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SBK, Farioli: “Potevo restare in Moto3, ma volevo disintossicarmi da questo ambiente”

INTERVISTA - “La SSP? È stata una decisione mia e non ho nessun rammarico: volevo togliermi da una categoria che nel Mondiale non ho digerito. Sogno la MotoGP, ma ora penso solo a ritrovare me stesso”

SBK: Farioli: “Potevo restare in Moto3, ma volevo disintossicarmi da questo ambiente”

Dopo due anni nel Mondiale Moto3, Filippo Farioli non vede l’ora di affrontare una sfida completamente diversa nel 2025, debuttando nel Mondiale Supersport in sella alla F3 800 RR del team MV Agusta Reparto Corse. Un salto nel buio che non spaventa il 19enne bergamasco, fortemente intenzionato a voltare pagina, dopo le due complicate annate vissute da portacolori dei team Red Bull KTM Tech3 e SIC58 Squadra Corse. Difficoltà di cui abbiamo parlato con Farioli in questa lunga chiacchierata, in cui ci ha illustrato anche i suoi programmi per il futuro e il modo in cui è cambiato il suo sogno nel cassetto, rispetto a quando era bambino.

Filippo, com’è il bilancio di questo biennio in Moto3? Ti aspettavi di più?
Mi sarei aspettato sicuramente molto di più, venendo da una stagione nel JuniorGP in cui avevo chiuso 3° e lottavo con piloti che sono stati davanti anche in questi due anni. Non sono stato neanche troppo fortunato, perché l’anno scorso non ho avuto una grande confidenza con i miei tecnici. Tanto che il team ha fatto dei licenziamenti nelle ultime tre gare del 2023, ma purtroppo era troppo tardi. Quest’anno invece ho fatto un po’ più fatica con la Honda, perché di base io sono un pilota che ha uno stile più ‘Stop&Go’, molto più da KTM. Ho faticato ad adattarmi e a fare tanta velocità a centro curva, come richiede la moto”. 

Come ti sei trovato con il team SIC58 e con un boss dal carattere forte come Paolo Simoncelli?
“Io e la squadra abbiamo lavorato bene fino a un certo punto, ma purtroppo a fine stagione non siamo più riusciti a trovare la via giusta. Forse, quest’anno avremmo potuto lavorare meglio da metà stagione in avanti e io avrei potuto gestire meglio determinate situazioni. Soprattutto il discorso delle penalità, che potevano essere tranquillamente evitate in tante gare. Con Paolo è stato difficile, perché a volte ti dice le cose in maniera dura e in tante situazioni non è facile trasformare le sue parole in qualcosa di costruttivo. Io purtroppo non ho quel tipo di carattere e forse non era la cosa migliore per me quest’anno. Però, è tutta esperienza che mi porto dietro e che può aiutarmi a crescere”.

Come mai hai deciso di cambiare completamente campionato per il 2025?
“Come dicevo prima, arrivo da due anni difficili e la mia scelta di non restare in Moto3, nonostante ne avessi la possibilità, è dovuta al fatto che volevo togliermi da questa categoria, che purtroppo non sono riuscito a digerire nel Mondiale. Quest’anno sono anche cresciuto, e il mio peso e la mia altezza non mi hanno sicuramente aiutato a star bene sulla moto come nel JuniorGP. Volevo anche disintossicarmi un po’ da questo ambiente, ed è per questo che ho scelto di allontanarmi. È stata una decisione che ho preso io e non ho nessun rammarico, anzi. Penso sia stata la scelta migliore e ho anche avuto la fortuna che MV Agusta mi aspettasse fino all’ultimo. La moto è molto buona, il team è uno dei migliori e conosco bene il mio capotecnico, che ha spinto tanto per avermi in squadra”.

Questo passaggio in Supersport lo vedi come un addio al Motomondiale, o un arrivederci?
“La priorità sarebbe quella di tornarci un giorno, perché il mio obiettivo, il mio sogno nel cassetto, sarebbe quello di arrivare un domani in MotoGP. D’altra parte, mi hanno detto in molti che sono due paddock completamente diversi e che quello della SBK è molto più familiare e con meno pressioni. Quindi, vedremo tra un anno o due: solo il tempo e le gare potranno dire dove correrò in futuro. Ora penso solo a ritrovare me stesso e a mettermi nelle condizioni di tornare quello che ero nel 2020 e nel 2022. Spero di rivedere un po’ di sole, dopo due anni in cui ha continuato a piovere sul bagnato. Anche se è un campionato nuovo per me, con piste nuove, e dovrò sicuramente adattarmi, il mio obiettivo primario è quello di partire bene, fare dei risultati positivi e tornare davanti, che al momento è la cosa che mi manca un po’ di più”.

Hai già provato la F3 800 RR e cominciato a farti un’idea di ciò che ti aspetta?
“Non ancora, perché dovrebbero finirla a giorni. Però ho già sistemato la posizione in sella e verso la fine della prossima settimana dovremmo andare in Spagna per cominciare a usarla. Lì inizierò a farmi qualche idea su come va la moto e a farmi qualche aspettativa, ma da quanto mi hanno detto ha un telaio molto rigido, più in stile prototipo rispetto alla R6 o alla CBR, che sono abituato a usare in allenamento. Penso sia la moto giusta per me, in più è leggera e ha un bel motore. Credo che in questo momento sia una delle moto migliori insieme alla Ducati, che ha dominato negli ultimi anni e penso sarà la moto da battere”. 

In questi anni, sono stati tanti i piloti a passare dai prototipi alle derivate, meno quelli come Huertas che hanno fatto il passaggio inverso. Cosa ne pensi di questa dinamica?
“Credo che Huertas se lo sia meritato, perché è andato veramente molto forte quest’anno ed è giovane. Quindi, penso abbia fatto la scelta migliore. Il passaggio che abbiamo fatto io e tanti altri piloti è perché nel Motomondiale è tutto molto veloce: non hai molto tempo per dimostrare. Non ti danno il tempo per ambientarti o per lavorare in un certo modo, vogliono i risultati subito e se non sei nelle condizioni giuste, tante volte non riesci a esprimerti e a ottenere ciò che vuoi. In SBK c’è più tempo e riesci anche a prepararti in maniera diversa, perché puoi allenarti con la stessa moto con cui corri e, anche se ci sono più gare, sono concentrate in meno weekend. Questo rende più facile anche allenarsi e restare più tranquilli”. 

Tenendo conto della criticità del passaggio tra la Moto3 e la Moto2, forse è anche più semplice pensare di adattarsi a una Supersport.
“Penso di sì. Considerando come mi sono trovato mentalmente dopo queste due stagioni, il passaggio da Moto3 a Moto2 sarebbe stato sicuramente molto difficile per me. Senza contare che per arrivare in Moto2 devi dimostrare di andare forte in Moto3, o in altre categorie. Poi, si tratta di una classe molto difficile e non credo sarei stato pronto per farla in questo momento. In Supersport penso di poter seguire una preparazione diversa, che magari un domani potrebbe aiutarmi a fare il salto in Moto2 con più facilità. Se si presentasse la possibilità”.

Parlando di pressione, il fatto di essere un figlio d’arte crea molte più aspettative nei tuoi confronti?
“C’è sicuramente ancora più pressione. Non è facile, e non lo è stato specialmente l’anno scorso in un team ufficiale come quello KTM. Quello che mi ha colpito è che le persone non guardano al fatto che magari non ti trovi bene con i tuoi tecnici, ma soltanto ai risultati finali. Poi la gente si aspetta molto da me, per via del mio cognome. Molte volte averlo è più un contro che un aiuto, ma poi cambia tutto quando le cose vanno bene: l’ho visto nel 2022, quando ho vissuto ancor meglio ciò che ho fatto in JuniorGP e Rookies Cup”. 

È anche per questo che hai preferito la velocità al motocross?
“Sono sincero: quando ero piccolo, il mio sogno era quello di correre in America nel Supercross. Anche se negli ultimi anni ci sono stati tanti crossisti che sono riusciti ad arrivarci, per essere certo di avere quel tipo di carriera ci saremmo dovuti trasferire in America ed era un passo impensabile per la mia famiglia. Quindi, nel 2016 provai la velocità e non mi piacque: non volevo più saperne niente. L’anno dopo però feci un test positivo con la MiniGP, iniziai ad appassionarmi e decisi di provarci nel 2018, continuando comunque ad allenarmi con frequenza con la moto da cross. Alla fine la velocità mi è piaciuta, ho continuato, e penso sia stata la scelta giusta, anche se non è stato facile: tanti dei miei automatismi vengono tutt’ora dal motocross e molti dei miei rivali hanno il doppio della mia esperienza, ma non mi sono mai pentito di questa scelta”.

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