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Dall'Igna: "In MotoGP tanta tecnologia come in F1, ma qui il pilota conta ancora"

"Il nostro è uno sport individuale, ma la squadra è cruciale per permettere a chi guida di essere competitivo". Bagnaia: "L'elettronica? Preferisco usarla poco". Marquez: "La tecnologia bisogna saperla far funzionare"

MotoGP: Dall'Igna:

Ormai è tutto pronto per il ritorno in pista della MotoGP. Archiviato anche lo shakedown che ha visto la pista di Sepang scaldarsi con i debuttanti e i collaudatori in attesa del rientro dei big in programma dal 5 al 7 di questo mese, nell’aria vibra una sensazione, quella che il Mondiale 2025 sarà un esclusivo testa a testa tra le neonata coppia del team Ducati Lenovo Bagnaia – Marquez. Un probabile passo a due che vedrà gli altri soltanto comprimari in grado di salire sul podio, ma nulla più.

Se così sarà lo scopriremo solo a marzo quando effettivamente scatterà in campionato, per il momento ci possiamo solo affidare alle dichiarazioni guardinghe e generiche dei protagonisti e del loro boss Gigi Dall’Igna il quale, nel corso di un’intervista a TG2 Motori si è fermato a riflettere sulla complessità delle moto che competono nella serie, sempre più prototipi nudi e crudi, nonché ricchi di tecnologia all’avanguardia come solo la Formula 1.

Un paragone, quello con la massima categoria dell’automobilismo, che l’ingegnere veneto ha voluto accogliere soltanto in parte rimarcando al contrario le differenze tra i due mondi.

Le monoposto possono scaricare i dati in tempo reale, mentre noi immagazziniamo tutto e solo a moto ferma possiamo ottenere delle informazioni. Quando il mezzo è al box si procede ad analizzare la sua reazione in termini di affidabilità e di prestazione, per poi andare ad individuare possibili soluzioni per implementare la risposta del motore o gli assetti. La telemetria è senz’altro importante come nel Circus, ma da noi il parere del pilota conta ancora tantissimo. Il suo riscontro è e sarà sempre cruciale – ha rimarcato -  La sua figura è il perno attorno a cui ruota tutto, in quanto si tratta di uno sport individuale, per cui chi guida è colui che porta a casa il risultato, ma allo stesso modo la squadra deve saper lavorare bene per apportare cambiamenti ed evoluzioni che consentano a chi è in sella di fare bene”.  

Come detto le MotoGP di oggi sono una sorta di “officina” tecnologica, ma non tutti sono pronti a questo approccio. Lo stesso Pecco si è confessato analogico. “Sicuramente l’elettronica dà molta ed è un bene che ci sia, ma personalmente preferisco limitare il più possibile il suo uso e guidare liberamente”, le sue parole.

Più aperto al suo utilizzo Marc ha però puntualizzato un aspetto importante. “La presenza dell’elettronica fa sì che chi sta guidando ne sia dipendente, però bisogna cogliere l’elemento positivo che è quello della maggior sicurezza. Ugualmente va sottolineato che la tecnologia di per sé non basta, bisogna sempre poter contare su qualcuno che sia in grado di farla funzionare. Diciamo che quanto si vede nella nostra categoria va poi a beneficio delle moto in vendita. Tutto, aerodinamica compresa lo si ritrova sulle stradali”, ha chiosato lo spagnolo.

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