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MotoGP, Marini: “La lotta al titolo? Per Pecco non è tutto finito, ma deve farsi furbo”

VIDEO - “Non deve pensare solo a vincere, ma giocarsi tutte le sue carte e costringere Martin all’errore. Sono cresciuto molto in Honda, mi sento leader di questo progetto e voglio riportare la moto alla vittoria”

MotoGP, Marini: “La lotta al titolo? Per Pecco non è tutto finito, ma deve farsi furbo”
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Dalla Malesia a Tavullia, per poi arrivare a Milano: in un finale di stagione “bello e impegnativo” come quello di quest’anno, Luca Marini ha trovato il tempo per  partecipare alla sua prima EICMA da pilota Honda. Un momento speciale per il marchigiano, che ha avuto modo di vedere da vicino le tante novità proposte dal costruttore giapponese. A cominciare dal nuovo motore V3.

“È incredibile. Penso sia la miglior novità di tutta EICMA - ha sottolineato - Era pieno di gente lì intorno e mi fa piacere che Honda stia continuando a sviluppare in direzioni innovative e dalla parte dell’elettrico, perché secondo me è molto importante essere aperti su tutto il settore”.

Ci sono tante novità qui per quanto riguarda l’elettrico. Si guarda sempre più al futuro.
“Io uso un motorino elettrico quando mi muovo nel paddock. Usiamo tutti l’elettrico lì. Secondo me può essere una cosa interessante per il futuro. Bisogna essere aperti per ogni cambiamento che avverrà da qui a dieci anni, magari. E secondo me con Honda non sbaglierai mai, come ci ha abituati da sempre”.

Quello attuale è un mondo completamente rivoluzionato rispetto a quando eri più giovane.
“Sì, però mi fa piacere vedere un cambiamento rispetto a due o tre anni fa. Secondo me il settore delle moto si era un po’ fermato, forse per il Covid, e mancava un po’ di innovazione. Quest’anno vedo delle belle innovazioni in tutti gli stand e mi fa molto piacere da appassionato e da motociclista”.

Tra pochi giorni si torna a Barcellona per il finale di stagione. Un anno fa, di questi tempi, iniziavi la tua avventura con Honda. Ad oggi, come ti vedi?
“Molto contento e molto soddisfatto del lavoro che è stato fatto. Penso di essere cresciuto molto come pilota e come uomo e mi sento leader di questo progetto, con una responsabilità importante sulle mie spalle. Siamo comunque riusciti a creare delle buone connessioni tra me e tutti gli ingegneri e tra i giapponesi e il gruppo degli europei. C’è una visione molto chiara del futuro e penso che sia le novità che porteremo sulla moto il prossimo anno, sia le novità a livello di persone e ingegneri che arriveranno per portarci delle conoscenze da altre Case, svolgeranno un ruolo fondamentale nello sviluppo della moto per il prossimo anno. Ci aspettiamo tutti un grande passo avanti nelle prestazioni, ma poi bisognerà vedere nei risultati in gara, perché è già impegnativo passare dal chiudere a punti arrivando 15° o 12° allo stare nei primi otto. E una volta che sei tra i primi otto è ancora più impegnativo stare tra i primi tre. Però cerchiamo di raggiungere questo obiettivo il prima possibile”. 

Questa Honda che moto è rispetto che hai trovato lo scorso anno nel primo test a Valencia?
“È una moto molto più bilanciata rispetto a quella che ho provato la prima volta. È performante, ma sembra che arrivi solo al 90% di quello che possono fare realmente le gomme. Lo vedo soprattutto quando montiamo le gomme nuove per il time attack, perché è difficile abbassare i tempi. Non si riesce ad andare più forte di così, mentre sul passo gara siamo tutti più o meno allineati. Partendo sempre così lontano però, e perdendo dai 5 ai 10 secondi nei primi due giri, alla fine i distacchi in gara sono enormi. Si potrebbe risolvere con una miglior qualifica, ma è quello che ci sta mancando in questo momento”.

Che differenze ci sono tra il mondo Ducati-VR46 e quello Honda?
“Non posso fare un paragone perfetto perché non ero nel team ufficiale Ducati e in un team satellite cambia tanto. Soprattutto in quello che puoi richiedere alla Casa: adesso gli ingegneri si impegnano a realizzare praticamente tutto ciò che che penso possa essere una miglioria per me come pilota o per le prestazioni. Invece in un team satellite questo non succede, perché sono tutti concentrati sul pilota di punta per vincere il Mondiale. Stando nel team factory Honda, posso dire che le cose sono cambiate rispetto agli anni passati. Non si parla molto di questo grande cambiamento che sta avvenendo, ma si percepisce dall’interno. Le cose si stanno velocizzando e migliorando. C’è un grandissimo impegno da parte dei giapponesi, ma anche di tutti gli ingegneri europei che stanno facendo veramente un grande lavoro. Anche se ci vorrà del tempo”.

Che Honda vedremo in pista nel test di Barcellona?
“Non penso sarà una moto completamente nuova, perché nella MotoGP odierna è impossibile rivoluzionare il progetto di anno in anno. Penso sarà semplicemente un’evoluzione di ciò che abbiamo. Magari arriveranno un telaio e un forcellone, ma la prova più grande sarà il motore. Cercheremo di avere un motore migliore la prossima stagione perché è quello che può fare la differenza. Non soltanto in termini di potenza, di velocità di punta o di accelerazione, ma anche di erogazione e freno motore”.

Dove vedremo la Honda definitiva per il 2025? A Sepang o già a Jerez?
“Penso che utilizzeremo sia il test a Barcellona sia quello a Jerez per raccogliere informazioni con gli ultimi aggiornamenti di quest’anno e capire le priorità di quello che ci serve per migliorare le performance per il prossimo anno. Nel 2025, invece, penso partiremo direttamente con una moto come quella con cui abbiamo finito questa stagione, con in più tutti gli aggiornamenti e le priorità che ci servono”. 

Cosa è rimasto in Honda dell’eredità di Marc Marquez?
“Non lo so, perché nell’ultimo anno Marc non era più così tanto veloce e nemmeno lui riusciva a performare bene con l’ultimo prototipo che avevano portato. Dopo l’infortunio non è stata più la stessa cosa e la moto ha fatto un grande cambiamento tra l’anno scorso e quest’anno . Quindi, riguardare i dati vecchi, a volte, non ti porta niente di positivo. Quest’anno mi è capitato di guardare i dati dell’anno prima al venerdì mattina, visto che ero un rookie, ma poi passavo direttamente a ciò che stava accadendo in pista, guardando i dati di Mir o Zarco o semplicemente parlando con i miei tecnici, per capire come migliorare la moto durante il weekend”.

Quando hai preso la decisione di venire in Honda, come hanno reagito le persone vicino a te e come hai vissuto quei giorni?
“Ormai è passato già un anno e faccio fatica a ricordarmi tutto nel dettaglio. È successo tutto abbastanza velocemente e c’erano sicuramente tante visioni diverse e contrastanti. Ma alla fine uno fa quello che si sente e che pensa possa essere meglio per sé e per il proprio futuro. Io credo moltissimo in questo progetto e penso che essere il leader di una Casa costruttrice capiti poche volte nella vita di un pilota e poterlo fare con la Honda ha ancora più valore. So che il momento adesso è difficile, ma l’obiettivo di tutti è tornare a vincere e vorrei esserci io su quella moto quando tornerà a farlo”.

Chi vincerà questo Mondiale?
“Questo momento non è semplice per Pecco. Penso che Barcellona possa giocare più a suo vantaggio che Valencia, ma non gli basterà vincere entrambe le gare. Dovrà costringere Martin all’errore. La pressione adesso è tutta su Martin e lui è l’unico che lo può perdere. Se Pecco giocherà bene le sue carte venerdì e sabato, perché no? Bisogna sempre crederci. Per me non è tutto finto. Ho delle buone sensazioni, ma Pecco non deve concentrarsi solo sulla sua gara: deve pensare a vincere, ma anche essere furbo e utilizzare tutte le carte che ha a sua disposizione. Sempre nel rispetto della competizione e di quella che è sempre stata la sua bellissima battaglia con Martin”. 

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