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MotoGP, Gran Premio di Barcellona 2: il Bello, il Brutto e il Cattivo

isogna sapere vincere e bisogna sapere perdere: Jorge Martin e Pecco Bagnaia hanno incrociato ancora una volta i loro destini nella sfida finale

MotoGP: Gran Premio di Barcellona 2: il Bello, il Brutto e il Cattivo

Si vince e si perde. Si perde anche quando si vince. Jorge Martin è il nuovo campione del mondo e non gli bastano le lacrime per esprimere la sua felicità. Pecco Bagnaia conta le coppe sulla mensola e gli errori fatti. Bisogna sapere vincere e bisogna sapere perdere, quello che hanno fatto Jorge e Martin.

IL BELLO – Campione di regolarità, la dimostrazione che accontentandosi si gode. E nemmeno poco. La freddezza di Terminator di cui si è messo la maschera per festeggiare, dopo una stagione corsa con la testa. Jorge Martin ha fatto il più bel regalo possibile a se stesso e al team Pramac e la linguaccia a Ducati che non l’ha voluto. Un successo che vale doppio, perché la storia si può scrivere in tanti modi diversi.

IL BRUTTO – Le scenette preconfezionate sono ciò di cui non sapevamo di avere bisogno. E infatti non lo avevamo. Hanno il sapore di un pasto surgelato e scaldato al microonde. Dal nuovo logo in giù, l’ennesima prova che la fantasia è una galassia sconosciuta per Dorna.

IL CATTIVO – Con la Ktm su cui salirà domani, Maverick Vinales ha quasi finito la lista delle moto da guidare in MotoGp. Ha salutato l’Aprilia (sua salvatrice dopo il licenziamento da Yamaha) con un Gp incolore e qualche critica assortita. Un’altra porta chiusa sbattendola.

LA DELUSIONE – Bisogna essere speciali per vincere 11 Gp in un anno, ma bisogna essere Bagnaia per riuscirci e perdere il titolo. Pecco è entrato nel libro dei record con un primato di cui avrebbe fatto volentieri a meno. È stato il più forte, ma non è bastato. L’eleganza con cui a lasciato il palco a Martin è quella del campione che sa anche perdere.

LA CONFERMA – Il lupo Marc Marquez è geloso dei suoi vizi. Anche se in palio c’è solo un piazzamento, non si butta via nulla. La sua ricostruzione è completata, ora aspetta di vestirsi di rosso per capire quanto potrà risalire in alto.

L’ERRORE – Pedro Acosta era l’unico debuttante, quindi il titolo di Rookie of the Year è pleonastico. Lo spagnolo di Ktm, però, ha fatto suo un primato assoluto, quello delle cadute. Con 28 contro 24 ha battuto uno specialista come Marc Marquez. A festeggiare sono stati i ricambisti.

LA SORPRESA – Il team Pramac, dal primo all’ultimo componente. Lo chiamano satellite, ma ora è il mondo del motociclismo a girare intorno a lui. È una favola fatta di passione, di follia, di genuinità. Bravo Campinoti, bravo Borsoi, bravi tutti.

IL SORPASSO – Quello che (quasi) nessuno è riuscito a fare su Aleix Espargarò. Lo spagnolo ha un futuro come bodyguard, ma solo di Martin. Poteva concludere la sua carriera con un podio per Aprilia, ha preferito contribuire perché avesse il numero 1 sulla carena.

LA CURIOSITA’ – Chi ha detto che il numero perfetto è il 3? Per David Alonso è il 14, quello delle gare vinte quest’anno. Mai nessuno in nessuna classe ci era mai riuscito prima. Che altro aggiungere?

IO L’AVEVO DETTO – Enea Bastianini: “vedremo domenica se a Marquez interesserà veramente il 3° posto in campionato”. Quando l’ha detto, sperava di avere torto.

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