Sopra le loro teste infuria la lotta per il titolo, ma loro ostentano calma e buone maniere. Bagnaia e Martin, anche a quattro GP dalla fine e con solo 10 punti a separli, non cambiano il loro atteggiamento. Parlano in pista e non interessa loro alzare i toni quando li mettono uno di fronte all’altro nella conferenza stampa inaugurale del GP di Australia.
Acosta, che si è lamentato della mancanza di un po’ di pepe, ha provato a stuzzicarli con una domanda piccante (ma anche un po’ scontata): se Ducati potrà favorire Pecco in questa volata finale.
Il campione del mondo ha scherzato, “lo spero!”, prima di ritornare serio. “Penso che se avessero voluto aiutarmi lo avrebbero già potuto fare dandomi il nuovo telaio che avevo provato nei test di Misano, ma non è pronto per tutti e non lo useremo. Gigi è sempre chiaro e corretto su queste cose, ancora di più nelle ultime due stagioni: il pacchetto è uguale per tutti. È una strategia diversa, ma anche quella che ha messo Ducati in questa posizione, siamo così competitivi anche per questo. Non credo cambierà niente da qui a Valencia”.
Come Martin, anche Bagnaia non fa un cruccio di essere spesso sottovalutato dal grande pubblico, un atteggiamento che Aleix Espargarò ha criticato negli scorsi giorni.
“Non mi importa quello che pensa la gente perché io so quello che io e Jorge stiamo facendo, ed è molto meglio quello di tutti gli altri - ha espresso la sua idea Pecco - Dobbiamo considerare che ci sono persone che pensano al passato e non facile battere il passato. Per esempio, qui a Phillip Island c’è Troy Bayliss e quando pensi alla SBK pensi alle battaglie di una volta. Però, ora fare la differenza più difficile. In MotoGP avevamo Stoner che derapava a ogni curva, Valentino che intraversava la moto in entrata, ora facciamo tutti la stessa cosa: cerchiamo di accelerare il meglio possibile, frenare forte ed è più difficile vedere la differenza. Penso sia più complicato capire cosa facciamo. Quello che io e Jorge abbiamo fatto a Motegi è qualcosa fuori dal mondo considerando il passo che abbiamo tenuto". Non mi importa quello che pensa la gente, a volte è come parlare a un muro”.
Il motociclismo è cambiato e con lui le moto. Non basta più aprire il gas e stringere la leva del freno.
“Essenzialmente ci sono due cose da fare oggi sulla MotoGP - ha continuato Bagnaia - La prima è azionare l’abbassatore, ma è una cosa a cui ti abitui, diventa come frenare e accelerare. La seconda è cambiare le mappe, in alcune piste non lo fai, in altre devi farlo spesso anche per controllare il consumo. Ci sono più cose da gestire e a volte possono distrarti. Un’altra cosa che può distrarre sono i messaggi sul cruscotto, perché non appaiono sempre in rettilineo. Tipo quando ti segnalano il track limit e vedi una luce gialla magari in frenata, ti preoccupi perché potrebbe essere altro”.
Una cosa però è sempre la stessa: la tensione che c’è nel giocarsi un Mondiale. gestirla è più difficile che controllare tutte le diavolerie installate sulla moto.
“Quello che sento e che ho capito è che non è è obbligatorio essere in testa al campionato in questo momento - l’atteggiamento di Bagnaia - Se accadrà accadrà, ma guadagnare o perdere qualche punto questo fine settimana non è un problema, perché ho capito che finirà a Valencia. Sarà molto complicato chiudere la questione prima. Cercherò di ottenere il massimo, anche se sarà un 2° posto, però so anche di avere il potenziale per vincere e proverò a farlo per guadagnare qualche punto come in Thailandia”.
Martin è un avversario ben conosciuto, è il secondo anno di fila che Pecco deve vedersela con lui.
“La differenza più grande rispetto alla scorsa stagione è che Jorge ha iniziato meglio il campionato. È stato sempre leader della classifica, a parte dopo i GP di Qatar, Sachsenring e Aragon, ma anche in quei casi gli sono stato davanti per solo pochi punti davanti. È stato più costante di me, ma credo che quello che lo abbia fatto migliorare è la sua consapevolezza, ora sa di potere vincere e questo fa una grande differenza, l’ho sperimentata anche io sulla mia pelle - ha sottolineato Pecco - Se guardiamo l’aspetto mentale, non capiremo la nostra situazione finché non arriveremo alla fine. Penso di essere meno nervoso rispetto al passato, ma è normale sentire pressione e devi combattere anche contro quella”.
A Phillip Island, un altro avversario sarà il meteo.
“Ne parlavo prima con Jorge, la cosa più difficile sarà capire le gomme perché sembra non avremo molte sessioni sull’asciutto per provarle a fondo. La morbida e la media dello scorso anno, anche senza l’asfalto nuovo, era un po’ al limite. Inoltre avremo due diverse carcasse, una sarà quella usata in Indonesia. Poi le condizioni: domani sembra pioverà, sabato ci sarà vento, domenica sarà asciutto ma freddo. Almeno il nuovo asfalto sembra ottimo”.
Né Bagnaia né Martin hanno mai vinto in Australia.
“Avevo avuto una possibilità in Moto3, in Moto2 era stato un disastro, in MotoGP ci sono andato vicino negli ultimi due anni, ma non ci sono riuscito - ha ricordato Pecco - Proverò quest’anno, ma sempre pensando al campionato, senza prendere troppi rischi, sarebbe già una gran cosa riuscirci qua in Australia”.
L’ultima incognita sono i possibili aghi della bilancia, quei piloti che potrebbero intromettersi nella lotta portando via punti a uno o all’altro. Come Acosta, Marquez e Bastianini.
“In Indonesia nessuno si aspettava le prestazioni di Pedro, a Motegi sì, perché quella pista è buona sia per lui sia per la Ktm - la riflessione di Pecco - Ha lottato per la sua prima vittoria, conosciamo il suo potenziale e mi sembra abbia ritrovato fiducia. Inoltre Philiip Island è una pista buona per tutti, dove la moto fa meno la differenza ed è difficile vedere qualcuno aprire un gap. Poi c’è la sfida per il 3° posto fra Marc ed Enea. Penso sarà corretta come è stata in Giappone. È sempre piccante, sarà bella, inoltre Bastianini e Marquez sono forti abbastanza per lottare contro di noi. Credo la loro battaglia si mischierà con la nostra”.