Per Yamaha il 2024 è stato un anno di rivoluzioni che si concretizzeranno a partire dal 2025. È arrivato Max Bartolini come direttore tecnico, Pramac sarà il team satellite e il nuovo motore V4 ha dato i primi vagiti in Giappone. A Iwata hanno tutta l’intenzione di invertire la rotta e si respira un’aria nuova. Ne è consapevole il team manager Massimo ‘Maio’ Meregalli, a cui per prima cosa chiediamo dell’indiscrezione di Rins secondo cui il V4 sarebbe quasi pronto a scendere in pista. “Rins è stata cazziato! - risponde con una risata - Aveva detto che avremmo dovuto provare il V4 a Jerez, ma non l’abbiamo fatto perché non era pronto”.
È stato cazziato perché aveva detto la verità?
“La verità è che il nuovo motore sta girando al banco. È tutto in uno stadio veramente embrionale”.
Da regolamento voi potreste iniziare il campionato con il 4 in linea e poi passare al V4?
“Con le concessioni sì, però è una cosa impossibile da prendere in considerazione. Non abbiamo fatto ancora chilometri, nemmeno in sala prove”.
Qual è il senso di realizzare un V4 di 1000 cc per poi dovere passare a 850 cc nel 2027?
“Non si tratta solamente del motore, ma di tutta la moto. Noi non abbiamo dati, per esempio sul bilanciamento dei pesi. Non possiamo nemmeno pensare di fare una moto per il 2027 senza avere delle informazioni. Della moto attuale sappiamo tutto, mentre questo è un progetto completamente nuovo e ci sono un sacco di cose che non conosciamo. Se vogliamo fare delle prove comparative non c’è altra scelta”.
Ora che avete un team satellite, sarebbe possibile nei prossimi due anni portare avanti due progetti paralleli? Per esempio, una squadra potrebbe correre con il 4 in linea e l’altra con il V4?
“In questo momento dobbiamo toglierci dalla mente il V4 perché non è realista pensare di potere mettere in pista un progetto nuovo dopo 6 mesi, è una cosa senza fondamento”.
All’epoca dei 500 2 tempi Yamaha corse contemporaneamente con un motore quattro cilindri in quadrato, che diedero a Sheene, e un altro a V, che ebbe Roberts.
“Il punto è che non puoi portare avanti due progetti in parallelo. Nel 2025 svilupperemo il V4 e la nuova moto, ma correremo con il 4 in linea. Quando ci saranno le occasioni, faremo delle prove comparative e non puoi farle con due moto con cilindrate diverse. Quello che impareremo adesso, lo porteremo nel 2027”.
E per quanto riguarda il 2026?
“Non ho mai detto che correremo nei prossimi due anni con il 4 in linea, ma che nel 2025 sarebbe irrealistico usarlo. Qualsiasi obiettivo sarebbe irrealistico in questo momento, dobbiamo fare ancora tutte le prove sul motore, siamo troppo all’inizio”.
Quanto ti ha stupito la decisione di Yamaha di abbandonare il 4 in linea, che in MotoGP è sempre stato la sua firma?
“È un altro segno di questo cambiamento che stiamo facendo. Qualche anno fa, nessuno si sarebbe potuto immaginare che il direttore tecnico di Yamaha potesse essere non giapponese. Per me si tratta di avere un piano B, negli ultimi anni non l’abbiamo mai avuto. Vogliamo avere la possibilità di valutare quello che sarà il pacchetto che ci permetterà di migliorare le nostre performance. Se parli con un motorista, a livello di prestazioni il 4 linea ti può dare più prestazioni di un V4, per la lunghezza degli scarichi, perché l’aspirazione è migliore. Però non è solo il motore che fa la moto: il V4 è più stretto e consente un’aerodinamica più efficiente. Partiamo da tanti presupposti, ma quando abbiamo iniziato a parlare di questa possibilità siamo rimasti tutti sorpresi in positivo”.
Quando sono state tracciate le prime linee sulla carta del nuovo motore?
“All’incirca all’inizio dell’anno scorso”.
Quanto influito questo nuovo progetto nella decisione di Quartararo di continuare con Yamaha?
“Prima di tutto di non abbiamo cercato di vendergli nulla, abbiamo semplicemente detto a Fabio quello che stavamo facendo. Tutto quello che gli abbiamo promesso siamo riusciti a ottenerlo: c’era il discorso di Bartolini, quello del team satellite. Ci siamo riusciti anche in una situazione difficile, penso che sia Fabio che il team Pramac si siano fidati di noi”.
Citavi Bartolini, quanto e come ha cambiato Yamaha la sua presenza?
“Dare una percentuale è difficile, ma abbiamo veramente cambiato l’approccio, siamo un po’ più aggressivi. Abbiamo usato anche le gare, qualche volta sbagliando, per lo sviluppo, cosa che in passato non si faceva. Prima il rapporto tra Giappone ed Europa era a senso unico, mentre ora c’è una scambio di informazioni continuo. Posso assicurare che anche la motivazione di tutte le persone coinvolte è raddoppiata, adesso ci sentiamo tutti parte di questo progetto e anche da parte dei giapponesi abbiamo visto un cambio e una fiducia che in passato non c’era”.
Sembra stiate tagliando in ponti con il passato. Non userete più l’abbigliamento di Valentino Rossi e non vi affiderete a lui per la gestione del team di Moto2 di cui si occuperà Pramac. È anche per il fatto che il team VR46 si è legato più strettamente a Ducati?
“È una conseguenza, ma non per l’abbigliamento perché la trattativa con il nuovo fornitore era iniziata molto prima. Il team Moto2 era gestito da una divisione di Yamaha che non era quella che si occupava della MotoGP ed era poi stato affidato alla VR46. In questo momento c’è stato un cambio marcia, sarà la struttura della MotoGP a gestirlo e sarà affidato a Pramac”.
Avere come squadra satellite il team che ha vinto il titolo con Martin è una grande responsabilità?
“È un valore aggiunto. Probabilmente sarebbe stato impossibile trovare una struttura migliore della loro, a livello di professionalità, esperienza, comunicazione. Abbiamo iniziato questo rapporto con loro a tutto gas e mi piace lavorare con loro, c’è entusiasmo da parte di tutti essendo una novità”.
Sei soddisfatto anche di Oliveira e Miller come piloti? Di solito in un team satellite si fanno crescere i giovani.
“Sicuramente abbiamo bisogno anche di esperienza perché abbiamo fatto le ultime stagioni con due piloti, se non uno. Ora che abbiamo un progetto nuovo e stiamo rincorrendo, più informazioni riusciamo a ottenere e meglio è. Secondo me lo stile di guida di Miguel si addice alla M1, mentre Jack dovrà snaturare un po’ il suo modo di guidare. Abbiamo fatto solo un test, ma i loro commenti sono stati abbastanza positivi. Ho avuto l’occasione di fare due chiacchiere con Miguel ed era contento”.
Vi serviranno collaudatori e avete ingaggiato Augusto Fernandez.
“Purtroppo la situazione è un po’ complicata perché Crtutchlow ha un contratto in essere, ma l’infezione alla mano non vuole guarire, anche se sta migliorando. Cal ci aveva già detto che avrebbe continuato solamente nel 2025 e abbiamo avuto l’opportunità di parlare con Augusto. Logicamente, avrebbe preferito trovare una moto per correre, ma alla fine gli abbiamo prospettato una situazione con 6 wild card. Abbiamo un po’ suddiviso i compiti e Crutchlow potrà spiegare a Fernandez come scindere l’aspetto del pilota da quello del tester, in modo da farlo crescere. Suddivideremo i lavori, in Giappone verranno fatti più test funzionali e in Europa quelli legati alle performance”.
E Dovizioso?
“In questo momento ci sta dando una mano, si è messo a disposizione tutte le volte che lo abbiamo chiamato come sostituto di Cal. Per il momento non siamo in grado di offrirgli quello che vorrebbe, ma c’è molto interessa da parte di Dovi di fare parte di questo progetto e abbiamo già fatto qualche chiacchiera su quello che potrebbe essere il suo prossimo test qualora Cal non fosse pronto. Anche perché, una volta guarito, Crutchlow avrà bisogno di tempo per allenarsi, è tanto tempo che non va in moto”.
Volevamo una tua opinione su quello che sta succedendo a KTM e sulle ripercussioni sulla MotoGP.
“Non è una caso né bella per loro né positiva per noi, ma quello che so deriva da quello che leggo e faccio fatica a immaginare le conseguenze. Continuano a smentire che il racing avrà dei problemi, magari faccio fatica a crederci del tutto. Anche i giapponesi sono preoccupati, perché questa situazione non fa bene a nessuno, ma non abbiamo mai affrontato l’argomento nel dettaglio, siamo rimasti al pourparler”.