Ma figurati se la Honda è riuscita a mettere assieme una moto davvero valida, con quasi 160 cv e che costa poco più di 10.000 euro. Ecco una delle domande che mi frullano per la testa mentre sono in volo verso Alicante, dove finalmente potrò mettere le mie sporche manine da smanettone sulla nuova Hornet 1000. Si, ok…si chiama Honda CB1000 Hornet. Ma alla fine sarà sempre la Hornet 1000, punto! Dopo averla vista ad EICMA nel 2023 pensavo che l’avrei provata entro pochi mesi, ma il programma è cambiato e la Casa giapponese ha deciso di portarla sul mercato solo nel 2025. Un’attesa bella lunga insomma, ma ne è valsa la pena?
Durante la presentazione statica vengono snocciolati numeri su numeri, scopro dati sempre più interessanti e finalmente conosco il prezzo di questa naked. Si parte dai 10.390 euro della standard per arrivare agli 11.990 della versione SP. Cifre davvero impressionanti se si pensa al pacchetto che mette sul piatto questa Hornet. Ma ormai so bene che una cosa sono i freddi numeri, un’altra le emozioni in sella, le sensazioni che ti trasmette una moto ad ogni apertura del gas. Il modo in cui lei letteralmente ti parla. Volete scoprire ogni dettaglio tecnico della CB 1000 Hornet? Cliccate QUI e troverete pane per i vostri denti. Se invece volete scoprire quale sia stata la risposta alla mia domanda sul volo, continuate a leggere e salite in sella con me.
Prova Honda CB1000 Hornet: design da calabrone incazzato e motore dall’anima racing
Le linee di questa Hornet sono belle appuntite, il codino fila via verso l’alto, mentre il faro anteriore richiama nella mia testa le forme di quello della Ducati Streetfighter V4. Ne ho parlato con il designer che ha messo nero su bianco queste linee, e da onesto giapponese ha candidamente ammesso che quello è stato uno degli elementi che l’hanno ispirato. Le forme qui sono leggermente più squadrate e sono richiamate nello stesso modo anche dal serbatoio, bello nerboruto. Nell’insieme la Hornet 1000 trasmette una idea di solidità, sembra quasi possente mentre è lì ferma sul cavalletto.
Una volta in sella ti accoglie il display TFT da 5 pollici che hai già visto su tanti modelli Honda e questo non è un male, perché si tratta di una unità super collaudata. Il manubrio è decisamente più stretto rispetto ai parametri a cui siamo abituati con le supernaked europee, mentre il serbatoio è piuttosto largo. Sotto quel serbatoio c’è un bel 4 in linea che ‘discende’ dall’unità montata sulla Fireblade del 2017, quindi accetti volentieri questo piccolo compromesso ergonomico. Quando lo accendi scopri che tutto sommato quell’enorme terminale di scarico, necessario per essere a posto con la Euro 5+, non mortifica affatto il sound. Però ti verrebbe subito voglia di chiedere di provare la moto con l’SC Project che è presente nella lista degli accessori ufficiali, ma per ora non è possibile.
Dentro la prima, scopri subito un cambio che si conferma un capolavoro. A freddo, a caldo, forzando, andandoci delicati. Puoi fare letteralmente quello che vuoi con la leva del cambio e lei non perde un colpo. Ogni innesto è preciso, ogni scalata è gestita perfettamente. Mamma Honda può davvero fare lezioni a tutti su come si costruisce un cambio. Per iniziare, mi concedo una mappa personalizzata e imposto il controllo di trazione sul secondo livello di intervento. Che bello smanettare nel menu, è tutto semplice ed intuitivo. Meglio rispetto alla laurea richiesta per giocare nei menu di alcune rivali europee. Magari non potrai regolare l’angolo di piega in cui il dashboard ti ricorda che non sei Marquez. Ma in effetti me lo ricordo già da solo.
Quando la strada si apre, inizio a divertirmi con il gas e trovo che la corsa che comando sia decisamente lunghetta. Devi proprio impegnarti per aprire al 100%, ma su strada non è che ce ne sia più di tanto bisogno. Tanto la Hornet ha tanta potenza in ogni regime, sembra quasi dimenticarsi di avere un 4 in linea tanto è solida la schiena ai medi. Ecco cosa succede quando si prende un motore di derivazione SBK e si addolcisce rinunciando magari ad un picco di potenza elevatissimo. 157 cavalli sulla SP sono abbastanza da divertirti, ma quei cavalli persi in alto si trasformano in coppia e schiena ai medi, dove più serve su strada. La classica ricetta che funziona benissimo.
Prova Honda CB1000 Hornet: arrivano le curve, inizia il divertimento
Il percorso che mi trovo davanti sembra davvero perfetto per valutare la ciclistica di questa Hornet. C’è un bel misto veloce che alterna curvoni aperti con qualche tornante. Ci sono cambi di direzione, il grip dell’asfalto è buono e la temperatura dell’aria sta salendo, lasciando il freddo pungente del mattino all’area cervello dedicata ai ricordi. Ci sono insomma le condizioni per spingere sul serio e la Hornet non sembra desiderare altro. Entra veloce in curva, quasi velocissima, ed all’inizio un po’ ti spiazza perché non è esattamente una piuma, ma riesce in ogni caso ad essere molto efficace in questo frangente. La SP ti mette al cospetto di una frenata davvero aggressiva, con le Stylema della Brembo che si prendono la scena. Forse anche troppo, al punto da mandare leggermente in difficoltà una forcella che non è pensata per la guida d’attacco. E’ regolabile, quindi magari smanettandoci è possibile rendere più omogeneo il comportamento dell’anteriore in frenata quando vuoi fare la staccata assassina. Ma la Hornet in realtà non richiede questo, vuole piuttosto una guida rotonda.
Come tutte le Honda, ti prende letteralmente per mano e ti fa sentire a casa, ed il ritmo inevitabilmente si alza. Ma non era una paciosa naked, economica ed alla portata di tutti? Alla portata di tutti lo è, paciosa invece non lo è per niente. Se decidi di guidare cattivo, lei risponde presente. Magari non avrà la stessa competenza ciclistica di alcune rivali europee, ma è una moto costruita in modo del tutto diverso e ballano anche parecchi soldi tra questa Hornet e le regine europee della categoria. Che poi di che trono si parla? Di quello delle prestazioni assolute? Si, in quel caso la Hornet non è una pretendente la titolo.
Ma se invece la sfida passa su un campo diverso, ovvero quello del puro piacere di guida, ecco che il podio diventa decisamente alla portata di questa naked. Perché la realtà è proprio questa, ovvero che con la Hornet ti diverti alla grande. Il motore ha la castagna che serve, l’elettronica fa il suo sporco lavoro ed anche se manca la piattaforma IMU, non è che si tratti di chissà quale problema su strada. Non le manca insomma nulla ed in più costa decisamente poco rispetto alle rivali, che hanno deciso di giocare una partita diversa.
Prova Honda CB1000 Hornet: come hanno fatto?
Il punto è proprio questo: Honda ha deciso di giocare una partita diversa ed ha vinto la mano. Ha preso un motore che conosce benissimo, l’ha addolcito il giusto ed ha costruito attorno una ciclistica a punto ma non estrema. L’elettronica ad un giusto livello di sofisticazione è la ciliegina sulla torta ed il pacchetto che ne esce fuori, per un prezzo di poco superiore ai 10.000 euro, è davvero super indovinato. La SP costa 1.600 euro in più e durante la prova ho voluto fare qualche chilometro sia sula versione standard della Hornet che sulla SP. La versione standard ha 5 cavalli in meno, ma sfido davvero chiunque a capirlo in sella. Devi avere la sensibilità di un collaudatore super raffinato per accorgerti di questo gap di potenza, anche perché in termini di coppia la differenza è ancora meno marcata.
In frenata mancano le Stylema, ma questo secondo me va a vantaggio della rotondità di guida, mentre il mono TTX Ohlins è forse l’unico elemento che davvero rende la guida tra le due versioni leggermente diversa. Più precisa e stabile la SP, leggermente più nervosa la standard, soprattutto quando l’asfalto si fa sconnesso. Ma nulla che renda l’esperienza in sella meno appagante. Quindi decidere se puntare alla versione standard piuttosto che alla SP riguarda parametri forse diversi da quelli della pura efficacia. Sono entrambe validissime, i componenti della SP sono senza dubbio più ricercati ed il Quick Shifter di serie è un bel valore aggiunto. Sono entrambe un ottimo affare!
Chi avrà parecchi mal di testa sarano gli ingegneri delle Case rivali di Honda, perché non sarà facile rispondere a tono alla Hornet 1000. C'è anche un aspetto filosofico da considerare. Ormai le moto hanno raggiunto un tale livello di sviluppo, che alzare ulteriormente l'asticella diventa sempre più difficile. Ha forse più senso cercare nel prorio backround e cercare di sfornare prodotti validissimi che magari costino anche il giusto, vista la non particolarmente positiva congiuntura economica. C'è anche da rispondere all'assalto dei Costruttori provenienti dalla Cina, che hanno nel prezzo la migliore freccia al proprio arco. Ma se questa forbice si restringe e sul piatto c'è tutta la qualità che una Casa come Honda può offrire?
Indubbiamente la Hornet 1000 non sarà la più ricercata tra gli smanettoni che gridano nel casco frasi irripetibili indirizzate agli amici mentre affrontano un passo di montagna. Sarà piuttosto la scelta intelligente che far- chi è alla ricerca di una moto divertente, ben costruita, in grado di regalare adrenalina quando richiesta e che non costi quanto un rene al mercato nero. Avrà successo sul mercato? Sicuramente si, perché piacerà ad una larghissima fetta di pubblico.