Cosa spinge un uomo ad affrontare la Dakar, una delle più iconiche competizioni di Rally al mondo? Da sempre la sete di avventura, di sfida, ma anche quella ricerca di introspezione che solo il ritrovarsi soli nella vastità della natura, o in questo caso nel deserto, possono dare, hanno dato vita alle storie ed alle emozioni più pure. Nel caso di Gioele Meoni, la domanda ha anche acquisito una accezione diversa, più intima, più viscerale: "Chi era mio padre"? La storia di Fabrizio Meoni, storico pilota italiano che trionfò proprio nella Dakar nel 2001 e nel 2002, ma che il deserto reclamò soltanto pochi anni dopo in quel maledetto 2005, è indissolubilmente legata a quella del figlio che ad anni di distanza ha deciso di intraprendere lo stesso viaggio. Una sfida con se stesso sulla scia dei ricordi, affrontando proprio quella Dakar che lo privò del padre, da solo con la sua moto ed il deserto, per seguirne le orme e colmare il vuoto di quelle domande
Il richiamo del deserto, per una promessa
Cosa spinge dunque un uomo ad affrontare il pericolo, ma anche la bellezza di una competizione come la Dakar? Il docufilm "Nel nome del padre", presentato all'81esima Mostra del Cinema di Venezia e disponibile ora su Amazon Prime, prova a dare una risposta. Per la regia di Tommaso Gorani e con Irene Saderini e Cosimo Curatola nelle vesti di autori, in 70 minuti si viene trasportati in un viaggio teso tra passato e presente, tra ricordi e aspirazioni, dal padre al figlio in un passaggio di testimone che trascende l'epica dello sport in sé per assumere dei contorni più intimi ed emozionali. Mentre le immagini d'epoca ci mostrano il ciò che fu, quella Dakar così bella e avventurosa, fatta di dune e uomini tutti d'un pezzo, si alternano i momenti di vita familiare di un uomo che sull'altare della passione ha investito tutto, persino la vita. Si viene quindi catapultati nel presente, in cui il figlio Gioele, ora un giovane informatico, cresciuto sulle due ruote assieme al padre non resiste al richiamo del deserto. Una sfida ed una promessa, quella di correre assieme, che i due si erano fatti ma lasciata insolta del destino beffardo. Gioele si confronta così col mito del padre e col deserto, che ne ha reclamato la vita, col gas a manetta tra le dune e sul sentiero dei ricordi.
Una storia di uomini e di sfide
Il docufilm scorre veloce, tra ricordi, pensieri e paesaggi da mozzare il fiato, seguendo Gioele dalla preparazione della Dakar fino all'inizio della competizione, il tutto impreziosito dalla voce narrante di Giorgio Terruzzi e dalle interviste ai protagonisti della storia, Gioele ed Elena Meoni in primis, ed avvalendosi anche dei commenti di icone di questo sport: Da Carlos Sainz a Stèphane Peterhansel, da Franco Picco allo storico fotografo Gigi Soldano, a giornalisti come Paolo Ianieri, e a tanti altri nomi importanti di questo sport. Nel nome del Padre non è un semplice documentario, quella di Gioele è una storia nella storia, che travalica i confini dello sport e assume tratti davvero umani. E' una storia di uomini, alla ricerca di un qualcosa di inafferrabile, che forse soltanto la sfida del deserto può dare. E' una storia per gli amanti delle due ruote e non solo. E' la storia di un figlio che insegue le orme ed il mito del padre, forse alla ricerca di una sfida con se stesso, perchè per scoprire dove stiamo andando bisogna prima conoscere da dove veniamo. Prodotto da Ininfluencer Media, il docufilm è ora disponibile su Prime Video.