non si sarebbe resa possibile però senza una decisione difficile ed anche sofferta sotto alcuni l'aspetto: il passaggio dalla Honda cui era stato legato per tanti anni, alla più competitiva Ducati.
“Più che delle lunghe trattative, il nodo erano i dubbi. Ero nel miglior team storico della MotoGP, la Honda; avevo lo stipendio più alto in assoluto, ma la cosa più importante è la salute mentale. Venivo da anni di molti infortuni e questo è dipeso da me. Mi sono seduto con loro e ho proposto di andarmene di comune accordo. Ho detto loro che stavano pagando molto un corridore che non avrebbe vinto perché non era un progetto vincente. Non è accettabile essere decimo, undicesimo, dodicesimo a ogni gara... Se non posso lottare per vincere, non ha senso. Ho detto loro che sarei andato in una squadra satellite per vedere se potevo essere di nuovo competitivo, e loro hanno capito".
Così si è aperto il capitolo 2024 sulla GP23 del team Gresini, una scommessa che gli ha permesso di arrivare nel team ufficiale.
“Quando hai molta esperienza, il team vuole parlare direttamente con il pilota - prosegue nel suo racconto lo spagnolo - Così ho incontrato la Honda e ho preso una decisione che è stata molto difficile, stavo lasciando la squadra della mia vita, i miei amici. Se mi unisco a Gresini, corro un rischio, è come un investimento. Quell'anno sapevo che se avessi fatto bene, avrei avuto la possibilità di passare a un team ufficiale perché i contratti stavano per scadere. Bisogna esporsi, il fallimento sarebbe stato non provarci, però è andata bene e ora sono dove volevo essere. Ho la possibilità di provare a vincere il titolo, se non lo vincerò, almeno mi sarò divertito", scherza poi.
L'accoglienza nel team Ducati non si è fatta attendere, anche se le preoccupazioni iniziali sulla convivenza tra i due campioni non mancavano.
“Nel 2017 e nel 2018 ci eravamo giocati il Mondiale contro di loro ,e ancora oggi le stesse persone scherzano dicendo che gli ho rubato il Mondiale (ride). Se metti due galli nello stesso recinto a 22 anni, male, è una bomba, ma Pecco (Bagnaia) ne ha 27 ed è un signore. Abbiamo lavorato molto insieme nel precampionato, ma sappiamo che in pista ogni pilota curerà i propri interessi, io so tenere separate le due cose, quando ero più giovane non sapevo farlo. C'è unità all'interno della squadra, siamo latini... Con Pecco c'è cavalleria, ma in pista è un combattente, come è giusto che sia”.
Lo spagnolo alla domanda sulle aspettative per la prima gara in Thailandia mette però però le mani avanti.
“Non mi piace fare previsioni, ma cercherò di lottare almeno per il podio” - risponde Marc, che poi conclude scherzando riguardo alla competitività dimostrata dal fratello Alex durante i test: “Abbiamo affrontato tre sessioni di prove, a Barcellona a fine stagione ed in Malesia lui è stato il più veloce, io lo sono stato in Thailandia, così gli ho detto: ‘stai attento!’ (ride)”