È cominciato questa settimana a Jerez il 2025 di Michael Ruben Rinaldi. Dopo una lunga attesa, il pilota romagnolo è potuto salire per la prima volta sulla Yamaha R9 schierata dal team GMT94, con cui competerà nel Mondiale Supersport. Un nuovo inizio per Rinaldi, che abbiamo raggiunto telefonicamente per farci raccontare le sensazioni avute nei quattro giorni sulla pista andalusa e lo spirito con cui guarda alla nuova sfida che lo attende.
Michael, come è andato questo primo test con la R9? Sei soddisfatto?
“Sì, è stato bello. Innanzitutto perché mi sono trovato molto bene con la squadra: mi hanno fatto sentire molto a mio agio e ho subito trovato un’ottima sintonia anche col nuovo capotecnico Andrew Pitt. Abbiamo cercato di lavorare con calma in questi quattro giorni. Anche perché, arrivando dalla Superbike, mi sono dovuto adattare a questa moto e alla potenza che è sicuramente inferiore rispetto alla Superbike. Però la moto mi è piaciuta. Credo che abbia un’ottima base, ma è giovane. Io e la squadra dobbiamo capire in quale direzione andare ed è stato interessante fare diverse prove. Anche se siamo stati un po’ sfortunati con il meteo negli ultimi due giorni: venerdì abbiamo girato poco perché la pista non era del tutto asciutta, però giovedì ho fatto anche dei giri sul bagnato”.
Così hai avuto una panoramica completa, provandola in tutte le condizioni.
“Sì, esatto. Questo è stato importante per me e anche per i ragazzi, per capire come si comportava la moto anche in condizioni di bagnato. Quindi, credo che sia stato un test molto positivo. Siamo partiti con il piede giusto e la R9 è stata una bella sorpresa, perché sapevo che la Supersport non ha i cavalli di una Superbike, ma è comunque molto divertente da guidare”.
Quanto è grande effettivamente il salto tra la Ducati V4 e la Yamaha R9?
“Il salto più grande è la velocità in rettilineo, perché i riferimenti sono totalmente diversi quando arrivi in staccata. Infatti, nei primi giri che ho fatto frenavo dove frenavo con la Superbike e arrivavo veramente lento in curva. Allora, ho dovuto correggere e resettare un po’ quelli che erano i miei automatismi per cercare di adattarmi a ciò che richiede questa categoria. Anche perché erano passati 9 anni dall’ultima volta che avevo girato con una moto di cilindrata minore a una Superbike. Ho dovuto cambiare un po’ il mio stile di guida e dovrò continuare l’adattamento perché, avendo meno cavalli anche in uscita, dovrò essere più scorrevole a centro curva”.
Non hai mai avuto modo di provare la Panigale V2 in questi anni in Ducati?
“No, ho sempre provato la V4. Anche quando mi allenavo con la moto stradale, usavo sempre quella. Quindi, è stata un po’ una novità”.
Credi sarà ancora la Ducati la moto da battere quest’anno, o la Yamaha potrà darle del filo da torcere?
“È ancora davvero presto per dirlo. Anche perché in questo test eravamo da soli, non c’era alcun confronto, e abbiamo pensato a lavorare su noi stessi, a migliorare la base e a capire che strada prendere. E poi anch’io mi devo adattare a questa categoria e a questa moto. Dobbiamo essere umili, perché la moto Campione del Mondo da due anni a questa parte è la Ducati. Però sappiamo che Yamaha ha investito su questo progetto per cercare di ritornare là davanti. Siamo solo all’inizio e credo bisognerà aspettare Portimao per capire veramente quali sono le carte in tavola. Quali saranno i nostri punti forti e quelli da migliorare, perché l’Australia è atipica e forse lì sarà ancora troppo presto per capirlo”.
Hai già iniziato a farti un’idea del campionato e di chi potrebbero essere i favoriti?
“Onestamente, credo che bisognerà guardare la moto Campione del Mondo che andrà a Oettl: anche se adesso non è più Aruba ma Feel Racing, quello rimane il team di riferimento e credo andranno bene con Philipp. Non bisogna poi dimenticare che in altri team Ducati sono arrivati altri piloti forti, come Masia, che ha vinto il Mondiale Moto3 due anni fa ed è un punto di domanda. Poi c’è la Yamaha con Stefano Manzi, che è stato vice-Campione per due anni e l’unico non-Ducati che riusciva a essere là davanti. Penso sarà un osso duro, ma dovremo stare a vedere come andrà. L’obiettivo è di cercare di essere sempre competitivi, senza fasciarsi la testa su chi sarà là davanti”.
Ti ha penalizzato molto dover aspettare fino a gennaio per provare per la prima volta la tua nuova moto?
“Non avevo altra possibilità, ma non mi sono fasciato la testa quando ho capito che non avrei potuto provarla l’anno scorso insieme a tutti gli altri piloti e ho continuato ad allenarmi a casa. Forse ho avuto un piccolo handicap il primo giorno qui in Spagna, perché avevo meno chilometri: il mio compagno di squadra, Lucas Mahias, era giustamente molto più agio di me, perché arriva da due anni in Supersport e aveva già provato la moto a Cremona. Per fortuna però siamo stati in pista quattro giorni e questo mi ha permesso di adattarmi con calma alla moto e alla fine non è stato un handicap poi così così importante”.
Che effetto ti fa vestire di blu dopo tanti anni nell’orbita Ducati?
“È interessante, perché quando mi sono visto con la tuta addosso è stato un po’ strano, ma bello! È un nuovo capitolo della mia carriera che mi sta gasando molto, perché, come dicevo prima, la squadra e Yamaha mi hanno subito mostrato tanta energia positiva. Quindi, affronto questa nuova sfida con il sorriso”.
E penso anche con tanta voglia di riscattarti.
“Quello sarà una conseguenza, quindi non sto partendo con l’ansia di dover dimostrare. Ma con la calma di voler tirar fuori il massimo da quello che abbiamo. Dopo un anno difficile, voglio solo cercare di divertirmi sulla moto e insieme alla squadra. Non voglio stressarmi e poi credo che i risultati siano una conseguenza del lavoro fatto con serietà e tranquillità insieme al team”.
Metterti in gioco in un’altra categoria sarà un aiuto in più per arrivare con uno spirito diverso in griglia?
“Sicuramente sì: è proprio come una pagina bianca. Non è come in passato, quando pur cambiando team restavo nella stessa categoria e soprattutto sulla stessa moto, e quindi sapevo bene o male quali potevano essere le aspettative e i risultati. Questo è qualcosa di assolutamente nuovo e l’effetto che avrà sarà sicuramente diverso”.
Ti è rimasto qualche rimpianto pensando alla Superbike?
“No, direi di no. Anche perché l’occasione nel team ufficiale l’ho avuta e ho sempre dato me stesso, quindi non riesco a a darmi qualche colpa. Sicuramente non sono riuscito a ottenere i risultati che avrei voluto, ma non sono ancora vecchio e quindi questa potrebbe magari essere un’opportunità per rilanciarmi. Se i risultati dovessero arrivare e si dovessero presentare delle occasioni per tornare in Superbike, mi piacerebbe. Però adesso voglio pensare al presente, a questa nuova sfida e a divertirmi in questa nuova avventura”.
Mi ha molto colpita la citazione del libro dei Proverbi che hai inserito in un post sulla guarigione di tua madre, perché continua con la frase: “In tutto quel che fai ricordati del Signore ed egli ti indicherà la via giusta”. Credi che questo possa essere un segno che tutto sta cominciando finalmente ad andare nel verso giusto?
“Quello che è accaduto a mia madre, e da cui purtroppo molte persone e molte famiglie sono affette, è una cosa che scinde totalmente da quella che è la mia carriera. Io ho fede e sono molto credente e questo mi ha aiutato molto con la malattia di mia madre e ad affrontarla pensando che, anche se molte cose noi non possiamo capirle, bisogna avere fede che tutto possa andare nella direzione che il Signore sceglie per noi. Invece, per quanto riguarda le moto, non vedo il risultato come qualcosa che dipende dal Signore, ma da noi e da come reagiamo a certe situazioni. E l’importante, anche quando le cose vanno male, è non perdere la fede”.
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