Solare, dolce, affettuosa, gentile e piena di energie. Sono queste le prime parole che ci vengono alla mente nel descrivere Neviana Petrucci, madre del nostro Danilo. Se questi termini si addicono o meno alla sua persona ce lo confermerà Petrux stesso, ma di certo siamo convinti di non esserci sbagliati più di tanto.
“Il mondo della corse negli occhi di una madre”: è questo il titolo che abbiamo voluto dedicare a Neviana, che con i suoi occhi ci ha raccontato le due ruote da un’altra prospettiva, ovvero quelle di una mamma che vede il proprio figlio correre a oltre 300 km/h su una moto a tra staccate al limite, sorpassi e a volte cadute.
In questi anni di Superbike ho avuto modo di conoscere Neviana, condividendo qualche caffè, tante belle chiacchierate nel paddock così come la gioia per i podi e le vittorie. Ci sono quindi alcuni momenti che tornano alla mente: il primo Misano 2023, poco dopo la caduta di Petrux nella Superpole Race, che coinvolse anche Iker Lecuona.
In quell’occasione eravamo fuori dal centro medico in attesa di avere notizie in merito alle condizioni di Danilo: oltre a sua madre e zio Gemi erano presenti i suoi amici, alcuni ragazzi del fanclub, la sua compagna così come l’inseparabile Giacomo. La tensione era palpabile, perché a parte Alberto Vergani, che ci teneva aggiornati da dentro il centro medico, nessuno era a conoscenza delle condizioni di salute di Petrux. Per stemperare la tensione non mancavano le classiche frasi di circostanza con Neviana sullo sfondo, chiusa in se stessa nel silenzio. Poi, dopo un’ora d’attesa, ecco finalmente uscire Danilo con la ferma volontà di presentarsi al via di Gara 2 al pomeriggio. Una notizia appresa da sua madre senza opporsi, con una lacrima scesa dall’occhio a bagnare il volto.
In seguito come dimenticare il sabato mattina di Donington, poco dopo le FP3, dove abbiamo condiviso una lunga chiacchierata nel retro box del team Barni: “Riccardo ti ringrazio – le sue parole – ti ringrazio di vero cuore per la passione e l’amore che ci metti nel raccontare Danilo”. La mia risposta fu: “Ringrazio te Neviana. Io sono dell’idea che un lavoro debba emozionare e di questo sono grato anche a Danilo, perché il merito è anche suo… Immagino che per te non sia facile gestire tutte le emozioni con un figlio che corre a 300km/h?”. Da lì è iniziata una lunga conversazione con l’idea di un’intervista futura.
Alla fine quella promessa è stata mantenuta e quello che segue è il suo racconto…
“Danilo Petrucci era un bambino molto preciso, bravo a scuola, ordinato e timido, cosa che tutt’ora lo è – ha esordito – lui ci teneva a fare le cose per bene, senza lasciare nulla al caso. La sua passione per le moto nasce dal padre, che lui ha sempre considerato il suo vero eroe. Danilo senior lavorava infatti con Pileri e trascorreva tanto tempo fuori casa, di conseguenza quando rientrava era un momento emozionante. Quando era piccolo lui mi diceva sempre: “Mamma, o faccio il pilota o il cuoco”.
Ricordi la prima volta in moto?
“A due anni e mezzo è salito sulla minimoto e cadde, senza però piangere. La sua prima gara è stata invece col trial, a cinque anni, vicino a Pisa. In quell’occasione vinse, ma faceva già trapelare la sua timidezza, dato che sul podio abbassava la testa anziché festeggiare. Infatti noi gli dicevamo da sotto: Danilo sorridi”.
Visto da fuori Danilo sembra un ragazzo estroverso, aperto, sempre pronto alla battuta…
“Io penso che ancora oggi sia molto timido. Poi quando è nel suo ambiente ovviamente diventa espansivo. Di sicuro non immaginavo che avesse questo spirito nel fare le battute e nelle freddure”.
Ripercorrendo la sua carriera, qual è un momento che porti nel cuore?
“Il weekend di Cremona mi ha emozionato, soprattutto per i cori e l’entusiasmo della gente nei suoi confronti. In quel fine settimana tutto il pubblico era per lui ed è stata un’emozione veramente incredibile, infatti ero senza parole”.
Pensavo mi rispondessi il Mugello…
“Purtroppo al Mugello non c’ero. Quella domenica però piansi tutto il giorno, perché ero felicissima per lui, dato che Danilo si spende tanto per gli altri. Guardai la gara da casa ed ero emozionata, perché pensavo a lui felice nel festeggiare dopo aver tagliato il traguardo. Poi all’una di notte arrivò a casa, facendomi un’improvvisata. Appena lo vidi rimanemmo abbracciati per non so quanti minuti, forse anche mezz’ora, senza dire una parola. Quella rimane una bella emozione, così come la sua uscita dalla sala operatoria dopo la caduta col cross. Probabilmente è stata un’emozione diversa, ma la cosa importante era che lui stesse bene”.
Tante gioie, ma anche tanti momenti difficili hanno accompagnato la carriera di Petrux, condividi?
“Certo! Ricordo infatti Jerez 2014, prima dell’infortunio. In quell’occasione Danilo aveva deciso di smettere, perché non riusciva ad essere competitivo con la moto e il suo morale era a pezzi. Decisi quindi di affrontare la situazione in prima persona, infatti entrai nel motorhome per parlare e farlo riflettere. In seguito cambiò idea e optò per continuare a correre. Poi però ci fu l’infortunio, infatti mi sentii in colpa (sorride)”.
C’è però un altro momento che ti ha messo a dura prova, giusto?
“Quando a Valencia mi disse della Dakar. Ecco, quello fu un altro momento tosto, perché si apprestava a partecipare a una delle gare più pericolose al mondo, ma fortunatamente è andata bene”.
Come vivi il rapporto con lui nel weekend di gara?
“Danilo come tutti i piloti ha i suoi momenti, di conseguenza cerco di stare defilata nel box e in silenzio. Preferisco non impicciarmi”.
E la gara in sé?
“Ogni gara è una cosa a sé, infatti preferisco guardarle da sola, senza che ci sia nessuno vicino a me. Molte volte sono andata in tribuna a sua insaputa mentre in altre occasioni ho preferito restare a casa anziché partire, senza che ci fosse un motivo. Per il resto cosa posso dire: se lui combatte per le prime posizioni mi viene l’agitazione, infatti per contrastarla passo l’aspirapolvere in casa. Ovviamente faccio il tifo, un po’ come se facessi la gara assieme a lui. Il fatto è che se non sei mamma di un pilota non puoi capire, perché non ci fai mai l’abitudine”.
Neviana, adesso ci devi raccontare il GP del Mugello 2019…
“Eh (sorride)… Quel pomeriggio presi in mano l’aspirapolvere e feci continuamente avanti e indietro dal soggiorno alla camera per stemperare la pressione, dato che non ce la facevo a gestire l’ansia. In seguito scesi in taverna e pensai di non farcela, mi dovetti sedere. Quella gara non finiva più e quel sorpasso alla San Donato con Marquez e Dovizioso non so quante volte l’ho guardato e riguardato. A dir la verità lo guardo ancora oggi, quando magari Petrux sta affrontando delle difficoltà. Grazie a Dio è arrivata la bandiera a scacchi ed è finita quella gara”.
Qualche anno fa Danilo mi disse: “Riccardo, su di me puoi scrivere quel cazzo che ti pare, basta che non tiri merda a mio padre, mia madre e mio fratello”. Cosa gli vorresti dire che non gli hai mai detto?
“Penso che a volte parliamo un po’ poco, perché magari non si riesce a trovare il tempo. Danilo è molto riservato e capita spesso che lui non si lasci andare, infatti in alcune occasioni mi trattengo pure io. A volte dico a me stessa che dovrei parlare di più con lui, raccontandoci forse le emozioni, ma alla fine è grande. Ciò che mi fa piacere è il rapporto con suo fratello Francesco, infatti li vedo complici e affiatati. Entrambi amano le due ruote anche se Frankie preferisce il downhill. Inoltre ancora oggi sono riusciti a tenere i rapporti con tutti quei ragazzi di un tempo, che li passavo a prendere io in macchina per portarli in giro”.
È figo essere la mamma di Danilo e Frankie?
“Ho due bellissimi figli, Danilo e Francesco, e di loro sono molto orgogliosa… Io non dico mai che sono la mamma di Danilo, anche se ai tempi molte persone passavano in negozio portandomi gadget da autografare. Penso che Danilo abbia lasciato un segno nel mondo delle corse e di tutto ciò sono felice”.