Nessuno si è sorpreso vedendo al termine dei tre giorni di test a Sepang quattro Ducati nei primi cinque posti. Tanto era stata la superiorità nella corsa stagione (19 GP vinti su 20), che sarebbe stato quantomeno ingenuo anche solo pensare che in un paio di mesi la corazzata potesse affondare sotto i colpi nemici. Va ammesso che lo scorso anno, in Malesia, andò ancora meglio: le prime 4 posizioni furono tutte delle Desmosedici, con 6 moto rosse nei primi 8 posti. Bisogna però sottolineare che Borgo Panigale nel 2024 aveva 8 moto e nessun debuttante, mentre ora ne ha sei, c’è il rookie Aldeguer e ha perso Di Giannantonio al termine del primo giorno per un infortunio. Anche stando così le cose, il dominio è stato netto, con il solo Quartararo a rompere la monotonia grazie al 3° tempo.
I tempi sul giro secco, rispetto a un anno fa, sono migliorati: Bagnaia, sulla GP 25, ha fatto il miglior crono in 1’56”550, quindi è stato più veloce di 0”182 rispetto a quanto fatto a inizio 2024 sulla GP24. Non è stato però il più veloce, perché Alex Marquez lo ha battuto per 7 millesimi, portando quindi a 0”191 il miglioramento rispetto al miglior crono dello scorso anno.
Il nodo, alla fine, è tutto qui: nel 2024, la nuova Desmosedici aveva dominato. Bagnaia, Martin e Bastianini avevano monopolizzato i primi 3 posti (mancava Morbidelli con l’ultima GP24 perché infortunato). La settimana scorsa, invece, davanti a tutti c’era una GP24, e poi Morbidelli con la ‘vecchia’ moto si è tolto la soddisfazione di stare davanti a Marc. Il punto sembra essere che a Borgo Panigale erano stati troppo bravi. La Desmosedici 2024 era nata bene ed era cresciuta durante la stagione, così fare di meglio non è semplice. La GP25 ha un compito difficilissimo, battere la moto che l’ha preceduta, la GP24. A Sepang non ci è riuscita.
Nemmeno nella simulazione di Sprint, anche se si è avvicinata. Sia Alex Marquez, sia Marc Marquez, sia Bagnaia si sono messi alla prova nella distanza della gara corta e ad avere la meglio è stato ancora una volta il pilota del team Gresini. È stato un testa a testa fra fratelli: Marc è sceso più volte in 1’57” (7 giri su 10), ma il cronometro ha fato ragione ha Alex. Il suo tempo medio sul giro è stato di 1’57”901, contro il 1’57”930 del fratello. E Bagnaia? Solo due giri in 1’57” e un tempo medio di circa 3 decimi più alto di quello dei fratelli spagnoli. C’è una ragione: il team ufficiale ha fatto uscire i propri piloti in configurazioni diverse e chiaramente quella dell’italiano non ha funzionato come si sperava (il piemontese ha lamentato una vibrazione).
Fino a qui i numeri, che però bisogna interpretare. Alex, infatti, sulla ‘vecchia’ moto si è dovuto concentrare solo su stesso, sull’adattamento alla GP24, senza preoccuparsi di altro. Marc e Pecco, invece, hanno fatto lavoro di sviluppo, che richiede tempo e - giocoforza - incide negativamente sulla prestazione pura. Detto questo, i due piloti ufficiali hanno ancora qualche dubbio. Ed è sul motore.
“È nato bene, il migliore che abbia mai provato in un test invernale, l’erogazione è molto dolce” lo ha elogiato Bagnaia prima di passare ai punti dolenti. “Manca qualcosa in frenata, a livello di setup elettronico e di freno motore. Abbiamo fatto dei passi in avanti, ma per ora guadagniamo in uscita meno di quello che perdiamo in entrata di curva. Inoltre, la pista di Sepang era così gommata che era difficile capire i miglioramenti”. Tradotto: c’era così tanto grip che tutto andava bene, fin troppo. Inoltre Sepang è quello che si definisce un 'pistone', diverso dai tracciati europei più tecnici e stretti. "Bisogna immaginarsi come la moto si comporterà anche in quelli" ha spiegato Marc.
Il motore della GP24 dopo un anno di sviluppo aveva raggiunto un livello altissimo, il dubbio è se il nuovo possa superarlo, bisogna immaginarsi quanto margine abbia. “Dipende da quanto si vuole rischiare” la conclusione. “Ci siamo concentrati molto sul motore perché non lo potremo cambiare per due anni” ha sottolineato Marquez, ricordando il congelamento dello sviluppo anche per il 2026. Tirando le somme, la decisione è stata rimandata a Buriram, dove si spera di chiarirsi le idee con una pista con scarso grip.
La scelta è ancora più complicata perché il motore del 2024 era (e lo è ancora) il riferimento in MotoGP quindi, a conti fatti, andare sul sicuro sarebbe la decisione più facile. “A Dall’Igna importa solo vincere, non quale evoluzione scegliamo” ha affermato Bagnaia. Quindi, scartare (tutto o in pare) il lavoro fatto in inverno sulla carta non sarebbe un problema. Senza contare che è già successo in passato.
Era il 2022 e il nuovo motore non era nato bene. Alla fine dei test invernali, Pecco chiese di fare un passo indietro e il team ufficiale (con il piemontese c’era Miller) corse con un propulsore ‘ibrido’: si trattava del motore 2022 con alcune parti del 2021. Gli altri piloti con moto ufficiali (Martin e Zarco nel team Pramac e Marini in VR46) ebbero invece la versione ‘full’ 2022. Bagnaia vinse il titolo, Jack arrivò 5° in campionato, mentre Johann e Jorge furono 8° e 9° e Marini 12° (nessuno di loro vinse nemmeno una gara). Segno che a volte essere conservativi può pagare. I test in Thailandia in programma mercoledì e giovedì ci diranno se la storia è destinata a ripetersi.