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Carlos Ezpeleta: “Il dominio Ducati in MotoGP? Non credo accadrà di nuovo”

“Non abbiamo obbligato nessuna squadra in passato a passare alla Ducati è stata una scelta dei team, ma l’anno prossimo non avranno più otto moto davanti. Le Sprint? D’ora in poi, saranno sempre decisive”

MotoGP: Carlos Ezpeleta: “Il dominio Ducati in MotoGP? Non credo accadrà di nuovo”

Dicembre è da tradizione il mese giusto per tracciare bilanci ed è proprio ciò che ha fatto Carlos Ezpeleta, direttore sportivo della MotoGP, in un’intervista rilasciata ai colleghi di AS. A circa un mese di distanza dal termine della stagione 2024, lo spagnolo ha riflettuto su ciò che abbiamo visto quest’anno, sui grandi cambiamenti attuati dalla MotoGP negli ultimi anni e su quelli che la interesseranno nel prossimo futuro

Tra le innovazioni più recenti non manca l’introduzione nel format del campionato delle gare Sprint, che sono risultate decisive in questa annata per l’assegnazione del titolo a Jorge Martin.

“Siamo molto soddisfatti del cambiamento del format. Il cambiamento di affluenza e di pubblico al sabato è reale e ne siamo molto contenti. Penso che anche team e piloti siano stati in grado quest’anno di gestire meglio la situazione, grazie all’esperienza del 2023. Non abbiamo visto così tanti incidenti nelle gare del sabato - ha commentato Ezpeleta - Più che in questa stagione, credo che d’ora in poi la Sprint sarà sempre decisiva. È una parte intrinseca, proprio come le classifiche utilizzate per decidere il Campionato del Mondo. È come il risultato con VAR, o il risultato senza VAR, che c’è nel calcio. Il risultato è quello che rimane alla fine e non c’è motivo di discuterne. Detto questo, siamo molto contenti. Le emittenti sono felici, i tifosi sono felici. E parte di ciò che la gara sprint del sabato deve valere per noi è la possibilità di attirare un pubblico diverso, di mostrare i contenuti della MotoGP su altre piattaforme che magari non sono pay-per-view come stanno facendo alcuni mercati, per ricordare che il giorno dopo c’è una gara. Pensiamo sia stato un cambiamento molto positivo. Nel sondaggio sulla MotoGP che abbiamo fatto due anni fa, una delle cose che è emersa è il desiderio di condivisione. Ecco perché vogliamo accogliere più persone nella nostra comunità”.

Nonostante la lotta per il titolo sia sia decisa solo all’ultima gara, si è registrata una significativa differenza di pubblico tra il finale di stagione 2015, in cui a giocarsi il titolo erano Valentino Rossi e Jorge Lorenzo, e quello di quest’anno.

“Non ho visto i numeri. Ciò che so è che è stata la stagione più alta dal 2015, compreso il 2016, dove ci sono state molte più gare in chiaro rispetto ad ora. Inoltre, il 2016 è stata la stagione appena successiva al famoso incidente. Paragonare le epoche è come paragonare i piloti. Diciamo che ha poco senso. Ma quello che vediamo negli ultimi anni è un aumento molto importante del pubblico nei Paesi chiave. Come risultato del nuovo format, ma anche grazie al lavoro che stiamo facendoha spiegato l’iberico, convinto che non siano i piloti a determinare la fortuna della MotoGP: “Per noi la MotoGP è lo sport più emozionante del mondo, abbiamo i migliori piloti sulle moto più veloci del mondo, sui migliori circuiti del pianeta, e tutto questo insieme porta in pista un’emozione che probabilmente nessun altro sport ha, come abbiamo visto quest’anno. Non credo che la MotoGP sia i suoi piloti. Ma so che per la MotoGP la parte più importante dello sport sono i nostri eroi, quelli che per noi sono sempre al centro della scena”.

Sprint o non Sprint, quel che è emerso da questa stagione è che è stata la Ducati a far man bassa di successi, trionfando in tutti i Gran Premi tranne quello di Austin, conquistato dall’Aprilia con Maverick Vinales. Uno scenario che, secondo Carlos, difficilmente si riproporrà da qui all’introduzione del nuovo regolamento della MotoGP, nel 2027.

Quando qualcuno parla di Ducati e di dominio, deve capire come funziona davvero il paddock. Quest’anno la Ducati ha vinto tutte le gare tranne una. Credo che anche Honda abbia vinto tutte le gare tranne una nel 2003, o in non so quale anno. La cosa sconvolgente è vedere così indietro marchi che sono sempre stati ai vertici... In quella situazione, come Campionato del Mondo, non solo come Dorna, ma a livello di tutte le parti coinvolte, ci siamo resi conto che il sistema di concessioni non era al passo con la realtà del campionato attuale. Per questo abbiamo voluto correggerlo, come abbiamo fatto - ha spiegato - L’anno prossimo non ci saranno più otto Ducati in testa perché non ci saranno più otto Ducati e ci sono stati anche molti spostamenti di piloti. Quindi non ci sarà più un dominio e un’alta percentuale di podi per i piloti Ducati. Non credo che accadrà di nuovo, anche se il sistema del mercato libero lo ha reso possibile. Noi, ovviamente, non abbiamo obbligato nessuna squadra in passato a passare alla Ducati: al prezzo che aveva la moto e alle prestazioni che aveva, i team l’hanno scelta. C’è stata quella preferenza, ma non credo che accadrà di nuovo. Al momento abbiamo 11 squadre in MotoGP e tutte hanno un valore molto importante. Se ci sono nuovi costruttori che vogliono entrare, possono farlo e in effetti c'è già la possibilità che arrivino”.

Parlando di espansione, il processo avviato dalla MotoGP si intensificherà con l’arrivo di Liberty Media, guardando soprattutto al mercato statunitense. Ma questo non significa necessariamente che in futuro ci saranno più gare sul suolo americano.

Noi come MotoGP abbiamo una forte eredità negli Stati Uniti. Anche con il campionato di Jorge Martin, credo che nella classe regina ci siano ancora più campioni americani che spagnoli - ha osservato Ezpeleta- Se guardiamo alla crescita che la Formula 1 ha avuto negli Stati Uniti, naturalmente è importante raggiungere questa espansione, ma è molto difficile da replicare. Tutti gli sport cercano di crescere in quel mercato per chiare ragioni economiche, ma pochi ci sono riusciti. Si parla sempre di più gare negli Stati Uniti, ma per noi è importante costruire una vera base di appassionati e farla crescere. Inoltre, con il numero massimo di gare che abbiamo in 22, organizzare una gara significa doverne eliminare un’altra e noi vogliamo che le nostre gare abbiano il massimo successo possibile a livello di fan, quindi è un equilibrio che dobbiamo raggiungere per vedere se dà i suoi frutti. Abbiamo uno sport che è molto adatto ai fan americani perché è breve, è facile da capire e non è prevedibile. Tutti questi sono valori che abbiamo anche con le gare Sprint e crediamo di avere molte possibilità e un grande potenziale di crescita negli Stati Uniti”.

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