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SBK, Gerloff: “L’incidente con Toprak nel 2021? Il periodo peggiore della mia vita”

INTERVISTA - “Mi ha condizionato per tante ragioni, rovinandomi anche molte opportunità. Bonovo? Se avessimo ottenuto subito i risultati di fine stagione forse non avrebbero smesso, ma con la Ninja mi sono trovato subito a mio agio”

SBK: Gerloff: “L’incidente con Toprak nel 2021? Il periodo peggiore della mia vita”

Si dice che chiusa una porta si apra un portone e questo è proprio ciò che si augura Garrett Gerloff alla vigilia della sua prima stagione da pilota ufficiale Kawasaki. Trovatosi a suo agio in sella alla Ninja ZX-10RR della squadra di Manuel Puccetti sin dai primi test invernali, il 29enne texano inizia con il sorriso questo nuovo capitolo della sua carriera. Pronto a lasciarsi alle spalle le difficoltà incontrate in passato e a portare qualche spazzo di verde nelle posizioni più nobili dello schieramento del Mondiale Superbike.

Garrett, come è far parte del team ufficiale Kawasaki? C’è qualche differenza rispetto allo scorso anno?
“Non è completamente diverso da prima, perché tecnicamente anche l’anno scorso Bonovo era una squadra ufficiale, però è bello essere qui in Kawasaki e sento senza dubbio il loro supporto ogni volta che sono in pista. Nel box ci sono tante persone provenienti dal Giappone e da Kawasaki Motors Europe che mi fanno delle domande e per me è davvero una bella esperienza. Sono felice di essere l’unico pilota Kawasaki e sento anche una grande responsabilità. Essere l’unico forse renderà le cose un po' più difficili in alcuni scenari, ma sono ancor più motivato a fare in modo che la ‘verdona’ sia vicina ai primi”.

Nonostante il meteo abbia condizionato parecchio quest’inverno, sei soddisfatto per come sono andati i test?
“È stato un po’ complicato perché non abbiamo trovato il meteo ideale, ma in generale sono soddisfatto del risultato ottenuto e in particolar modo delle mie sensazioni in sella. Mi sento davvero a mio agio. Sento di aver cambiato un po’ il mio stile di guida su questa moto e per qualche ragione sta funzionando bene. Questo è un aspetto molto positivo dei test e credo sia un bene avere questo feeling anche se non abbiamo avuto molto tempo a disposizione”.

È stato più semplice per te adattarti alla Kawasaki piuttosto che alla BMW? 
“Sì, per certi versi sì. Credo che il potenziale della BMW fosse davvero alto e ovviamente adesso lo sappiamo con certezza. Nell’ultimo biennio sono riuscito a fare delle belle gare con la BMW, ma per me nello specifico è stato un po’ difficile essere costante. Mentre la prima volta che ho guidato questa moto ho capito che eravamo vicini al punto in cui dovevamo essere. Continuo ad avvicinarmici ogni volta che la guido e mi sento sempre più costante. Spero di continuare ad avere questa sensazione anche quando saremo su altri tracciati, ma bisognerà vedere”.

Cos’hai provato sapendo del ritiro di Bonovo? Quanto è stato difficile accettare di dover lasciare la squadra e la BMW, proprio quando avevi la certezza di avere una moto vincente?
“È stata dura, soprattutto perché amo il team Bonovo ed è stato difficile lasciare quel gruppo. Ma finora sono molto contento di come mi sto sentendo in questo team. È una nuova squadra, quindi non conosco tutti come in Bonovo, ma Manuel è fantastico e si prende molta cura dei suoi ragazzi, perciò so che con il tempo avrò una nuova famiglia. Non abbiamo avuto nessun preavviso. C’è stato forse un giorno in cui abbiamo pensato: ‘hey, c’è qualcosa di strano’ e poi hanno annunciato che avrebbero smesso di collaborare con BMW e che avrebbero lasciato il campionato. Non è stato bello perché non sapevamo dove saremmo andati, ma comprendo le loro ragioni. Sono contento di aver poi ricevuto un’offerta da Kawasaki. Significa tanto per me essere il loro unico portabandiera, è molto bello che ripongano questa fiducia nei miei confronti e anch’io credo in me stesso, quindi penso che andrà bene”.

Sei soddisfatto dei risultati ottenuti nell’ultimo biennio? 
“Più o meno. Mi ha deluso soprattutto l’anno scorso, perché all’inizio è andata davvero male ed era difficile capire il perché. Abbiamo trovato il problema all’incirca a metà stagione e poi le cose hanno cominciato a migliorare. È un peccato, perché immagino che se avessimo ottenuto sin dall’inizio dei risultati come quelli di fine stagione forse la squadra non si sarebbe fermata. È una cosa spiacevole a cui non voglio pensare. Però credo che tutto accada per una ragione e quindi spero che ci sia un buon motivo per cui mi trovo dove sono adesso”. 

Come affronti questa stagione? La vivi come un’occasione per rilanciarti?
“Lo spero. Sarebbe bello, perché so di avere un buon potenziale e che tutto è possibile. So di essere un buon pilota, sono salito sul podio tutti gli anni tranne che nel 2023 e spero di dimostrare con i fatti e con i risultati che lo sono. Tutti mi chiedono qual è l’obiettivo di quest’anno, ma onestamente non credo che importi quel che dico. Ciò che conta è quello che faccio, quindi voglio lasciare che siano i risultati a parlare da soli e spero che dicano cose positive”.

Prima hai menzionato il fatto di essere l’unico pilota Kawasaki in griglia, ma sei anche l’unico americano e in MotoGP sono anni che non si vedono tuoi connazionali. Cosa ne pensi di questa situazione? 
“È una sfortuna e non è sicuramente facile. L’America è un mondo diverso e so che è difficile trovare un’opportunità, perché ci sono passato anch’io: ho implorato di avere una possibilità e sono ancora molto grato alla Yamaha per avermi dato l’opportunità di iniziare a correre nel Mondiale. Non è semplice venire qua, tutti hanno molte aspettative e all’inizio nessuno si fida di te. Restare in America è più facile e a volte ti pagano anche meglio, quindi non ci sono molte ragioni per cercare di compiere questo passaggio. Ma questo è ciò che volevo fare e sono contento di essere qui”. 

Parlando di MotoGP, ne hai avuto un piccolo assaggio tra il 2020 e il 2021. Sembrava potesse aprirsi una porta per te, invece cos’è successo?
“Dopo il 2020, quando ho guidato la moto di Valentino Rossi al venerdì, sembrava che ci fosse una grossa possibilità per me di correre lì. Non nel 2021, ma forse l’anno successivo. Poi però ho avuto dei momenti davvero brutti nel 2021. Anche la mia gara in MotoGP ad Assen non è stata fantastica e poi si è fermato tutto. È un peccato, ma come dicevo prima credo che tutto accada per una ragione”. 

Suppongo che buona parte delle difficoltà che hai incontrato nel 2021 dipenda dall’incidente con Toprak ad Assen. Quanto ti ha condizionato quell’episodio?
“Sì, quella è stata probabilmente la parte peggiore della mia vita, perché ha rovinato molte opportunità. Non è stato certo un bel momento e mi ha toccato parecchio, per tante ragioni. Molte persone non sanno tutto e non spetta a me raccontarlo, fa parte del passato. Non l’ho fatto apposta. Non era mia intenzione, ma capisco anche il perché della reazione che c’è stata. Adesso sono qui e cerco di andare avanti. Se ho ritrovato la grinta che avevo prima? È difficile spiegare l’intera situazione, ma dopo l’incidente nel 2021 non potevo essere aggressivo. Poi, gradualmente, sono riuscito ad avere meno incidenti e meno ne ho, più posso essere aggressivo”.

A proposito di Toprak, hai avuto modo di vedere i suoi dati sia Yamaha che in BMW. Cosa ti ha colpito di lui e cosa pensi abbia portato al costruttore tedesco? 
“Guardare i suoi dati è impressionante. All’inizio dell’anno scorso non capivo come facesse, perché il suo ingresso in curva, la sua velocità a centro curva, la sua guida... tutto era migliore. Dopo un po’ di tempo, e una volta individuati i problemi, eravamo più vicini. Ma lui aveva comunque qualcosa in più, un fattore X, che lo rende superiore a molte persone. Ciò che ha fatto è impressionante. Sta facendo la differenza in ogni squadra in cui va, perché anche la Yamaha sembrava diversa nel 2022 rispetto a oggi. Penso che sia un ottimo pilota, con tanta passione e tanto talento. Quindi, tanto di cappello a Toprak. Spero di riuscire a lottare con lui quest’anno in qualche gara, mi piacerebbe”. 

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