Joan Mir ha archiviato la sua seconda difficile stagione alla Honda, ma contrariamente alle attese, anziché partire verso altri lidi lo spagnolo deciso di prolungare la propria permanenza in HRC fino al 2026. Consapevole dell’importante svantaggio sulla concorrenza e sulla scarsa reattività dei giapponesi, il campione del mondo 2020 ha scelto comunque di fare professione di fede.
“Sinceramente non mi aspettavo di faticare così tanto con questa moto. Ero convinto ci sarebbero stati risultati migliori nel breve periodo ed invece, per qualche ragione, non abbiamo progredito abbastanza essendo noi troppo lontani dagli altri costruttori. Qualche passo avanti c’è stato, ma non a sufficienza”, ha dovuto ammettere nel corso di un’intervista a Crashnet.
“Non siamo nella posizione che vorremmo, tuttavia, personalmente, credo ancora nel progetto e che si tratti solamente di una questione di tempo considerato quanto stiamo lavorando e dove vogliamo arrivare”, ha proseguito nella sua riflessione rimarcando un leggero cambio di approccio da parte dei nipponici, essenziale per poter raggiungere Ducati.
“Hanno capito che il loro atteggiamento poteva andare bene per un’altra era della MotoGP, ma adesso è tutta un’altra storia. C’è bisogno di aiuto da parte dell’Europa e di ingegneri. In Giappone sono fantastici per quanto concerne la costruzione e la qualità delle moto, forse sono i migliori, ma come prestazione pura siamo indietro, per cui necessitiamo una mano dagli italiani e gli iberici, da coloro che lavorano per i costruttori del Vecchio Continente. Ogni volta che annunciano un nuovo ingresso per me è un sollievo. Il mix di personalità diventerà la nostra forza”, ha svelato.
Una delle new entry porta il nome di Romano Albesiano nelle vesti di responsabile tecnico. “Non lo conoscevo, ma devo dire che ho anche un ottimo rapporto con Alberto Puig. Lui è stato chiaro con me sin dal primo momento”, ha riferito prima di spiegare le ragioni per cui non ha voluto seguire l’esempio di Marquez e lasciare il team.
“Marc quando è partito aveva già dimostrato tutto a differenza mia. Per me invece, avrebbe significato soltanto aver sprecato due anni. Io ci voglio provare perché se riuscissi a far tornare competitiva la Honda ne sarei veramente felice”, ha sostenuto elogiando poi il proprio gruppo di lavoro. “Hanno molta esperienza tecnica e strategica, per cui, malgrado la situazione attuale, mi trovo bene con loro. Siamo nel bel mezzo di un processo di sviluppo e dobbiamo accettarlo. Probabilmente l’aerodinamica ci sta facendo capire maggiormente il nostro limite. Ovviamente tanti incidenti non aiutano, però l'importante è avere la giusta mentalità", ha concluso.