Romano Albesiano ha vissuto nel 2024 un grandissimo cambiamento, passando dal ruolo di timoniere tecnico di Aprilia allo stesso ruolo in HRC per il progetto MotoGP. Si tratta del reparto corse forse più potente al mondo, che di certo negli ultimi anni ha vissuto dei momenti difficili. Una bella sfida per Albesiano, che dopo aver fatto nascere e crescere la RS-GP di Noale, adesso sta lavorando sulla RC213V per restituire alla HRC le posizioni che le competono.
Prima dell'inizio dei test di Buriram ha accettato di realizzare con noi questa intervista in cui parlare di tanti argomenti diversi in compagnia del nostro inviato Riccardo Guglielmetti.
Salve Romano, per te è la seconda volta qui a Buriram con i colori HRC.
"Esattamente, sì. Siamo venuti qui con Aleix e Nakagami, abbiamo fatto tre giorni di test molto interessanti e torniamo qui oggi".
Ormai è passato qualche mese, che Honda hai trovato? E' tutto molto diverso rispetto ad Aprilia?
"L'aspettativa era quella di trovarmi in una grande azienda, con una grande tradizione, sia sportiva che industriale, e direi che ho trovato sostanzialmente quello che mi aspettavo. Aprilia e Honda rappresentano due culture molto diverse, la cultura giapponese e la cultura italiana. Entrambi hanno ovviamente dei punti di forza molto importanti. C'è questa volontà del mondo giapponese di avere una interazione con un approccio diverso che è il nostro europeo. In Honda ci sono già tanti europei, ma in una posizione decisionale alta credo sia la prima volta che succede, quindi è un passo molto importante per loro e io sto facendo del mio meglio per fare si che questa cosa abbia successo".
Questa di Honda è una sfida molto complessa, come la stai vivendo?
"Io sono arrivato da pochissimo, in realtà sono arrivato da poco più di un mese e sto cercando di capire i punti forti e i punti deboli del progetto, che possono essere tecnici, ma non solo tecnici. Devo dire che ho trovato una realtà, dal punto di vista della moto in sé, molto buona. Qualche punto chiaramente da colmare c'è, ma si vede che c'è stato un grande lavoro e di qualità. Diciamo che non c'è riscontro tra la qualità del progetto e i risultati dell'ultimo anno. La qualità del progetto è molto superiore a quei risultati, quindi si deve fare in modo di miscelare il tutto nel modo migliore per migliorare".
Su quale area sono concentrati oggi i tuoi sforzi per migliorare la RC213v?
"Al momento, sentendo anche i piloti, soprattutto Mir dopo l'ultimo test Sepang, sembra che ci sia un limite forte con questo motore. Ho fatto il paragone con la Ducati e ci mancano 7 chilometri di differenza in rettilineo. Ad oggi ne abbiamo recuperato uno, ma ce ne sono ancora 6 da prendere. Come al solito, bisogna lavorare su tutti i fronti. La velocità in fondo a rettilineo è figlia della prestazione motore, ma è molto figlia anche di come si esce dalla curva precedente. Quindi bisogna stare un attimo attenti a capire esattamente dove sta il problema. Sicuramente sul motore abbiamo in piano degli interventi e lavoreremo. Lì più ce n'è meglio è, è sempre stato così. Il focus però è sicuramente anche molto nel comprendere la costruzione della velocità, quindi lavorare sul come la moto gira, come la moto ha grip nella prima fase, da come impenna fino a quanto mette a terra la potenza e magari emerge la prestazione limitata dal motore. E' tutto un insieme su cui bisogna lavorare, non è solo il motore, credo".
Yamaha sta puntando sul V4, secondo te che approccio serve ad Honda per fare un salto in avanti?
"Ci vuole sicuramente un approccio determinato e prendendosi magari dei rischi, un approccio un po' più garibaldino, un po' più europeo, probabilmente può dare una mano. Ma non credo che sia necessaria una rivoluzione. E' un'azienda che ha vinto così tanto e che ha una tradizione di questo genere, recente, non ha bisogno di una rivoluzione. Ha bisogno di sistemare, questo progetto intendo dire. Ha bisogno di sistemare alcune cose, ma io sono ottimista nel medio termine decisamente".
Secondo te Honda ha perso la bussola quando Marc Marquez si è infortunato nel 2020?
"Sai, in un campionato dove spesso trovi 15 piloti in un secondo, è un attimo non aver ottimizzato il tutto. Ripeto, la parte tecnica e la parte poi di prestazione complessiva sono due cose leggermente diverse. Se una parte di questo meccanismo non è ottimizzato, ti ritrovi subito sul fondo. Quindi non è che ci sia un disastro assolutamente, è una questione di equilibri anche fini che ti portano su o giù. Per cui me lo spiego con una serie di errori che hanno portato lì, però niente di drammatico o di irrecuperabile".
Tu come la stai vivendo questa sfida tecnica?
"Chiaramente non ho nessun tema di rivincita, assolutamente. Io sono stato meravigliosamente nell'azienda dove lavoravo prima, che ringrazio tutt'ora alla grande. Poi è arrivata un'offerta da parte di una casa come Honda e c'è anche un tema di curiosità se vogliamo. È un'esperienza unica nella vita che può succedere e la sto prendendo con la grandissima voglia di fare una cosa fatta bene, dare il mio contributo. C'è con grande curiosità e voglia di andare avanti e vedere cosa riusciamo a fare, perché è davvero un'esperienza da raccontare a nipoti".
C'è il presente, ma c'è anche un futuro non lontano da gestire, perché nel 2027 cambia tutto.
"È una bella sfida dal punto di vista tecnico, perché lì non si tratta più di fare un'evoluzione di un progetto, ma si tratta di partire dal foglio bianco e immaginarsi una nuova realtà, per cui è estremamente stimolante dal punto di vista ingegneristico. Stiamo facendo questo esercizio, estremamente costoso per le Case, è un gioco per ingegneri molto stimolante, ma ricordiamoci anche questo. La sfida è di capire al meglio e simulare, perché a questo punto con gli strumenti di simulazione che si hanno a disposizione è possibile avere un aiuto importante. Quindi probabilmente chi ha i migliori strumenti di simulazione in questo senso avrà anche un vantaggio e chi avrà più anche intuito in questo senso potrà sfruttarlo. Per cui è molto bello, molto interessante".
Prima di te è arrivato Aleix Espargarò in Honda. Cosa ti ha detto appena sceso dalla moto?
"Non so se posso dirtelo. Diciamo che è sceso ottimista, sapendo che ci sono delle cose da fare, ma che la base non è assolutamente da buttare".
Come pensi che arriverete a Valencia, dove è plausibile vedere la Honda?
"Non lo so, non ci ho pensato, onestamente non ci ho pensato. Te la butto lì, sarebbe bello avere uno o due piloti nei dieci, una cosa di questo tipo sarebbe secondo me già un buon risultato per quest'anno e l'anno dopo deve essere diverso. L'aspettativa deve essere già un po' più alta.
Un'ultima domanda sulla tua storia con Aprilia. L'hai portata al successo in gara, ma è mancato un titolo mondiale. Ti dispiace?
"Io ho vissuto tutta la storia dell'Aprilia MotoGP dall'inizio. Posso dire per certi aspetti, sono stato uno di quelli che hanno fatto in modo che ci andasse in MotoGP. Da come siamo partiti, dove io per primo avevo sottovalutato la difficoltà dell'impresa, essere arrivati a vincere delle gare, a giocarsela in tante situazioni, per me è già stato più che sufficiente. Poi vanno avanti, continuano, sicuramente avranno anche quel pilota che ha un'aspettativa di poter lottare per il mondiale, magari non immediatamente, ma entro la fine dell'epoca del 1000, quindi ho passato il testimone, ma non ho rimpianti. C'è stato il 2022 in cui abbiamo per un momento cullato questa aspettativa, ma io mi dichiaro soddisfatto dei risultati ottenuti. Si poteva fare di più, sicuramente, sicuramente di più. Però va bene così".