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SBK, Petrucci giornalista intervista Rovelli: “io e Filippo corriamo col cuore”

Danilo: “Non ho più quella forza di quando avevo 20 anni, ma ad oggi la trovo nelle parole di Michael Jordan, nei suoi 9000 tiri sbagliati e nelle 300 partite perse, che poi gli fecero vincere tutto”

SBK, Petrucci giornalista intervista Rovelli: “io e Filippo corriamo col cuore”
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Motomorphosis chiude il suo viaggio lungo viaggio per l’Italia facendo tappa a Roma: proprio nella capitale, il presidente Andrea Ducati ha consegnato a Filippo Rovelli il celebre premio fair play. Un gesto esemplare quello del pilota lombardo, che ha deciso di non partecipare al finale del National per lasciare la vittoria del titolo al compianto Luca Salvadori.

All’evento era presente anche Danilo Petrucci, che per l’occasione ha intervistato il giovane pilota lombardo, il quale non ha esitato a rispondere alle domande del ternano.   

“Ho iniziato col cross, ma fin da subito mio padre capì fosse pericoloso, infatti decidemmo di cambiare strada – ha esordito Rovelli – in casa c’era però grande passione per le moto e mio padre aveva il casco di Melandri. Quel casco mi trasmetteva  grande motivazione nel tornare a correre, infatti convinsi mio padre ad andare in pista sull’asfalto”

Qual è il tuo sogno nel cassetto?
“Fin da piccolo sognavo di correre in moto, ma quello più grande è correre nel Mondiale Superbike e provare un giorno a vincerlo. Ad oggi non sono nel Mondiale, ma spero di arrivarci presto in futuro”.

Come vivi le gare? A volte sento dire che è divertente, ma io non è che mi diverta così tanto quando sono in griglia prima di lottare con gli altri…  
“Corro in moto per l’adrenalina, penso sia quello motivo. Al tempo stesso sono d’accordo con il tuo punto di vista, perché forse ti diverti di più negli allenamenti. Il problema è che in gara cerchi sempre di dare il massimo per poter andare forte e solo una volta tagliato il traguardo di diverti”.

C’è qualcuno a cui ti ispiri? Mio padre, ad esempio, è sempre stata un’ispirazione nel non mollare mai.
“Devo dire che mio padre è sempre stato bravo sia nel mondo del motorsport che in quello imprenditoriale. Io lo ammiro perché nei suoi confronti ho sempre ascoltato belle parole, inoltre è una persona con una mente lucida. Come piloti invece ho sempre ammirato Casey Stoner, dotato di una guida di traverso a dir poco spettacolora”.

La chiosa è di Danilo Petrucci: “Ho sempre ammirato in mio padre la forza e la motivazione nel lottare. Se ripenso alla mia carriera, probabilmente non ho più la forza di quando avevo 20 anni, ma penso sempre a Michael Jordan e alle sue parole: nella mia carriera ho sbagliato 9000 tiri, ho perso 300 partite perse ed è per questo che ho vinto tutto”.

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